La protesta del Movimento Aut: il contributo volontario non è la soluzione

La protesta del Movimento Aut: il contributo volontario non è la soluzione

Sara Faraci

La protesta del Movimento Aut: il contributo volontario non è la soluzione

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giovedì 06 Febbraio 2014 - 13:10

Il portavoce del Movimento Studentesco Aut, Pasquale Andrea Calapso, ha aspramente criticato l'attuale sistema di austerity. Spingere le famiglie a versare un contributo volontario per sostenere la scuola significherebbe quasi imporre una seconda tassa

La scuola si paga due volte. Constatazione amara che mette a nudo lo strano inganno del “contributo volontario”. Nonostante le famiglie si affannino a sborsare fior di tasse per ottenere servizi pubblici gratuiti, non sempre ottimali o del tutto soddisfacenti, e nonostante tra questi servizi si collochi con gran pompa anche quello scolastico, ai cittadini viene chiesto di mettere di nuovo mano al portafoglio.

Certo, il denaro richiesto è frutto della selvaggia politica di tagli che ha sottratto oltre 22 miliardi di euro alla scuola pubblica negli ultimo 5 anni, è il prodotto di un’austerity indiscriminata di matrice europea che ha svalorizzato le strutture, depotenziato i bacini qualitativi, sfiancato le realtà più virtuose dell’insegnamento italiano e, in primis, siciliano.

Alla luce di ciò, una critica aspra non può essere rivolta in modo immediato alle scuole stesse che arrancano lungo l’impervia collina di un bilancio sempre al verde, ma è una realtà di fatto che la classe politica taglieggi alunni e genitori con un nuovo “semi-balzello”, il contributo volontario appunto, di cui spesso è sottaciuta la facoltatività, inducendo così le famiglie a un ulteriore versamento spesso superiore ai 100 euro.

E’ la denuncia del Movimento studentesco Aut, che cade impietosamente su un sistema persuasivo abilmente costruito, dietro cui campeggia la vera questione: che fine fanno i soldi che lo Stato reperisce in termini di tasse per pubblici servizi? “I soldi dei nostri genitori finiscono in pensioni d’oro, stanziati per il Fondo Salva Stati, sperperati o utilizzati per finanziare strumenti di morte come gli F-35” – hanno affermato Claudio Libro ed Emanuele Paleologo, rappresentanti della stessa associazione.

Ma nel mirino della polemica, l’intero sistema economico che, secondo le leve di Aut, sarebbe colpevole di auto-impantanarsi in politiche di risollevamento sterili e mal calcolate. Il risparmio, il taglio della spesa, l’ideologia “lacrime e sangue” che ormai da un biennio accompagna come un lamentoso leit motive ogni presa di posizione politica e finanziaria all’interno del Paese, viene tacciata di insensatezza. Sarebbe più utile, al contrario, per uscire dalle avvolgenti pastoie della crisi, finanziare i settori strategici, rimpolpare di nuova linfa il mercato del lavoro arginando fenomeni dalle proporzioni sempre più drammatiche di precarietà e disoccupazione, risanare l’industria e, ancora – sostiene il Movimento Aut – ricominciare a riempire i mercati di scambio dei prodotti dell’industria made in Italy, senza troppo legarsi alle fluttuazioni difficilmente controllabili del debito pubblico.

Un pensiero che forse ha poco di analisi finanziaria e ricerca statistica sui mercati ma che di certo rivela lucidamente una situazione di insofferenza e preoccupazione diffusa ormai anche tra le fasce di popolazione più giovani per una crisi inarrestabile che ha portato alla paralisi, non da ultime, delle politiche scolastiche, falcidiandone l’edilizia e facendo impennare i costi di libri e sistemi di trasporto che di frequente gli allievi utilizzano per recarsi presso gli istituti.

Da vagliare sarebbe una nuova Legge Regionale al Diritto allo Studio. Una proposta che porta la firma dell’Associazione socio culturale, Peppino Impastato in sinergia con lo stesso Movimento Aut. Da ottobre la vera sfida per Messina – ha dichiarato il presidente dell’Associazione Impastato, Sonny Foschino – sarà quella di rimodulare vecchi canoni e antichi stereotipi del “fare scuola”. La stesura degli articoli di questa nuova normativa, ancora allo stato embrionale, sarà delegata agli stessi studenti che hanno accolto il progetto con l’entusiasmo di una critica costruttiva e di un’analisi ed effettiva comprensione dei meccanismi che reggono la scuola. A farsi carico dell’ambiziosa iniziativa, veri e propri laboratori di analisi politiche ed economiche sorti in seno alle manifestazioni di protesta che hanno portato, lo scorso 2 dicembre, alle occupazioni dei licei. L’obiettivo sarà quello di aprire prospettive valide e sostenibili per affrancarsi da una realtà che assume un volto sempre più allarmante. (Sara Faraci)

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