Il civico consesso vota con 19 sì e 10 no. Duro attacco di Melazzo (Udc) «Numeri falsi, manovra invotabile». “Protagonisti” anche i revisori dei conti a cui i consiglieri, a più riprese, hanno chiesto chiarimenti sul perché il parere al bilancio, a distanza di pochi giorni, sia stato ribaltato: sulla base di quale dati?
Paura di lasciare la poltrona, senso di responsabilità verso l’amministrazione, votazione incosciente. Alla luce dei fatti, ma soprattutto dei numeri, che di seguito leggerete, scegliete voi l’opzione che preferite sul perché il consiglio comunale, abbia deciso, in extremis (commissario già nominato, ndr), di approvare con 19 voti favorevoli e 10 contrari (e tanti assenti, soprattutto nelle file del Pd) la delibera sul riequilibrio di bilancio. In apertura dei lavori (dopo la votazione di due emendamenti), il primo a prendere la parola, è l’assessore al ramo Orazio Miloro, affiancato dai colleghi di giunta che hanno serrato le fila. Miloro ha “giustificato” la posizione dell’amministrazione rispetto ai conti che da lì a breve sarebbero stati approvati, non mancando di chiamare in causa la “sempreverde” «crisi economica che sta interessando tutto il paese e che ha inciso non poco anche sugli enti locali».
Difesa blanda quella del rappresentante di giunta, anche perché mal supportata da numeri che, considerato soprattutto il primo parere negativo del collegio dei revisori (diventato positivo a distanza di appena 15 giorni), convincono poco. E non perde occasione per sottolinearlo il consigliere dell’Udc Giuseppe Melazzo che da subito, diversamente da quanto fatto poco dopo dal collega Cilento, intervenuto a nome del partito, ha espresso voto contrario al documento contabile: «Di fronte a numeri falsi come quelli in questione – afferma Melazzo – un consiglio comunale responsabile, per una volta, dovrebbe dare un segnale chiaro, il fatto di andare a casa non ci dovrebbe spaventare. I revisori (presenti in aula) ci spieghino quali siano le ragioni che li hanno spinti a cambiare idea sul bilancio in così poco tempo». Il rappresentante dell’Udc elenca uno dopo l’altro tutti i “nei” del documento finanziario, con in testa i 52 milioni per la copertura dei debiti dell’Atm «che sono stati nascosti sotto il tappeto, così come fatto per il 20 milioni di Ato3 e Messinambiente, e di quelli delle altre partecipate. E che dire poi del fallimentare piano di dismissioni che aveva previsto entrate per oltre 50 milioni di euro ma di cui finora non c’è traccia? Per non parlare della Cassa depositi e prestiti che, alla luce della nota datata 22 febbraio (riferita ai debiti del 2010), ma venuta fuori per la prima volta durante la commissione dell’altro giorno, ha dichiarato di non essere più disposta a far credito al comune».
Una valanga di punti interrogativi, cui si aggiungono le considerazioni, dello stesso tenore, del consigliere Calabrò (Pd), che chiama in causa i “contisti”: «Non si era mai visto un collegio dei revisori filo governativo che desse un parere contrario (riferimento al primo, ndr) alla proposta di bilancio. Il mio voto sarà ovviamente negativo, ma chiedo comunque di sapere sulla base di quali dati e di quali carte il collegio abbia cambiato idea? In caso chiedo che questi incartamenti mi vengano forniti». Richiesta, quest’ultima, reiterata anche dal consigliere di Fli Nello Pergolizzi, sulla linea del no, che coglie l’occasione per ricordate a Miloro che «il sindaco Buzzanca nominando una task force di esperti per discutere della situazione economico-finanziaria dell’ente, ha di fatto “dismesso” l’assessore al ramo». Schierato fra i “dissidenti” anche l’esponente del Pid Tanino Caliò: «Faccio parte del centro destra in linea di principio, oggi governiamo noi, ma mi domando che tipo di risposte stiamo dando alle nostre cittadine e ai nostri cittadini. Si abbia il coraggio di staccare la spina. Voto contrario alla manovra». Definisce invece il “sì” un atto di votazione responsabile nei confronti dell’amministrazione e della maggioranza, il consigliere Bruno Cilento che ritiene però «altrettanto indispensabile irrigidire sempre di più i risparmi perché i problemi di un anno fa non sono cambiati». Invita invece i colleghi di opposizione ad offrire proposte utili e costruttive per “aiutare” l’amministrazione, il capogruppo del Pdl Pippo Capurro: «Anziché muovere solo critiche sterili, date una mano per risolvere problemi che evidentemente esistono».
