Da Giampilieri all'Ars, dal caso Piemonte alla Tari, le Istituzioni sempre più lontane dalla gente

Da Giampilieri all’Ars, dal caso Piemonte alla Tari, le Istituzioni sempre più lontane dalla gente

Rosaria Brancato

Da Giampilieri all’Ars, dal caso Piemonte alla Tari, le Istituzioni sempre più lontane dalla gente

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domenica 04 Ottobre 2015 - 07:14

Mai come adesso la distanza tra le Istituzioni e la gente è stata così abissale. All'Ars la rivoluzione delle parole sta per partorire una creatura di fantapolitica. A Messina 10 persone decidono la SuperTari. E nei 2 giorni dell'anniversario di Giampilieri e dell'annuncio della chiusura del Piemonte sono venuti a mancare contemporaneamente la guida spirituale e quella amministrativa.

Nei giorni scorsi sono stata indecisa se dedicare la rubrica domenicale a 1)la storia di Frankenstein al Piemonte 2) Poltergeist e i fenomeni paranormali in Consiglio comunale 3) il viaggio ai confini della fantapolitica siciliana. In realtà, per la tesi dell’interdipendenza delle cose sono tutti anelli della stessa catena.

Appena due mesi fa, e non un millennio addietro, ad agosto, se vi ricordate, scoppiò il famoso caso Tutino, che sembrò scuotere le fondamenta del più bizzarro governo regionale che la Sicilia abbia avuto: la rivoluzione delle parole. Dal 2012 infatti abbiamo scoperto il potere creativo degli annunci e la forza straordinaria dell’amnesia. Basta che un politico pronunci un impegno e quello, automaticamente diventa fatto anche se non se ne accorge nessuno. Così come la parola crea le cose analogamente il trascorrere di un breve lasso di tempo le cancella dalla memoria per sempre. Dunque ad agosto si pensava che, dopo le dimissioni dell’assessore Lucia Borsellino “per motivi di ordine etico e morale”, che facevano seguito ad una catena di addii (seguiti poi da quello di Linda Vancheri), dopo le frasi agghiaccianti del fratello Manfredi alla cerimonia per Paolo Borsellino “mia sorella ha portato la croce per un anno, non invitatemi più alle passerelle dell’antimafia”, dopo il caso delle intercettazioni del caso Tutino, la maggioranza Crocetta Pd-Udc e partiti minori fosse sul finire. All’orizzonte spuntò lo spettro della fine anticipata della legislatura. E poiché la paura fa 90 (quanti i deputati dell’Ars), accadde l’incredibile. Dopo una serie di vertici ed un diluvio di dichiarazioni di rito l’amore tra Crocetta e i suoi alleati tornò a sbocciare come il primo giorno. Solo Fabrizio Ferrandelli lasciò la poltrona e lo stipendio per coerenza, fondando il movimento dei Coraggiosi e lasciando lo scranno a Riggio, secondo dei non eletti nella lista Pd, che nel frattempo, coinvolto nell’inchiesta sulla Formazione, è entrato nel gruppo misto. Scoppiata la pace i nostri eroi presero in giro i siciliani partorendo due riforme: la barzelletta delle ex province e l’acqua pubblica. Nelle settimane successive entrambe sono state impugnate dal governo nazionale così come la legge sugli appalti. Però per tutto agosto ci siamo sciroppati il mantra dell’Ars e del governo che lavora e produce mirabilie. Sulla riforma più annunciata della storia mi sono stancata di scrivere. L’unica nota da aggiungere è questa: Crocetta ha fissato al 29 novembre le elezioni di II livello di una delle peggiori norme che si possa concepire, eppure la Sicilia non è riuscita a farlo in 2 anni e mezzo…. Ma c’è di più: la riforma barzelletta è stata impugnata perché i nostri eroi ad agosto hanno fatto una norma anti Leoluca Orlando. Il Pd e Crocetta pur di non vedersi Leoluca Orlando sindaco della città metropolitana di Palermo e Bianco sindaco della città metropolitana di Catania hanno fatto un articolo che ha reso l’intera norma impugnabile e impugnata. Solo il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone a fine seduta ha tuonato: c’è un vulnus in questa riforma. Ma non l’ha ascoltato nessuno perché nel frattempo era stata inventata la legislazione per dispetto, la normativa contra-personam. Gli unici a giovarsene sono i commissari straordinari delle province divenuti una sorta di vicerè. Il potere creativo delle parole ci ha fatto credere che questa maggioranza produce e ci siamo già scordati della Borsellino, di Tutino e di Linda Vancheri che 3 mesi dopo non è stata ancora sostituita (e non è un caso). Nell’amnesia totale abbiamo dimenticato i proclami di agosto, le liti e gli ultimatum. E sapete perché? Perché sta nascendo una “creatura politica” da fantascienza. La rivoluzione in salsa siciliana iniziata nel 2012 con Battiato e Zichichi, continuata con la studentessa fuori corso Nelly Scilabra (e la disastrosa riforma della formazione e il flop megagalattico del Piano giovani), la segretaria del presidente Michela Stancheris, una sfilza di assessori, adesso si appresta a fare gli ultimi passi fino al 2017 con il centro-destra. Da agosto ad oggi il segretario regionale del Pd Raciti e i vertici “illuminati” del partito insistono con Crocetta per far entrare in giunta gli uomini di Alfano e Castiglione, a scapito degli alleati minori. Il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia, sarebbe ben lieto di un ingresso in giunta di esponenti di “area Ncd”, perché farebbe bingo. All’Ars è già nato il gruppo di Area popolare che sulla scia di quello nazionale vede insieme Ncd e Udc . Le due sigle hanno in comune le lettere Dc e secondo me non è un caso. Nella fase finale della legislatura chi ha votato la rivoluzione pensando di mettere una croce sopra l’era cuffariana e lombardiana, dopo aver visto per 2 anni cuffariani e lombardiani alla corte di Re Saro si vedrà una giunta coloratissima con la Lo Bello (sindacalista Cgil) insieme a Pistorio (ex braccio destro di Lombardo) e Castiglione. Ditemi voi se questa non è la rivoluzione delle parole….. E, ciliegina sulla torta IL PD HA BOCCIATO la proposta di far decidere ai siciliani con un referendum se siamo d’accordo alle trivelle per l’estrazione degli idrocarburi o meno. A votare il sì al referendum erano oltre ai 5stelle che lo hanno proposto, la lista Musumeci e l’Udc. La rivoluzione delle parole ci impedisce la libertà di opinione su uno dei temi più vitali per la nostra terra. In questa farsa il M5S ha le sue responsabilità: potrebbe mandare tutti a casa ma non lo fa perché ogni giorno in più di Crocetta & company è un oceano di voti in più per i grillini.

