Il legale era stato arrestato nel 2014 per aver spillato ad una signora quasi 100 mila euro per portare a termine un affare col tribunale. Alla signora aveva addirittura mostrato atti falsi, mai firmati dai magistrati.
E’ andata oltre la richiesta dell’accusa la condanna inflitta in primo grado al legale cinquantottenne messinese arrestato nel 2014 per aver spillato denaro fingendosi “mediatore” del Tribunale di Messina, addirittura adoperando atti falsi. Il giudice monocratico Pagana, nella tarda serata di ieri, lo ha condannato a 3 anni e mezzo, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento alla parte civile, quantificato in 94 mila euro.
L’uomo è stato ritenuto responsabile di truffa aggravata, falsità materiale commessa dal privato e contraffazione di pubblici sigilli, ed è al cenato per fatti analoghi presso il Tribunale di Catanzaro.
L’indagine della Polizia giudiziaria della Polizia di Stato, diretta dal vice questore Fabio Ettaro, ha fatto luce su un’incredibile truffa che perdurava da anni.
Scenario del raggiro è il Tribunale di Messina presso il quale, il truffatore, millantando importanti amicizie, ha fatto credere alla vittima che ci fosse la possibilità di investire del denaro in procedure fallimentari gestite dalla Sezione Fallimentare con interessi trimestrali sicuri ed elevati. Ha poi conquistato la fiducia della vittima quando, dopo il primo assegno di 7.000 euro consegnato nel 2007, le ha rilasciato “regolare” ricevuta con tanto di falsi timbri circolari apposti e l’intestazione della Sezione Fallimentare, data e protocollo. Nei mesi successivi ha anche consegnato i primi fittizi interessi raccontando che il denaro era in contanti solo grazie al suo interessamento.
Caduta nella rete, la vittima, sicura della legalità dell’operazione, ha affidato al truffatore nei mesi successivi altre somme di denaro per un ammontare complessivo di circa 95 mila euro.
Sono dunque seguiti negli anni, fino al momento della denuncia presentata nel 2012, tutta una serie di artifizi messi in scena per rafforzare la fiducia della vittima e soprattutto per dilazionare e rimandare quanto più possibile il pagamento di interessi inesistenti. Alla vittima sono state prodotte persino false ordinanze a firma di magistrati dove si comunicava agli investitori l’abbassamento del tasso di interesse a seguito di una riunione tenutasi dal consiglio responsabile della gestione finanziaria dei fallimenti o le nuove tabelle relative agli investimenti alla luce di una nuova circolare ministeriale con tanto di numero e decorrenza. Il truffatore falsificava abilmente documenti in cui si invitavano gli investitori ad aderire ad una diversa opzione d’incasso degli interessi a mesi sei “che avrebbe determinato un aumento dello spread” o ancora il rinvio del rimborso degli interessi “stante il momento di stasi del mercato immobiliare e finanziario”. Solo dopo molto tempo ed un’ingegnosa serie di escamotages, la vittima ha finalmente chiesto il recupero del capitale e dopo ulteriori raggiri, è andato a fondo alla faccenda e scoperto che nessun tipo di investimento era possibile presso la Sezione Fallimentare o comunque all’interno del Tribunale.
(Alessandra Serio)
IN CERTI DISTRETTI VI SONO DENUNZIE PRESSO COMANDI E UFFICI DELLA QUESTURA, MA NON VENGONO MAI INTERROGATI I TRUFFATI DAI GIUDICI.
IN CERTI DISTRETTI VI SONO DENUNZIE PRESSO COMANDI E UFFICI DELLA QUESTURA, MA NON VENGONO MAI INTERROGATI I TRUFFATI DAI GIUDICI.