A “supportare”, pur se involontariamente, il fronte del no, i chiarimenti, in realtà ben poco chiari, del collegio dei revisori: sul fronte dei debiti Atm, per il momento, non rimane che accontentarsi dei 5 milioni previsti nel previsionale attraverso le entrate derivanti dalle dismissioni (ci saranno?), mentre per la restante scopertura i revisori hanno giustificato l’assenza di un’apposita voce in bilancio, con la mancata approvazione dei bilanci dell’azienda che impedisce quindi di avere un’idea chiara. Sul fronte delle altre partecipate «ci sono state fornite delle risposte che non abbiamo però ritenuto esaustive e stiamo quindi facendo ulteriori accertamenti, a breve il dirigente preposto ci darà le necessarie spiegazioni». Discorso analogo sul fronte delle entrate, dove tutto, o quasi, dipende dal successo del piano di dismissione che prevede, entro il 30 dicembre la vendita di immobili per 30 milioni di euro. Peccato però che finora la maggior parte delle aste siano andate deserte, si spera in quella del 12 dicembre. A conti fatti, dunque, ad aver ribaltato il parere dei revisori, solo la rimodulazione di alcune richieste basate su “previsioni” d’entrate e, dulcis in fundo, un incremento del fondo di riserva. «Vedremo che fine faranno quegli 800 mila euro che hanno “incrementato”» commenta sul finale Calabrò.(ELENA DE PASQUALE)
poveracci,non vogliono staccarsi dalla poltrona.Altrimenti dove li beccano più i 4000 Neuri? cosi approvano pure le bucce di Banana..
che vergogna, ridicoli. Cosa si fa pur di avere il lauto stipendio, si calpesta la dignità propria e di una città intera. Mangiapane a tradimento, nullafacenti e lavativi!
Messinesi, alle prossime elezioni ricordate…
un bilancio che a quanto pare è fittizio, approvato da una giunta con a capo un sindaco che si rifiuta di rispettare la sentenza che gli impone di scegliere tra i due incarichi, votato da un consiglio che, in buona parte, è formato da gente che senza i gettoni di presenza non saprebbe come vivere …
Perchè ci meravigliamo se siamo l’ultima città d’Italia?
E poi visto che il signò Sindaco se ne và in giro a dire che non si sottrae al confronto non poteva presentarsi in aula invece di delegare il fido Assessore?
Il nuovo album dell’esistenza ( da me ideato).
Dai venti ai trenta anni i nostri giovani sono costretti a subire ogni tipo di umiliazione pur di potere ottenere un posto di lavoro.
dai trenta ai quarant’anni quelli che hanno avuto la possibilità della conquistare un posto di lavoro, cercano, con tutti i mezzi e con gli ausili messe a disposizione dalla legislazione vigente , di poterselo conservare
Quelli che non avuto la possibilità di raggiungere tale obbiettivo (un posto di lavoro), e sono la maggioranza, continuano a sperare, anche se, dai magnacci della politica, vengono definiti “bambocci”
Dai quaranta ai cinquant’anni chi ha avuto la fortuna di realizzarsi è un soggetto, oltre ad essere stato “baciato dalle fortuna” ed aiutato, senza alcun dubbio dalla Sua intelligenza si trova posto nella zona di tranquillità per il suo futuro ed in grado di affrontare, con obbiettività (almeno così dovrebbe essere), le problematiche della civile società ove si trova integrato, senza alcuna necessità si subire compromessi ed intimidazioni.
