Preghiera organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio in memoria di due senza fissa dimora morti a Messina nelle ultime tre settimane
Gindar e Salvatore sono morti a causa delle condizioni a cui la strada li aveva costretti. La Comunità di Sant’Egidio, insieme ai giovani per la pace, ha lanciato una veglia di preghiera che desse il senso del ricordo e restituisse memoria e dignità a coloro, come Gindar e Salvatore, che sono stati dimenticati tanto da morire soli per strada. La preghiera ha visto la partecipazione di oltre cento persone che hanno riempito la Chiesa di San Giuseppe. C’era la città che non si arrende alla morte in strada dei suoi poveri, la città che accoglie, la città che dice basta alla ghettizzazione della periferia, ma della periferia ha fatto il centro della propria vita. Numerose le associazioni presenti, ed anche il sindaco Accorinti, che ha voluto incontrare i più giovani della Comunità.
In quella chiesa piena di gente per due uomini marginali, che hanno regalato in vita amicizia fedeltà di chi considera familiare il povero, echeggiavano le parole di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio: “Le città hanno un’anima e l’anima delle città si riscopre facendo famiglia con i poveri, come famiglia erano Gindar e Salvatore, perché essere famiglia con i poveri è essere famiglia con Gesù”.
Dopo la preghiera i Giovani per la Pace hanno fatto il loro consueto giro itinerante per portare la cena a chi vive in strada, giro in cui si è sentita la mancanza forte di Gindar e Salvatore, mancanza alleviata dall’idea che avessero avuto un saluto finalmente degno. Chiedeva Elena, un’altra fissa dimora che vive alla stazione: “ricordate, vi prego ricordate, perché nessuno ricorda chi muore in strada”.
In una calda serata autunnale, la città di Messina, la sua società civile, le sue istituzioni hanno scelto di non abbandonarsi alla morte, di non concedere spazio ad un suo passaggio silente sui corpi dei poveri, ma di alzare la voce, essere movimento, protestare: a Messina si è levato alto un grido di protesta, la protesta più forte che è la preghiera, che diventerà proposta, davanti a chi guardando ai poveri con fedeltà ha deciso di fare dell’amicizia con i poveri proposta di vita. Una proposta per la città e per far risplendere ancora fulgida, la sua anima.