Il racconto dell'incubo di una giovane donna dietro il processo a un uomo orco violento, condannato a 8 anni di carcere
MESSINA – Si è chiuso con la condanna a 8 anni per violenze sessuali aggravate e lesioni il processo per un 54enne messinese, alla sbarra dopo la denuncia della vittima ai Carabinieri. La sentenza del Tribunale di Messina (presidente Grimaldi) è arrivata a quasi dieci anni dai fatti.
Dieci anni che hanno cambiato per sempre la vita della sua ex convivente, assistita dall’avvocata Daniela Garufi, mentre l’uomo è stato difeso dagli avvocati Nino Cacia e Gabriele Lombardo. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Marco Accolla, puntava alla più severa condanna di 9 anni di reclusione.
Una convivenza da incubo
La vicenda risale alla metà del 2015, inizio del 2016, ed è stata scoperta quando la donna è riuscita a sottrarsi definitivamente alle grinfie dell’uomo. Un coraggio costato botte, violenze, minacce. Quella che è venuta a galla è una vicenda scioccante: l’uomo la costringeva a continue violenze sessuali. Quando lei non acconsentiva, erano botte pesantissime. La bastonava, le puntava un coltello contro, la afferrava per i capelli sbattendole il viso contro i corrimano delle scale.
In una occasione dopo averla picchiata e violentata la chiudeva in stanza, impedendole di uscire e costingendola ad urinare a terra, per poi buttare i vestiti che lei aveva addosso sulla pipì. La donna è rimasta chiusa in stanza senza telefonino e senza poter chiedere aiuto.
La fuga verso la salvezza
Quando è stato “costretto” ad accompagnarla in ospedale perché la donna aveva le costole rotte e numerose lesioni, l’ha minacciata perché non lo denunciasse. Quando lei è riuscita a fuggire e rifugiarsi altrove, ha provato a convincerla a tornare a casa, anche minacciandola.
Questi non sono uomini ma sono delle me…, anzi come diceva il grande de André dal letame nascono i fiori, dai diamanti non nasce niente quindi definirlo così è un complimento. Conosco bene la storia di questa donna abusata e picchiata in continuazione. Ma l’errore è che al pronto soccorso non c’è più il poliziotto che, quando è evidente che sono aggressioni, ti fa denunciare il fatto. Una volta c’era questo servizio , ora non più.
Se potessi cambiare la legge , questo, è uno di quei casi che io condannerei senza esitazione al 41 bis per 4 anni, così prova sulla sua pelle la restrizione fatta a questa donna ….E peccato non possa subire le stesse umiliazioni fatte a lei ,perché per gente cosi, io non provo nessuna pietà o voglia di recuperarlo!!!!
L’unico rammarico è che il giudice non abbia accolto la richiesta di condanna a nove anni, e inoltre, tra appello e riduzioni di pena varie, di carcere ne farà non più di quattro anni.