Il dramma interessa chi, invece., a tale età si trova ancora nelle ricerca di un posto di lavoro, aspettativa che, da giorno, in giorno, diventa sempre più difficile che possa realizzarsi e che ingloba, anche chi, pur avendo avuto un posto di lavoro, lo ha perso. Un dramma che, allo stato nessuna soluzione avente caratteristiche “definitive è stata proposta dagli organi competenti.
Dai cinquanta ai sessant’anni è il periodo durante il quale ci si prepara ad affrontare il periodo definito della “terza età” ( secondo il governo Monti tale termine dovrebbe essere elevato a settant’anni) Le prospettive sono diverse. Chi programma di godersi il meritato riposo, assistito dal vitalizio guadagnatosi dopo anni di attività lavorativa dedicandosi a tutte quelle attività ritenute soddisfacenti per l’impiego del tempo libero, mentre c’è chi, invece, intende, con parsimonia ed attenzione, ancora utilizzare le proprie esperienze per rendersi utile alle società.
Per coloro i quali tale ciclo di esistenza dovrà essere affrontato in carenza di risorse individuali. , l’importanza degli interventi sociali è determinante per assicurare agli interessati una esistenza non solo umana, ma sopratutto dignitosi. E su tale argomento gli enti interessa sono, essenzialmente, le amministrazioni locali.,
Dagli anni sessanta e successivi le varie posizioni sono, di fatto, definiti. C’è chi si cresce i nipoti, chi si dedica a tutte quelle attività che caratterizzano il “tempo libero”, che nella nostra città, prevalente, è quella della “pesca sportiva”, ma occorre, però, prestare attenzione alle possibili eccezioni , dato che potrebbero esserci anziani che, non avendo più niente da perdere, ma neanche da guadagnare, ne tanto meno nipoti da portare a passeggio, cercano, anche se ritenuti invecchiati, di essere utili alla società che li ha visti crescere ed affermare e che sono nelle condizioni di poter dire , con libertà di pensiero e di espressione, a tutti i livelli la loto opinione sulla attività essenzialmente, della pubblica amministrazione, evidenziando quello che ritengono che sia giusto che accada nella nostra città e , e ciò che, invece, si ritiene che sia preferibile che non si verifichi per il bene della comunità messinese. Concludo con un esempio caratteristico della nostra società contemporanea, che riguarda, oltre che la politica (parlamento della repubblica), anche la società civile messinese (Consiglio Comunale di Messina). L’on. Paniz ha fatto ingoiare una gigantesca bufala a 316 deputati, fra questi alcuni messinesi ( gli on.Martino, Germanà Garofalo), , sostenendo nel Parlamento della Repubblica che la ormai famosa Rubj fosse stata ritenuta da Berlusconi la nipote di Mubarak, Presidente, oggi destituito dell’Egitto , mentre nella nostra città 19 consiglieri comunali, con il consenso non palese e tacito di altri, su 45 hanno cercato, per salvare le proprie posizioni politiche, ma anche quelle degli amici, di fare ingoiare una “bufala” bene assortita ad oltre 250.000 cittadini messinesi che il “riequilibrio del bilancio 2011” recentemente approvato è da ritenersi un atto veritiero, ma sopratutto legittimo. Io non ci credo e, pertanto, non mi resta che aspettare. .
Di fronte a numeri falsi come quelli in questione – afferma Melazzo – un consiglio comunale responsabile, per una volta, dovrebbe dare un segnale chiaro, il fatto di andare a casa non ci dovrebbe spaventare. I revisori (presenti in aula) ci spieghino quali siano le ragioni che li hanno spinti a cambiare idea sul bilancio in così poco tempo». Il rappresentante dell’Udc elenca uno dopo l’altro tutti i “nei” del documento finanziario, con in testa i 52 milioni per la copertura dei debiti dell’Atm «che sono stati nascosti sotto il tappeto, così come fatto per il 20 milioni di Ato3 e Messinambiente, e di quelli delle altre partecipate. E che dire poi del fallimentare piano di dismissioni che aveva previsto entrate per oltre 50 milioni di euro ma di cui finora non c’è traccia?
Dichiarazioni come queste, un temo avrebbero fatta impallidire e messo in allarme il custode del tribunale di Messina