A rischio le primarie Pd a Messina. E’ guerra con i genovesiani

A rischio le primarie Pd a Messina. E’ guerra con i genovesiani

Rosaria Brancato

A rischio le primarie Pd a Messina. E’ guerra con i genovesiani

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sabato 15 Febbraio 2014 - 01:39

A rischio le primarie del 16 febbraio a Messina. Scoppia la guerra dei gazebo. L’area Genovese vuol portarli da 8 a 13, cambiando anche la dislocazione rispetto alle nazionali. I renziani presentano ricorso e la garante del Congresso Bottari trasmette le carte alla Commissione regionale.

Le primarie del 16 febbraio per l’elezione del segretario regionale del Pd, a Messina rischiano di saltare.

La garante a Messina della Commissione regionale per il Congresso, nonché componente della Commissione stessa, Angela Bottari, di fronte ad una situazione piombata nel caos ed a fortissimo rischio di deflagrazione, ha trasmesso tutte le carte all’organo regionale in modo che sia la Commissione ad esercitare il potere sostitutivo e decidere.

A 24 ore dal voto delle primarie infatti a Messina non sono noti né le sedi né le dislocazioni dei seggi, né le modalità e, nonostante i tentativi, da parte della Bottari, di trovare una mediazione tra le varie componenti, è stato impossibile trovare una soluzione a quella che è diventata una guerra tra le vecchie logiche che ritornano e il tentativo di rinnovare i sistemi. Parafrasando lo slogan di Renzi: A Messina non c’è verso di cambiare….

L’ordigno è esploso a ridosso del voto, attraverso la lettera dell’area Genovese (vedi articolo allegato) che chiedeva l’aumento da 8 a 13 dei seggi per le primarie.

Dopo il letargo del gruppo Genovese in occasione delle primarie nazionali, quando si è registrato il disinteresse sia a livello organizzativo che di partecipazione, improvvisamente è scattata la prova muscolare, a sostegno del segretario uscente Giuseppe Lupo, ma guardando oltre, all’elezione del segretario cittadino, prevista a marzo.

Non si sa perché, ma secondo i firmatari della lettera (David, Barrile, Antonella Russo, Sindoni, Cucinotta, Vaccarino, Pagano, Santalco) mentre ai messinesi non importava granchè l’elezione del segretario nazionale del Pd (e probabile candidato premier) l’8 dicembre, le primarie per il segretario regionale del partito riscuotono invece enorme interesse. Nonostante Renzi imperversasse da mesi contemporaneamente in tutte le tv e i giornali, chissà perché i messinesi dovrebbero appassionarsi alla schermaglia tra tre candidati che non sono così noti. Peraltro Lupo non si è neanche visto in questi giorni a Messina, almeno non in occasioni ufficiali.

Otto seggi sono pochi, è la loro tesi, meglio 13, uno in più persino delle primarie a sindaco. Insomma, alla vigilia del 16 febbraio l’area Genovese è stata colta da una irrefrenabile nostalgia del passato, quando gli oltre 60 circoli e le folle oceaniche che si registravano ad ogni primaria hanno fatto parlare della città in tutta Italia.

Nella Commissione provinciale di garanzia per il congresso si è cercato di trovare un accordo su 9 seggi, uno in più rispetto alle nazionali, ma a questo punto la richiesta dei genovesiani si è spostata sulla dislocazione dei singoli seggi.

Ma non basta. La logica della riduzione dei gazebo per l’8 dicembre, adottata anche alla luce del “caso Messina”, prevedeva che l’elettore votasse per il Pd nel seggio di riferimento collegato alla propria sezione elettorale. In questo caso invece la richiesta del gruppo è stata di far votare nei circoli di appartenenza e non quindi nel seggio collegato alla residenza. Probabilmente parlare di “voto libero” a questo punto è un po’ azzardato.

Anche in questo caso ha prevalso la “nostalgia” dei seggi nei patronati, negli uffici, nelle sedi degli enti di formazione. La nuova mappa dei gazebo, rispetto alle primarie dell’8 dicembre, avrebbe dovuto essere rifatta “ad personam”, su misura per le esigenze di alcuni piuttosto che di altri.

Morale della favola: impossibile trovare un accordo. I renziani, incontrando anche il sostegno delle altre aree della mozione Raciti, hanno fatto ricorso e chiesto l’intervento della Commissione regionale per decidere e soprattutto vigilare sulla trasparenza del voto.

“Se questo è il concetto che hanno delle primarie- dichiara Alessandro Russo- Allora chiediamo l’intervento degli organismi regionali del partito. Non è possibile che a 24 ore dal voto gli elettori non possano sapere né quanti gazebo ci sono, né dove”.

In serata, dopo una serie di riunioni la garante per il Congresso Angela Bottari ha trasmesso tutte le carte a Palermo, al presidente della Commissione regionale Alfredo Rizzo: “Chiedo che sia la Commissione ad esercitare il potere sostitutivo e decidere. L’orientamento sul numero dei seggi era quello di mantenere quelli dell’8 dicembre, eventualmente aggiungendo piccole modifiche concordate tra le parti. Così abbiamo tentato di fare. Ma oltre all’incremento, ci è arrivata la richiesta di modificare la dislocazione e la composizione, e questo a poche ore dal voto”.

Con questo clima surriscaldato finisce nel mirino anche il segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo, il genovesiano eletto come candidato unico dopo un’operazione a tavolino tra le varie aree, con il sigillo di Lupo, e contestata solo dai renziani della prima ora e dai civatiani.

Ridolfo avrebbe dovuto fare da “cerniera” ed essere un segretario di garanzia, ma le prime mosse si sono rivelate “sbilanciate”, come ad esempio la nomina di uno staff cittadino coordinato da Felice Calabrò e composto dai capigruppo consiliari, contestato nei metodi, nei tempi e nei criteri.

A quanto pare anche la fase Congressuale per le primarie non è stata gestita nel migliore dei modi se renziani e cuperliani hanno chiesto a Raciti maggiore attenzione da parte del Pd regionale alla situazione messinese. “Non c’è dialogo o confronto”, hanno spiegato.

La palla adesso passa alla Commissione che dovrà decidere già domani mattina se mantenere lo schema a otto seggi. Il rischio a questo punto è che saltino le primarie a Messina e che stavolta sia più difficile “mettere una toppa” in nome dell’unità e della riconciliazione.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. VECCHIE LOGICHE? Si, sono convinti che ancora ci sono xxxxxxxxxxx come i famosi xxxxxxxxxx.

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  2. Cara Rosaria BRANCATO invito i lettori di TempoStretto e naturalmente anche te a riflettere su tre interrogativi di grande attualità. PRIMO.La nostra è ancora una Repubblica parlamentare o a dispetto dei costituzionalisti la nostra CARTA prevede anche la possibilità di una Repubblica presidenziale, in fondo lo siamo fin da novembre 2011, anzi il simpatico Friedman ci dice dall’estate 2011? SECONDO.Questo giovane uomo, sindaco di una grande città, Firenze, checchè ne dica il leader più ignorante che l’Italia abbia mai avuto (indovinate chi è), città patrimonio dell’umanità, culla del Rinascimento e quindi di una delle culture del Mondo, di quelle che lascino il segno per secoli, questo Matteo RENZI è l’interprete autentico, a differenza del politico oggetto dell’indovinello, di questa politica del fare senza guardare in faccia nessuno, tipo Margaret Thatcher? TERZO. Quest’ultimo interrogativo, unico nel panorama delle città italiane, è relativo al mistero di un PARTITO DEMOCRATICO messinese senza una guida r e n z i a n a, come ve lo spiegate?

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