Il consiglio comunale, dopo aver costituito la società nello scorso mese di febbraio, ha deciso di non affidarle i servizi di igiene ambientale e di bocciare il contratto di servizio. Dal 30 giugno però Messinambiente non potrà occuparsi più di rifiuti. Ecco gli scenari
Il silenzio che è calato in aula quando la presidente Emilia Barrile ha letto l’esito della votazione sulla MessinaServizi Bene Comune è stato il simbolo perfetto dell’incertezza che adesso ha avvolto la gestione dei rifiuti in città. Interminabili minuti di silenzio tra gli scranni dell’aula e soprattutto dalla tribuna, dove c’erano i lavoratori di Messinambiente che come sempre seguivano i lavori. Anche loro sono rimasti pietrificati da una votazione che forse nessuno si aspettava. Perché la delibera più contestata degli ultimi tempi sembrava davvero non volerla bocciare nessuno, ma allo stesso tempo erano davvero pochi quelli che volevano approvarla. E si è assistito per mesi ad uno stallo interminabile e poi al balletto di sedute cadute tutte per mancanza del numero legale. Stavolta però le cose sono andate diversamente. Ognuno è rimasto al proprio posto. E la delibera di affidamento dei servizi e relativo contratto della MessinaServizi Bene Comune è stata bocciata. In aula erano 28, l’unico tentativo di salvare l’atto sarebbe stata l’uscita in massa dei consiglieri che avrebbero votato sì. Se avessero fatto cadere il numero legale la seduta sarebbe slittata di 24 ore e forse avrebbe avuto un esito diverso.
Politicamente il dato che regala questo voto è quello di un’aula sempre più frammentata. Hanno votato sì i consiglieri che si erano opposti alla sfiducia, con in più il forzista Pippo Trischitta e i i genovesiani di Grande Sud e dei Progressisti democratici, Benedetto Vaccarino e Francesco Pagano. Ormai disintegrato il gruppo consiliare Pd che ha fatto registrare il no di Antonella Russo, i sì di Claudio Cardile e Gaetano Gennaro, l’astensione di Pietro Iannello. Si è presentato in aula al completo il gruppo di Sicilia Futura che ha stroncato la delibera con i no pesantissimi di Nino Carreri, Nino Interdonato, Rita La Paglia, Santi Sorrenti. Grandi assenti tutti i centristi ex Udc che ormai disertano da mesi le sedute importanti e che però avevano votato gli atti che hanno permesso di costruire il percorso del piano Aro e della MessinaServizi.
Ovviamente adesso la domanda è solo una: cosa accadrà con i rifiuti? Chi li gestirà? Il 30 giugno scade infatti l’ultima ordinanza che era possibile concedere a Messinambiente, l’assessore Ialacqua ha spiegato che non ci sono più margini per nuove proroghe. Tra l’altro il piano finanziario che contiene il costo dei rifiuti, e che di fatto determina la Tari, votato a marzo dal consiglio comunale, era stato costruito proprio prevedendo la nascita della MessinaServizi e l’avvio a partire dal primo luglio. Ma questa società ad oggi non esiste e il consiglio ha detto chiaramente, con la sua bocciatura, di non volerla mettere in piedi. Quindi dal primo luglio salteranno anche tutte le previsioni economiche che erano state fatte per coprire i 44,5 milioni di euro del costo dei rifiuti in questo 2017.
Al momento il quadro che troviamo davanti è questo: Messinambiente sarà autorizzata a gestire i rifiuti fino al 30 giugno, dopo di che dovrà fermarsi. Questo tempo doveva servire per avviare la nuova società e renderla operativa dall’indomani. Ma quello che è successo negli ultimi 4 mesi alla MessinaServizi ha dimostrato quanto questa società sia nata male e con un grosso peccato originale: essere stata votata due giorni prima della discussione sulla sfiducia ad Accorinti. La questione politica in questa vicenda si fonde appieno con la visione ideologica e le contrapposizioni. Qui però c’è in ballo un settore delicatissimo, oltre 550 lavoratori, l’igiene di un’intera città che già fa quotidianamente i conti con la sua spazzatura, milioni di euro pubblici. La MessinaServizi è nata perché l’avevano votata 17 consiglieri comunali e perché, sempre i consiglieri comunali, avevano approvato il Piano Aro, quello strumento che ha disegnato il modo in cui Messina gestirà i suoi rifiuti per i prossimi 9 anni. A quelle votazioni avevano partecipato anche consiglieri che oggi hanno drasticamente cambiato idea, come i centristi che non si presentano neanche in aula e gli esponenti di Sicilia Futura che invece in aula ci sono andati proprio per bocciare stavolta la delibera.
