Una mamma messinese chiede aiuto. Racconta con dignità i sacrifici e le difficoltà di una famiglia semplice ma messa in forte crisi dall'emergenza Covid
Una mamma che chiede un aiuto. Una famiglia provata economicamente dalla crisi causata dal Covid, ma che sta tentando di fare tutto il possibile e anche l’impossibile per un figlio che ha bisogno di aiuto e cure. E’ la lettera accorata di una mamma messinese, che racconta con grande dignità una storia di difficoltà, amore, sacrifici. La chiusura delle scuole mette a rischio i giganteschi progressi che il suo bimbo, affetto da una delle sindromi dell’autismo, stava facendo. E poi ci sono quelle terapie troppo costose per chi si è ritrovato a combattere anche economicamente a causa della pandemia.
«Sono una mamma. Ho due meravigliosi bambini. Uno di loro però ha dei problemi. La diagnosi di mio figlio è PDA, cioè Sindrome da Evitamento Estremo delle Richeste, un sottogruppo dello Spettro Autistico. La cura? Tanta terapia comportamentale e logopedia, supportate dall’assidua frequenza della scuola dell’infanzia. Perché sì, mio figlio è un bimbo d 5 anni che ancora non dice nulla, neanche una parola. L’anno scorso all’asilo stava facendo passi da gigante e poi è arrivato il lockdown. Adesso era così felice, cominciava a giocare e interagire con gli altri bambini e di nuovo scuole chiuse. Non voglio essere giudicata come una madre che non capisce la gravità del Covid. Ma a questi bambini chi li aiuta? Avete idea dei gravi danni che stanno subendo?
Per non parlare del fatto che mio figlio è un bambino con un’attestazione grave, anzi gravissima, che necessita di terapia tutti i giorni. I centri sono pieni, con liste d attesa infinite e nessuno ci chiama. Quindi, noi poveri genitori consumati dalla crisi economica dovuta al poco lavoro a causa del Covid ci ritroviamo a doverli portare in centri privati, per lezioni da 45 minuti che costano 35 euro ciascuna. È mai possibile che una famiglia con un reddito sufficiente per mangiare e pagare una casa possa sostenere queste spese? No, non ce la possiamo fare. Adesso, con mio marito in cassa integrazione e le scuole chiuse, mi spiegate come io posso aiutare mio figlio? Vorrei solo una risposta».