Sconfitto (33% dei suffragi) l'appello a innovare i simboli del partito e le sue modalità di proiezione esterna. Congresso nazionale il 6 gennaio
REGGIO CALABRIA – Mercoledì scorso s’è svolto a Reggio – nella sede del partito ad Archi, nella periferia Nord della città – il congresso regionale per la Calabria del Partito comunista dei lavoratori.
Il Pcl era chiamato a pronunciarsi sulla necessità di costruire un fronte unico di lotta contro il Governo presieduto da Giorgia Meloni, la cui azione – si legge in una nota divulgata ai media – «è favorita dalla debolezza e dalla cecità delle varie forze d’opposizione presenti in Parlamento».
Secondo i dirigenti del partito di Marco Ferrando «crisi pandemica, guerra, miseria, oppressione di genere, un Sud reso ancora più debole dall’autonomia differenziata e in particolar modo la ritenuta ondata reazionaria internazionale rendono più urgente la risposta di un Governo dei lavoratori».
Sconfitto l’appello al rinnovamento dei simboli (e non solo)
Nel congresso si sono confrontate due diverse piattaforme programmatiche: il 58% dei suffragi è andata a quella che esprimeva la necessità di mantenere una chiara identità comunista, il 33% all’altra, imperniata su rinnovamento dei simboli e delle modalità di proiezione esterna.
Astenuto il 9% degli aventi diritto al voto.
Congresso nazionale il 6 gennaio, poi gli organismi calabresi
La seconda, fondamentale tappa per il Pcl sarà adesso il Congresso nazionale, in programma a Rimini nel giorno dell’Epifania.
A seguire saranno poi eletti gli organismi regionali calabresi, come accadrà per gli altri territori.