In alcune zone della Sicilia si rischia di superare la soglia limite raggiunta nel 2002, il messinese è l'unica area ad aver superato lo spettro della siccità ma la cronica assenza di infrastrutture in grado di raccogliere l'acqua piovana rischia di vanificare tutto
Le gravi anomalie in seno alla circolazione atmosferica che ormai da anni continuano a ripetersi sul bacino del Mediterraneo, ed in modo particolare sull’Italia, stanno aggravando la siccità. In molte regioni, specialmente fra la Sardegna e il nord-ovest, la situazione è diventata davvero critica. Nonostante le regioni del sud abbiano beneficiato di un maggior apporto di precipitazioni, per lo più causate dal passaggio di veloci fronti freddi da nord o nord-ovest (quindi non piogge consistenti), anche qui si cominciano a riscontrare delle criticità per un autunno particolarmente secco. In modo particolare in Sicilia, dove finora molte aree, soprattutto quelle meridionali e sud-occidentali, non hanno visto una sola goccia di pioggia negli ultimi 5-6 mesi. In queste zone, come nel basso trapanese, la fase siccitosa ormai si prolunga dalle ormai lontane precipitazioni del novembre 2016 e del gennaio 2017. L’assenza dei venti umidi dai quadranti meridionali, come lo scirocco e l’ostro, ha dimezzato il carico pluviometrico in queste aree. Da allora in queste zone della Sicilia non si sono più registrate precipitazioni degne di nota, in grado di attenuare gli effetti di una cronica assenza d’acqua. Anche ottobre, mese che sovente regala le prime serie ondate di maltempo del periodo autunnale, ha profondamente deluso le aspettative degli agricoltori siciliani. Le poche e scarse piogge finora cadute, sia nel sud che nella parte centrale della regione, sono del tutto insufficienti per riportare i suoli alla capacità idrica di campo.
Il prolungamento della fase siccitosa sta avendo pesanti ripercussioni sulla tenuta delle più importanti riserve idriche dell’isola. Basti pensare che solo ad inizio ottobre il volume invasato totale disponibile si era così avvicinato pericolosamente ai 200 milioni di metri cubi, livello che non veniva toccato dal periodo della grande siccità del 2002, l’ultima grave siccità che colpì la Sicilia negli ultimi anni. Ma se non assisteremo ad un radicale cambio di pattern atmosferico, con l’arrivo delle piovose perturbazioni dal Mediterraneo occidentale, da qui a fine anno, molto probabilmente questa soglia limite rischia di essere superata. L’unica isola felice, se così possiamo definirla, è proprio il messinese. In modo particolare le zone del messinese tirrenico e l’area dello Stretto, dove le piogge degli ultimi giorni, prodotte dal passaggio di un fronte freddo da nord-ovest, hanno permesso addirittura di superare la siccità, riportando i valori pluviometrici su valori più consoni per il mese di ottobre, anche se il dato su base annua è ancora in deficit per le scarse piogge della primavera 2017. Purtroppo si tratterà di acqua sprecata vista l’assenza, nel messinese, di importanti infrastrutture in grado di raccoglierla e di sfruttarla nei momenti di bisogno (fasi siccitose). In particolare nel caso di Messina, i cui approvvigionamenti idrici dipendono solo ed esclusivamente dalle sorgenti dell’Etna. Nel caso di un prolungamento dell’assenza di piogge sul catanese anche la città di Messina pagherebbe a caro prezzo gli effetti della siccità, pure essendo ubicata nel punto più piovoso dell’intera Sicilia, e non solo.