Dopo anni che l’amministrazione Accorinti ha perso dietro multiservizi, mini multi servizi, progetto Amam, il consiglio comunale approvò il Piano Aro il 29 giugno dello scorso anno e dopo ben 8 mesi, era il 13 febbraio scorso, arrivò anche l’approvazione della delibera di costituzione della società “in house”, la Messina Servizi Bene Comune. Quest’ultimo passaggio doveva essere quasi scontato. Invece non solo sono passati 4 mesi, ma questa società è rimasta praticamente vuota. Lo scorso 30 marzo la Messinaservizi Bene Comune è stata fondata e già da oltre due mesi i cittadini messinesi pagano un amministratore, un collegio sindacale, una società di revisione, spese notarili, ed altri vari costi in maniera quasi inutile. 100 mila euro sono già stati spesi ed altri si stanno già spendendo. Per una società praticamente vuota che così potrebbe anche attirare l’attenzione della Corte dei Conti e far profilare l’ipotesi di danno erariale.
In tutto ciò, chi si occuperà del servizio? Messinambiente non potrà più, dopo aver operato per 52 mesi a suon di ordinanze e proroghe. MessinaServizi c’è ma non ha nessuno strumento. L’assessore Daniele Ialacqua ha immediatamente annunciato che riproporrà esattamente la stessa delibera, ci sono solo 20 giorni di tempo, ipotizzare di riuscire a imboccare la strada giusta in così poco tempo è pura utopia. Potrebbe intervenire il Prefetto, autorizzando un’ordinanza che eviterebbe l’emergenza che scoppierebbe. Potrebbe anche scattare il commissariamento da parte della Regione che, sotto la lente del Ministero all’Ambiente, potrebbe decidere di spogliare Messina dell’autonomia che si era ritagliata nella gestione rifiuti e fare un bando pubblico per i servizi di igiene ambientale. E cosa accadrebbe ai lavoratori? Interrogativi che ora necessariamente dovranno porsi tutti a Palazzo Zanca. Perché di certo la partita non è finita così.
Francesca Stornante
Cosa accadra?
Intanto, sperando che il consiglio comunale non approvi obbrobri e porcherie varie proposte da una giunta di compagnucci della parrocchietta, i dipendenti rimarranno a casa, a fare quello che hanno fatto finora: nulla.
La città verrà sommersa dalla spazzatura, a causa di un assessore presuntuoso ed arrogante, e di un sindaco suo pari, nemmeno buono per fare il no global.
L’unico intervento sperabile è, da un lato, quello della magistratura (si, domani…..) e, dall’altro, della Regione, che avochi la problematica, commissariando la raccolta dei rifiuti, affidando il servizio ad una società non di Messina, possibilmente straniera, non collusa con i poteri locali, con personale che non sia quello attuale.
Cosa accadra?
Intanto, sperando che il consiglio comunale non approvi obbrobri e porcherie varie proposte da una giunta di compagnucci della parrocchietta, i dipendenti rimarranno a casa, a fare quello che hanno fatto finora: nulla.
La città verrà sommersa dalla spazzatura, a causa di un assessore presuntuoso ed arrogante, e di un sindaco suo pari, nemmeno buono per fare il no global.
L’unico intervento sperabile è, da un lato, quello della magistratura (si, domani…..) e, dall’altro, della Regione, che avochi la problematica, commissariando la raccolta dei rifiuti, affidando il servizio ad una società non di Messina, possibilmente straniera, non collusa con i poteri locali, con personale che non sia quello attuale.
Quoto MessineseAttenta. Mi dispiace per i lavoratori ma non si può andare avanti così… è arrivato il momento di saldare il conto salatissimo!
Quoto MessineseAttenta. Mi dispiace per i lavoratori ma non si può andare avanti così… è arrivato il momento di saldare il conto salatissimo!
La speranza ormai la ripongo solo nei Messinesi. Alle prossime elezioni SVEGLIAAAA
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