Volti nuovi vecchi sistemi. Per la scelta dei direttori artistici di prosa e musica del Vittorio Emanuele non ci sarà alcun bando, come invece sta avvenendo per il sovrintendente. La proposta di Laura Pulejo di procedere con la manifestazione d'interesse è stata bocciata dai colleghi del Cda. Unico a favore Totò D'Urso. Nulla di rivoluzionario sotto il sole....
Cambiano i volti ma i metodi sono sempre gli stessi. E la scelta dei direttori artistici del Vittorio Emanuele diventa l’ennesima prova di come certe pratiche siano dure a morire, indipendentemente dal valore delle persone, dal colore politico e dal singolo caso.
Già perché paradossalmente il Cda dell’Ente, “figlio rivoluzionario” di padri rivoluzionari (i componenti infatti sono stati scelti dal sindaco Accorinti, dal governatore Crocetta e dal commissario della provincia Romano), si scopre conservatore al momento di voltare pagina sui metodi di nomina e dopo aver scelto di procedere con la selezione pubblica per il ruolo di sovrintendente cambia idea per i direttori artistici, avendo evidentemente nel cassetto il pacchetto già pronto.
Non stiamo qui a discutere sul merito e sulla competenza, ma sul fatto che dal “nuovo” ci aspetta sempre di più.
Passiamo ai fatti. Nella prima seduta il Cda ha deciso all’unanimità, in nome della trasparenza e della competenza di procedere con una selezione pubblica per il sovrintendente, ed i termini scadono il prossimo 14 maggio.
Più che probabile che, visti questi chiari di luna, il prescelto (o la prescelta), sia pure con merito, sarà direttamente collegato allo sponsor più forte.
Ma un bando di selezione pubblica restringe comunque il campo ed è prova di trasparenza. Dopo questa partenza il botto il Cda del Vittorio però tira il freno a mano e sui direttori artistici vira per la più tradizionale nomina fiduciaria.
In riunione lo scontro, sia pure tra persone perbene, c’è stato, perché Laura Pulejo ha proposto ieri di procedere con lo stesso sistema, la manifestazione d’interesse. Sarebbe stato poi il consiglio a valutare i curricula in base ai criteri individuati e quindi scegliere tra una rosa ristretta. Del resto il ruolo di direttore artistico non è gratuito, e ne servono due, uno per la prosa ed uno per la musica. Se si vuol ricostruire il Teatro della macerie occorre ripartite con il piede giusto.
La tesi della Pulejo è stata sposata subito da Totò D’Urso, ma non è stata vista di buon occhio da nessuno degli altri componenti, evidentemente “allergici” alla selezione pubblica che apre le porte a qualsiasi curriculum. Ai voti vince il vecchio sistema: nessun bando, ognuno presenta il proprio candidato e su quello ci si conta.
Insomma, metodo vecchia politica. Pulejo e D’Urso sono rimasti soli perché Moschella si è astenuto, il presidente Puglisi, Macris e Giacoppo e Altomonte hanno votato contro.
Peccato, un’occasione perduta per dimostrare il cambiamento. Alla prossima seduta saranno scelti i criteri ( a questo punto riteniamo del tutto superflui…) in base ai quali scegliere sui nomi indicati dai singoli candidati.
Nel toto direttori artistici al momento come papabili sono dati il notissimo regista e attore messinese Ninni Bruschetta (socio del presidente dell’Ente Maurizio Puglisi nei Nutrimenti Terrestri) e il cui nome è fatto sin da agosto, quando il sindaco ha indi
cato Puglisi come presidente e il musicista, anche lui noto a livello nazionale ed europeo, Giovanni Renzo.
Nel frattempo, nella stessa seduta del 15 maggio sarà reso noto il nome del sovrintendente. In questo caso circolano i nomi di Antonello Longo (in pole position), Egidio Bernava, Giuseppe Ministeri.
Rosaria Brancato
Perchè il sistema dovrebbe cambiare?
Ha funzionato così bene……………
Perchè il sistema dovrebbe cambiare?
Ha funzionato così bene……………
D’Urso e Pulejo non mollate! Grazie, comunque, almeno ci avete fatto capire…. che perché tutto rimanga come è era necessario che tutto cambiasse!!!
D’Urso e Pulejo non mollate! Grazie, comunque, almeno ci avete fatto capire…. che perché tutto rimanga come è era necessario che tutto cambiasse!!!
Meno male che la cultura doveva essere al primo posto… Qui sono primo posto, o almeno così sembra, solo gli interessi personali
Meno male che la cultura doveva essere al primo posto… Qui sono primo posto, o almeno così sembra, solo gli interessi personali