Incrementati del 300% circa gli oneri concessori. I consiglieri comunali ing. Ruello, Barone e Barbalace chiedono il ritiro della delibera dello scorso marzo che li ha imposti
E’ un peso che il settore edile proprio non può sopportare. Lo hanno detto i consiglieri comunali ing. Salvatore Ruello, Antonio Barone e Nicola Barbalace, in merito all’aumento del circa 300% degli oneri di urbanizzazione imposti con delibera 219 del 7 marzo scorso.
Acquisito il parere del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri, resosi portavoce delle lagnanze dell’intera categoria, e dopo un’incontro lo scorso 2 aprile con il presidente dello stesso ordine, i tre consiglieri hanno indirizzato stamane una missiva al commissario straordinario, Luigi Croce. Esortato il ritiro dell’improvvida delibera e l’avvio di azioni di miglioramento del Dipartimento Urbanistica e Attività Edilizie di Messina necessarie al recupero dei crediti che questo vanta nei confronti di ditte e società morose.
Si tratterebbe, secondo Ruello, Barone e Barbalace, di milioni di euro che l’edilizia privata deve all’amministrazione di Palazzo Zanca e il cui recupero – effettuato secondo modalità pragmatiche già suggerite in più occasioni – consentirebbe di evitare un aumento del costo degli appartamenti che, attualmente, si aggira al 18% per ogni metro quadro.
Una cornice preoccupante per il mercato dell’edilizia, cui fa da sfondo la tanto famigerata IMU e le gravi contingenze economiche che contribuiscono al lievitare dei costi, imponendo stringenti legacci al settore edile.
Una situazione sinora sopportata dai imprese, operatori immobiliari, studi di progettazione, che si sono accollati il peso di una pressione fiscale sfiancante ma che rischiano di chiudere battenti a causa degli irrisori margini di guadagno che verrebbero a residuare a causa della nuova normativa.
La preoccupazione è palpabile anche a seguito del recente suicidio di un albergatore della provincia di Messina, gravato da debiti, e alla luce degli oneri che professionisti e ditte hanno contratto con gli istituti di credito.
Auspicata, dunque, una maggiore presa d’atto delle circostanze che non possono ritorcersi contro la collettività, costringendola a farsi carico dei debiti altrui, ma richiesta anche una politica più oculata nei confronti di un settore che, tra l’altro, si colloca tra i principali motori propulsivi dell’economia cittadina, minacciata al momento da una paralisi incipiente. (Sara Faraci)