Giovedì 12 settembre, ore 19,00, Simonetta Agnello Hornby racconta alla libreria Bonanzinga il suo ultimo libro “Siamo Palermo”, scritto insieme a Mimmo Cuticchio. Il “cunto” della loro amata città.
“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” scriveva Shakespeare; “siamo fatti della stessa sostanza della nostra città” direbbero, invece, Simonetta Agnello Hornby e Mimmo Cuticchio; una città fatta sì di sogni, ma anche di incubi, una città piena di bellezza e grandiosità, in mezzo a tante difficoltà e problematiche. Come d’altronde succede nella vita di ciascuno dei suoi abitanti, e nella vita di ciascun essere umano, dove bello e brutto si incontrano continuamente.
Questa città, in tutte le sue incredibili sfaccettature, i due autori hanno voluto descrivere in “Siamo Palermo”: non propriamente un romanzo, ma di più, un insieme di ricordi, emozioni, sensazioni, storie.
A raccontarlo è proprio Simonetta Agnello Hornby, giovedì 12 settembre, alle 19,00, alla libreria Bonanzinga, gremita di un vastissimo ed emozionato pubblico. Grazie agli innovativi incontri organizzati da Daniela Bonanzinga, in cui sono i lettori i veri protagonisti, in rapporto diretto, tramite domande e curiosità, con gli autori e le pagine dei libri che hanno amato.
“È ‘il cunto’, come direbbe Mimmo, della nostra terra, della sua storia e delle nostre personali, così diverse ma unite da un grande filo conduttore, l’amore. Per cui è stato possibile realizzare questo libro, dove i nostri ricordi proseguono come su binari paralleli, senza mai incrociarsi, ma incontrandosi continuamente” spiega Simonetta Agnello Hornby.
Entrambi palermitani, lei autrice di successo e avvocato che ormai vive a Londra da lungo tempo, lui grandissimo oprante puparo, che porta e racconta Palermo in giro per il mondo.
Galeotto fu un invito a Roma, da parte del sindaco Leoluca Orlando, per difendere Palermo come Capitale della Cultura Europea 2019. In quell’occasione ebbe la meglio Matera, ma i due si conobbero e nacque un’amicizia che, fatta di lunghe passeggiate per la loro città, ha dato vita a “Siamo Palermo”, un viaggio tra aneddoti, immagini ed emozioni, che trasportano con loro il lettore.
“Palermo è come una tunica, tutta pieghe, e per conoscerla bisogna penetrare in quelle pieghe, consapevoli che spesso vi si celano tesori insospettati”. Così scrive Simonetta Agnello Hornby e, così, con le loro parole, i due autori penetrano in quelle pieghe, consegnando al lettore la loro visione di Palermo, Capitale italiana della Cultura 2018. Sotto la protezione dei Quattro Canti e delle sante di Palermo, quelle dimenticate, cui il libro viene dedicato: Agata, Oliva, Ninfa e Cristina, sostituite nel culto comune da Santuzza, Rosalia Sinibaldi, Santa, però, di origine non palermitana.
Una visione a due voci, tra passato e presente, dove la storia della città si intreccia con la storia personale degli autori, dalla loro infanzia alla loro crescita, e quella dei suoi abitanti e delle loro vicende di vita.
Perché Palermo è la sua gente, le tredici vittime che avevano tentato di ribellarsi; le tante figure della chiesa che hanno combattuto la mafia; Padre Puglisi con le sue potentissime armi: la parola, l’ascolto e il sorriso fino alla fine; tutti i caduti della mafia; i suoi personaggi unici e non comprensibili all’interno di alcuna categorizzazione: i marinai e i venditori di pesce; i posteggiatori: suonatori ambulanti.
Palermo è i suoi bellissimi paesaggi e la sua cultura: il monte masculo, Monte Pellegrino, che Simonetta Agnello Hornby descrive come: “il mio posto preferito nel mondo. È il mio punto fermo, è il posto dove sono cresciuta”; o ancora Piazza Politeama e il suo teatro Politeama Garibaldi, pachiderma di pietra; via Wagner e i famosi “balconi con le mutande”; i palazzi nobiliari, le statue del Serpotta. Primo fra tutti: il mare.
E Palermo è i suoi modi di dire, che Mimmo Cuticchio riporta: “Cu nesci arrinesci”, ”L’occhi c’ha taliari!”, “Levati tu ca mi ci mettu io”.
Palermo è i suoi insegnamenti, come quello del papà di Simona, che le dimostra che siamo tutti uguali, e bisogna far sentire chiunque a proprio agio, a partire dalla lingua con cui ci esprimiamo.
Palermo, in realtà, per l’avvocato è proprio la voce del papà, le sue mani sul volante. “Quando diceva “Palermo è la tua città” c’era un certo orgoglio, e forse qualcos’altro. Forse, come me, amava moltissimo Palermo, pur denigrandola. Ma non voleva ammetterlo”. Perché un po’ tutti noi siciliani facciamo così con la nostra meravigliosa terra, a volte nemica ma compagna inseparabile.
Palermo è una città in cui non si smette mai di guardare, anche se con occhio un po’ malinconico la osservano, spesso, i suoi narratori. “Ne ho parlato con Mimmo e si è indignato. Ho visto dolore e rabbia nei suoi occhi. Ha ragione. Anch’io, da palermitana ‘di fuori’, mi sento offesa e responsabile di questo degrado. I nostri amministratori hanno tradito non soltanto le tredici vittime e le vittime della mafia, ma anche i cittadini e Palermo stessa”.
Sebbene, a volte, sembra stia perdendo il suo mare, non si può non amarla così come è. “Palermo è bellissima ma imperfetta e non c’è che fare”. A Palermo convivono il bello e il brutto, l’eroico e il meschino, l’amore e l’odio, ma è vera, è umana. Come succede per via Wagner, “sciupata e mutandata, via Wagner mi piace ancora, ha una sua spavalda umanità” scrive Simonetta Agnello Hornby. Palermo è vincitrice e vinta ed è tanto dei vincitori quanto dei vinti; è ricca e povera ed è tanto dei ricchi quanto dei poveri.
È unica e unici i palermitani, come dimostrano i diversi aneddoti raccontati. Per esempio, la storia della sciarpa verde che ricorda alla scrittrice “questo carattere di noi palermitani, un misto di orgoglio, durezza, generosità, permalosità”; o quello dei ragazzi dinanzi alla Chiesa dell’Immacolata che le dimostrano che Palermo ha nelle sue radici una cultura così diversa e variegata da non poter conoscere razzismo. “I palermitani sono così: accettano i diversi al punto da dimenticare che non sono come loro”.
La luce di Palermo sono, infatti, proprio i palermitani. “Generosi, drammatici, desiderosi di vivere e aiutare il prossimo come mai nessuno altro”, così li descrive l’autrice.
E tutta la bellezza della “palermità” fuoriesce da queste pagine, dalla prosa sempre scorrevole e coinvolgente. Come un grande mosaico, vengono raffigurate tutte le luci e le ombre di questo luogo in cui permane “un non so che di eretico, ribelle e liberale”.
“Siamo Palermo” è un inno d’amore sincero ma anche una forte denuncia, in cui raccontare il passato è necessario a comprendere il presente e migliorarne il futuro.
Una celebrazione di Palermo originata tra pane e panelle e iris con la ricotta; una celebrazione che continua alla Bonanzinga dinanzi un pubblico pienissimo ed entusiasta; una celebrazione che non termina mai, per cui Mimmo Cuticchio scrive: “Signuri mei, ora docu a lassamu e navutra vota a continuamu”.