Il giudice si è riservato il tempo di decidere su chi ammettere come parti civili e quindi al risarcimento dei danni. Slitta quindi l'udienza per valutare le responsabilità nella morte dei tre marittimi avvenuta al porto di Messina il 29 novembre 2016.
Tutto rinviato a settembre. Il Giudice Simona Finocchiaro ieri ha aperto l'udienza preliminare sulla tragica vicenda della nave Sansovino, a bordo della quale morirono Gaetano D'Ambra, Cristian Micalizzi e Santo Parisi, uccisi dal gas tossico formatosi in un locale della cisterna (leggi qui) mentre eseguivano i lavori di ripristino dell'imbarcazione, all'interno del porto di Messina.
Tante le parti offese che hanno chiesto di essere ammesse quali parti civili; i familiari delle vittime, alcune associazioni di marittimi e anche l'Inail. Ma il giudice si è riservato un poco di tempo per decidere, poiché il processo avrà ripercussioni soprattutto sul piano civile e assicurativo per quel che riguarda i risarcimenti. Si tornerà perciò in aula il prossimo 24 settembre.
Il GUP dovrà valutare la tenuta in via preliminare delle ipotesi di reato di omicidio colposo e lesiono colpose plurime, contestate a vario titolo a Luigi Genghi della società Caronte &Tourist Isole Minori, la sigla creata dal gruppo Franza per acquistare le quote della Siremar; Domenico Cicciò, ispettore tecnico della società responsabile della sicurezza; l'agente marittimo Giosuè Agrillo, il comandante Salvatore Virzì e il direttore di macchina Fortunato De Falco e Vincenzo Franza quale titolare della Caronte&Tourist.
Secondo la Procura di Messina, infatti, la morte dei tre marittimi è stata causata dalla mancanza di condizioni di sicurezza sulla nave. Mancanze che sono da imputare a tutte le società coinvolte nelle operazioni, ai responsabili delegati alla sicurezza, alla società armatrice.