"Stupisce il silenzio della politica. Abbiamo fatto tanti sacrifici che però non sono valsi a nulla", commenta l'imprenditore
Dal 15 marzo la Sicilia diventa zona arancione non in base ai dati ma in seguito alla “cancellazione” da parte del governo Draghi della zona gialla. Una stretta che porterà anche alla Pasqua in “rosso”.
Musumeci amareggiato
Non sono mancate le proteste e lo stesso Musumeci si è detto “amareggiato”, sebbene non sia andato oltre questa parola ed abbia solo abbozzato che a questo punto è vitale l’arrivo dei ristori (seri) per migliaia di imprenditori in ginocchio. E mentre gli imprenditori siciliani, soprattutto della ristorazione, protestano, a Messina è Alessandro Faranda a sottolineare non solo il cambio di colore ma il silenzio della politica.
“Fatti tanti sacrifici”
“La Sicilia ancora una volta è penalizzata- commenta l’imprenditore– Ci sono stati chiesti importanti sacrifici nei mesi scorsi e li abbiamo fatti. Ma a quanto pare non è valso a nulla. Adesso diventiamo zona arancione nonostante i dati siano invece da zona gialla, nonostante il calo nei ricoveri ed i segnali di ripresa. E’ poco condivisibile la scelta del Governo Draghi, decisione che Musumeci ha definito prudenziale ma che non dipende dai dati e dalle curve epidemiologiche che in Sicilia sono in contro tendenza rispetto al resto d’Italia. Quel che stupisce è il silenzio della politica siciliana”.
Faranda non comprende la decisione sottolineando come dopo il picco di gennaio e le settimane di zona rossa (che a Messina sono state tre rispetto al resto della Sicilia) hanno fatto sì che nelle settimane successive i contagi e i ricoveri (nonché il numero dei decessi) sia diminuito progressivamente.
La politica in silenzio
“La curva non risale- prosegue Faranda- in metto contrasto alla media italiana, in cui i casi di covid 19 sono tornati gli stessi di inizio anno. Mi auguro che questo sia veramente l’ultimo sacrificio che si chiede ai siciliani prima delle vacanze pasquali cosi con l’inizio della primavera da poter iniziare una ripresa economica. Mi sarei aspettato una presa di posizione più forte da parte di chi ci rappresenta, sia alla Regione che al Governo ed in Parlamento. Spero anche che i ristori arrivino e in modo rapido e concreto. Da tempo pensiamo alla ripresa e a progettare il futuro, ma anche stavolta, a soli 3 giorni dalle nuove limitazioni siamo stati avvisati del decreto. Ed ogni volta diventa sempre più complesso ripartire.”.
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L’intervistato non comprende che quello della politica siciliana non è silenzio. E’ tacita approvazione dei provvedimenti che il Governo ha ritenuto di dover adottare (assai opportunamente, a mio avviso).
Passano i Governi, ma le lamentele ed il vittimismo no.