Una vicenda assurda e drammatica che ha causato la distruzione di un fondo agricolo in Viale Giostra oggi nelle mani di abusivi: "Abbiamo paura ad accedere nonostante il legittimo diritto di proprietà. Il tutto sotto lo sguardo assente di chi dovrebbe vigilare"
“Cosa dovrebbe fare chi come me aspetta un risarcimento da parte del Comune di Messina dal 1984?”. Lo chiede una nostra lettrice, Anna Curcuruto, in una lettera inviata al neo sindaco Cateno De Luca.
La storia comincia proprio 34 anni fa con un esproprio di una parte di un fondo agricolo, di proprietà della famiglia Curcuruto da generazioni, tanto che il nome di fondo Curcuruto è rimasto ancora oggi. Fu assegnato a due cooperative, “La Gazzella” e “Casa Nostra”, ma la famiglia Curcuruto riteneva esigua la contropartita economica. Diverse vicende giudiziarie, arrivate ormai a sentenza definitiva ed inappellabile, emessa il 21 luglio 2017, hanno stabilito il giusto risarcimento, che però non è stato ancora riconosciuto.
“I trentaquattro anni trascorsi tra cause civili e fogli di carta bollata redatti da efficienti funzionari del Comune di Messina hanno nel frattempo leso in maniera irreparabile le finanze e la vita di un nucleo familiare. Ciò che rimane del terreno florido e fruttuoso, che portava reddito ridotto, è un cumulo di sterpaglie e rovi sul quale, a seguito di una dissennata ed ingiustificabile ormai decennale riserva, i legittimi proprietari non possono coltivare neppure i pomodori, ma altri hanno potuto, indisturbati, edificare manufatti abusivi, oggetto di denuncia ma, a quanto mi risulta, di nessuna verifica da parte degli organi competenti. A questo proposito – dice Anna Curcuruto al sindaco – la invito a fare, se ne avrà voglia, un censimento dei terreni sottoposti a riserva da parte del Comune, sottratti alle amorevoli cure dei legittimi proprietari e consegnati, causa l’incuria, alla illegalità ed all’abusivismo”.
Perché il 29 ottobre 2008 il Comune ha “attaccato” anche la parte non espropriata del fondo, assegnata all’Iacp per la costruzione di 61 alloggi e 4 botteghe, per riserva ad uso edilizia popolare. Ciò comporta che i proprietari conservano la nuda proprietà del terreno ma non possono fruirne. “Non possiamo venderlo, nonostante abbiamo ricevuto richieste. Non possiamo affittarlo perché nessuno lo prende sapendo di dover andare via da un giorno all’altro. Non possiamo coltivarlo. E intanto i residenti vicini ci hanno costruito sopra baracche, una stalla e un orto. Nel 2013 l’Iacp ha dichiarato di aver perso interesse per il terreno. A quel punto, "mancando i motivi originari per la riserva", è stato fatto ricorso al Tar del quale attendiamo esito. Nel frattempo l'abusivismo edilizio persiste. E non possiamo entrare nel nostro terreno perché ci sono cancelli e porte a difesa della proprietà abusiva”.
Trentaquattro anni di cause e spese legali “che hanno causato la perdita di immobili comprati con sacrificio ai quali abbiamo dovuto rinunciare a causa dell’enorme sforzo economico che deve sostenere Davide quando osa mettersi contro Golia. Davide ha vinto ma nel frattempo mio padre e mia madre sono morti anelando, invano, giustizia, i nostri figli delusi e senza speranza di ristoro hanno fatto la valigia e sono andati all’estero”.
La battaglia continua ancora oggi. “Lo dobbiamo a tre generazioni di uomini e donne che hanno combattuto e difeso il diritto di proprietà su quello che era un vanto familiare. Lo dobbiamo a mio padre che è morto esattamente un anno dopo che la prima ruspa ha abbattuto il primo albero del suo giardino, alberi che lui aveva piantato inginocchiato in terra, accarezzato e ringraziato per ogni fiore ed ogni frutto”.
Vista l’inerzia del Comune, “non ci resta che la Corte Europea dei Diritti Umani. E ci andremo”. Infine l’appello al sindaco De Luca: “Faccia muovere le carte da una scrivania all’altra, inviti i suoi solerti ed infaticabili funzionari ad una più agile attività, forse non farà tornare a casa i nostri figli ma spero che riesca a convincere altri a non farsi sopraffare dalla delusione ed andare via senza voltarsi indietro”.