Se due navi su tre sono ai box e la continuità territoriale è solo su carta…

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Marco Ipsale

Se due navi su tre sono ai box e la continuità territoriale è solo su carta…

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lunedì 11 Febbraio 2019 - 11:18

Basta un treno in ritardo, e si verifica fin troppo spesso, per far saltare tutto il sistema

MESSINA – Sicilia periferia dell’impero. Autostrade in condizioni disastrose, ferrovie a binario unico, uniche luci gli aeroporti di Palermo e Catania ma, per raggiungerli, è sempre una corsa ad ostacoli. Sullo Stretto, poi, la continuità territoriale è solo teorica. Basti pensare che, fino allo scorso 9 dicembre, chi arrivava col Frecciargento alle 22 a Villa San Giovanni non trovava la coincidenza in aliscafo e doveva percorrere a piedi la strada fino agli imbarcaderi privati. Lo stesso per altre coincidenze con gli altri Frecciargento, ora finalmente sistemate. E’ l’unica novità positiva di rilievo degli ultimi tempi, per il resto meglio stendere un velo pietoso.

A patirne di più, come sempre, sono le categorie svantaggiate, le persone a mobilità ridotta che non possono permettersi il cambio di mezzi. E’ vero, ad oggi non c’è solo l’aereo per andare da una parte all’altra dell’Italia. Si può anche arrivare da Messina a Milano in 8 ore e mezza, non poche in assoluto ma pochissime rispetto alle 19 ore (!) dell’Intercity notte. Per farlo, però, bisogna salire sull’aliscafo a Messina, scendere a Villa San Giovanni, risalire su un treno, scendere a Roma e risalire su un altro treno. Roba non da tutti, senza considerare il rischio di perdere una coincidenza.

Le 19 ore da Messina a Milano diventano 23 ore e 15 minuti da Palermo a Milano, praticamente una giornata intera in treno, eppure c’è ancora chi sceglie questa soluzione che non prevede rotture di carico. Da altre province siciliane, invece, è necessario un cambio e si arriva a superare il giorno di viaggio.

In questi giorni, però, si rischia di non poter fare neppure questo. Delle tre navi di Rfi (Messina, Villa e Scilla), solo una, la Scilla, è in servizio. La Villa è ferma da qualche mese per lavori all’Arsenale di Messina, ora anche la Messina va in manutenzione straordinaria per il guasto dei motori. E se per Villa e Scilla manutenzioni importanti sono ovvie, visto che sono navi del 1985, preoccupano invece quella della Messina, che è una nave nuova, del 2013.

Cosa cambia col fermo della Messina? Niente in teoria, tutto in pratica. “Nel caso in cui i convogli dovessero arrivare all’imbarco non rispettando l’orario – annuncia Fs -, potrebbero verificarsi cancellazioni parziali, con limitazioni a Villa San Giovanni dei treni in direzione Sicilia”. Il problema è che questo caso, ancor più di recente, si verifica fin troppo spesso. E così i passeggeri sono costretti a scendere, sperare di trovare una coincidenza con un aliscafo Bluferries oppure recarsi agli imbarcaderi privati.

Ma perché questi treni spesso in ritardo? Spesso si accumula già in partenza a Milano, poi si sono verificati continui guasti alle vecchie locomotive E 656 che, secondo gli annunci di Fs, verranno sostituite dalle più nuove E 464 “nei prossimi mesi”, forse col cambio orario di giugno. Fino ad allora bisognerà accontentarsi di un servizio risicato.

(Marco Ipsale)

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