A Messina intanto abbiamo un Consiglio comunale infestato da Poltergeist, un’Aula nella quale ci sono botole sotto i banchi che consentono a chi ha inserito il tesserino magnetico di sparire sotto il naso del collega in un batter d’occhio. Ne consegue che 10 consiglieri che fino a 24 secondi prima hanno chiesto la testa dell’assessore Ialacqua approvano la SuperTari che noi fessi pagheremo per un servizio che non abbiamo. Un Consiglio di 17 persone è quanto resta di 40 eletti. Due le soluzioni: o cementano le botole, oppure organizzano una seduta-trappola. In quest’ultimo caso la Barrile dovrebbe convocare un’importante seduta alle 12 di un giorno X e il gruppo dei semprepresenti dovrebbe starsi a casa e lasciare che siano i furbetti del gettone di presenza a cavarsela da soli. Non accadrà mai perché in questo caso la paura fa 40 e nessuno vuol tornare a casa.

In tutto questo Messina è messa assai male perché nel giorno dell’anniversario dell’alluvione di Giampilieri l’arcivescovo dimissionario salutava al Duomo la comunità, posticipando al 2 ottobre la cerimonia ufficiale. Nel giorno della memoria posticcia, il 2 ottobre, coinciso (e anche questo fa riflettere) con la notizia della chiusura del Piemonte, il sindaco di Messina era a Firenze per le cerimonie in ricordo di Gandhi. Per l’anniversario Accorinti ha diffuso un comunicato l’1 ottobre ma non è stato presente il 2 perché a Firenze, mentre per il Piemonte il comunicato è arrivato il 3 pomeriggio.

Morale della favola: nei giorni 1 e 2 ottobre i messinesi non hanno avuto un “faro”, un punto di riferimento, un vertice al quale guardare con la speranza che non siamo proprio soli. Se anche la guida spirituale ti abbandona e la guida amministrativa ritenendosi guida spirituale vola a Firenze e si affida ai comunicati anche postumi siamo davvero messi maluccio.

L’amara verità, a Palermo come a Messina, nel caso dell’Ars come in quello del Consiglio comunale, come in quello del Piemonte e persino dell’arcivescovo dimissionario è che mai come adesso la distanza tra le Istituzioni e le persone è diventata abissale.

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. E infatti quello che conta sono solo le poltrone su cui stanno seduti e i picciuli…il resto non gliene frega un tubo a nessuno!
    E guai a sfiduciare qualcuno perché sanno che per loro questo è l’ultimo treno..e chi erunu fissa???

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  2. E infatti quello che conta sono solo le poltrone su cui stanno seduti e i picciuli…il resto non gliene frega un tubo a nessuno!
    E guai a sfiduciare qualcuno perché sanno che per loro questo è l’ultimo treno..e chi erunu fissa???

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  3. Antonino mancuso 4 Ottobre 2015 12:07

    Sarei curioso di vedere le fatture, della missione fatta da Accorinti-Marino in quel di Firenze,se sono state accollate alla collettivitá….

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  4. Antonino mancuso 4 Ottobre 2015 12:07

    Sarei curioso di vedere le fatture, della missione fatta da Accorinti-Marino in quel di Firenze,se sono state accollate alla collettivitá….

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  5. anticospeziale 4 Ottobre 2015 18:30

    I politicanti hanno da decenni dimostrato anche ai “deficienti” che il loro scopo è arricchirsi, e basta! Possibile che ancora si architettano commenti e parole INVECE CHE FATTI ?!?!?!?!

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  6. anticospeziale 4 Ottobre 2015 18:30

    I politicanti hanno da decenni dimostrato anche ai “deficienti” che il loro scopo è arricchirsi, e basta! Possibile che ancora si architettano commenti e parole INVECE CHE FATTI ?!?!?!?!

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  7. A questo punto dovremmo fuggire da Messina e lasciare questi cialtroni a governarsi da soli , in una città di poche decine di persone e , cioè , consiglio comunale , giunta e sindaco . Li vorrei proprio vedere……

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  8. A questo punto dovremmo fuggire da Messina e lasciare questi cialtroni a governarsi da soli , in una città di poche decine di persone e , cioè , consiglio comunale , giunta e sindaco . Li vorrei proprio vedere……

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