Sicindustria e sindacati: incomprensibile no della Regione a impianto green A2A

Sicindustria e sindacati: incomprensibile no della Regione a impianto green A2A

Rosaria Brancato

Sicindustria e sindacati: incomprensibile no della Regione a impianto green A2A

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giovedì 21 Gennaio 2021 - 08:04

Anche Sicindustria Messina e Cgil Cisl e Uil si schierano contro la decisione della Regione che ha alzato la bandierina di stop

Il “no” della commissione tecnica specialistica al progetto di A2A Energiefuture per la realizzazione di un impianto green di biometano a San Filippo del Mela ha creato una vera e propria levata di scudi sul territorio. Nelle scorse settimane sono intervenuti su Tempostretto i professori Limosani, Fera, Randazzo, i sindacati Cgil Cisl e Uil. Adesso si registra l’intervento di Sicindustria Messina, insieme con Cgil, Cisl e Uil.

Il diniego, che attiene all’aspetto autorizzatorio dell’attività e non alla Valutazione ambientale già esitata positivamente – si legge nella nota firmata congiuntamente e diretta all’assessore regionale alle attività produttive – desta molte perplessità, dato che nella Valle del Mela si sente forte l’esigenza di conversione delle attività industriali nel segno della sostenibilità degli impianti di produzione energetica”.

Il nuovo investimento di A2A permetterebbe infatti, attraverso il trattamento della frazione organica derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti, di produrre gas naturale, compost certificato, utilizzato come fertilizzante in agricoltura e nel settore della florovivaistica, e biometano derivante dal trattamento di raffinazione del biogas ottenuto da fonte rinnovabile e utilizzabile per veicoli a motore o per i comuni utilizzi domestici (riscaldamento, acqua calda sanitaria e cucina). Il tutto con un piano di investimenti complessivo di circa 400 milioni di euro, ai quali sommare il valore dell’indotto.

Si tratta – spiega Ivo Blandina, presidente di Sicindustria Messina – di un progetto pronto per la realizzazione per un impianto ad elevata tecnologia, coerente tanto con i fabbisogni rilevati dal Piano d’Ambito per la gestione dei rifiuti elaborato dalla Srr Messina – Area Metropolitana, quanto con le linee previste dal Next Generation Plan della transizione ecologica e dell’economia circolare. Questo incomprensibile parere negativo mette quindi a rischio un investimento davvero importante in un territorio che ha urgente bisogno della migliore progettualità per individuare e sostenere l’occupazione. Ancor di più in un periodo di grave crisi come quello attuale”.
La Commissione ha motivato il parere negativo perché il progetto non è indicato nel Piano d’Ambito redatto dalla Srr Messina – Area Metropolitana che prevede, invece, la realizzazione di due impianti pubblici, a Mili e a Monforte San Giorgio. Per entrambi si è però ancora nella fase di avvio della progettazione e mancano le risorse.

Questo significa che sarà necessario affrontare ancora per un lungo periodo la tradizionale soluzione del conferimento in discarica, piuttosto che l’attivazione di processi virtuosi per la soluzione di problemi decennali legati alla mancanza di una efficace programmazione-

Il fatto che, in fase di programmazione – sottolinea la nota congiunta – sia stata prevista la realizzazione su iniziativa pubblica di impianti per il trattamento dei rifiuti urbani, non può in alcun modo precludere l’autorizzazione di un impianto privato, che svolge attività sul libero mercato e che, come tale, può esercitare il suo business anche acquistando sul mercato il materiale da trattare. La programmazione, infatti, ha lo scopo di accertare e prevedere le esigenze e le relative soluzioni, ma non può costituire un limite ai procedimenti autorizzativi di impianti privati. E se mettiamo in relazione questo grave episodio con la più generale situazione del polo industriale di Milazzo – una delle pochissime realtà manifatturiere del nostro territorio – tenuto sotto scacco dal Piano della qualità dell’aria della Regione siciliana, emerge con chiarezza la pervicace volontà di penalizzare le attività private in nome di una riconversione in senso green declinata in maniera assolutamente generica, lacunosa sul piano delle valutazioni di efficacia e secondo una progettualità che non fornisce realistiche prospettive”.

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