Shorinji Kempo. Non solo arte marziale ma anche stile di vita

Shorinji Kempo. Non solo arte marziale ma anche stile di vita

Piero Genovese

Shorinji Kempo. Non solo arte marziale ma anche stile di vita

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domenica 17 Marzo 2019 - 08:00

Fondato in Giappone nel 1947 da Doshin SO, lo Shorinji Kempo è la via per “sviluppare gli individui” , che tramite la filosofia, le tecniche ed il sistema educativo tende a formare persone per una società fiduciosa in se stessa, coraggiosa vigorosa e caritatevole

Tale disciplina ci viene spiegata da Monica Ruggeri, assistente cintura nera I dan, la cui passione per le arti marziali nasce da piccola, imitando i cartoni animati come “Kenshiro”. “Restavo, racconta, affascinata dalle donne che in tv facevano arti marziali, così serie sicure di sé, forti”. Il suo approccio alle discipline da tatami inizia tardi ma, nel momento in cui inizia a fare Shorinji Kempo, non lo lascia più, sia per l’autodifesa, sia per lo stile di vita che migliora l’individuo.

Monica Ruggeri – leva articolare durante esibizione

Questa arte marziale è un sistema di sviluppo degli individui e sviluppa l’individuo in tre aree fondamentali: prima di tutto nella sua area fisica perché c’è un addestramento fisico, poi nella sua area spirituale perché sviluppa la persona tramite la meditazione e poi da un punto di vista difensivo con un sistema difensivo particolare.

L’assistente spiega anche che questo stile “è un sistema difensivo unico, costituito da due sistemi: il sistema duro (Go-ho) che consiste in calci, pugni, percussioni, parate, spostamenti, schivate e deviazioni e il sistema morbido (Ju-ho), formato da tecniche di proiezioni, svincolo, torsioni, immobilizzazioni e di strangolamento. Questi due sistemi collaborano insieme per formare un unico metodo difensivo. Inoltre, per una maggiore efficacia, utilizziamo un sistema di punti di pressione in cui vengono attaccati dei punti vitali chiamati Kyusho”.

Monica Ruggeri – leva braccio corso allenamento

“E’ anche molto utile alle donne per la difesa personale – continua- perché non sfrutta la forza fisica ma bensì principi biomeccanici, biodinamici, l’anatomia e fisica del corpo umano, e anche dei punti di pressione cosicché anche una donna minuta meno robusta di un uomo riesce sfruttando questi principi a sopraffare un avversario che può essere un uomo magari più robusto di lei”.

Per i bambini, spiega la Ruggeri è un sistema educativo dove ci sono delle regole ben definite riguardanti appunto il modo di comportarsi, il rispetto dei compagni, il rispetto dei maestri, del luogo di allenamento, quindi principalmente da a questi bambini-ragazzi che si approcciano a quest’arte marziale un buon sistema educativo oltre al fatto che fanno un’attività sportiva completa perché allenano tutto quanto il corpo, la coordinazione, equilibrio, gli schemi motori di base.

La stessa conclude affermando che lo Shorinji Kempo “non è solo un arte marziale che mi ha insegnato a sapermi difendere ma bensì molto di più, è uno stile di vita è trasmettere prima alle persone a me care vicine e dopo a chi mi circonda tutto quello che tramite la filosofia è la pratica costante hanno fatto sviluppare in me, come il rispetto, l’educazione è cosa fondamentale l’umiltà, la gioia di vivere di avere fiducia nel prossimo anche se ai giorni nostri è difficile ma non bisogna mai smettere di credere che si può cambiare xchè è importante dire che questa disciplina è un’arte marziale che sviluppa la persona, che prima mi ha portato a guardarmi dentro e superare le mie paure, le mie incertezze, lavorando su me stessa è solo così dopo aver raggiunto un equilibrio un IO forte posso essere di aiuto anche ad altri xchè SK è anche aiutare gli altri ecco perché sostengo fermamente che la teoria va di pari passo con la pratica e l’una non può essere divisa dall’altra.

Per me è un onore ogni qual volta mi alleno indossare il dogi (cintura nera), perchè in quel momento sul tatami io rappresento questo stile in tutto il suo sistema e ogni volta mi alleno con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Ad oggi mi sento di ringraziare il mio maestro Felice Forestieri che nel corso degli anni mi ha formato, a lui dedico un grazie di cuore”

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