Noi operatori vittime delle coop vogliamo rispetto: abbiamo scelto la speranza

Noi operatori vittime delle coop vogliamo rispetto: abbiamo scelto la speranza

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domenica 09 Dicembre 2018 - 05:17

"Non siamo accattoni sociali, siamo figli di un dio minore e vi raccontiamo cosa è accaduto in questi 30 anni di gestione dei servizi sociali affidati alle cooperative". Così scrivono i segretari provinciali dell'Isa Caterina De Maria e Giovanni Andronaco

C’è un limite oltre il quale la sopportazione smette di essere una virtù. E’ con questa citazione di Edmund Burke che Caterina De Maria e Giovanni Andronaco ( ISA) intervengono sulle tematiche dei servizi sociali.

Scriviamo in qualità di Segretari Provinciali di una sigla sindacale ISA nata dalla cosiddetta base e, in tale, ci gloriamo di restare. L’aver scelto di essere ANCHE sindacalisti, non ci ha fatto dimenticare la nostra appartenenza professionale. Non ci ha distratti. Non ci ha modificati. Lavoratori tra lavoratori in un settore, IL SOCIALE, che in pochi mesi, ha visto trasformarsi la propria essenza passando da ghost a star. .

Rappresentiamo lavoratori arruolati da anni tra le fila delle società per azioni che, ancor oggi, inopinatamente, ci si ostina a definire “ cooperative”. Sarebbe opportuno definirle società e, in taluni casi, associazioni di dubbia natura. Non occorre fare di tutta l’erba un fascio e chiediamo scusa a coloro che, in qualche modo, possono sentirsi toccati dalle parole

. Noi le cose le sentiamo prima e le sentiamo forti e segnano la nostra pelle, il nostro futuro, condizionano le nostre scelte e, qualche volta, ci impediscono di sognare. Vi è poco o quasi nulla di cooperativistico in quel mondo che, ad oggi, qualcuno caparbiamente difende ma molto , forse troppo, di società verticistiche e gerarchiche in cui il potere che viene dalla nostra forza lavoro, è gestito in modo oligarchico e secondo precisi “interessi di putìa”. Non si può negare che, da qualche anno, i Servizi Sociali sono, in larga misura, affidati ad una “Cooperativa” pagante ma, dato il tasso di malcontento tangibile significa che qualcosa, qualche equilibrio è divenuto un disequilibrio.

Lavoriamo nel sociale dal 1988, anno in cui il deserto sociale cittadino si è trasformato in servizi alla persona. Non è un caso se l’ultima famigerata rilevazione dei bisogni sociali risale proprio a quegli anni. Non è un caso se, da quell’anno, NOI LAVORATORI abbiamo fatto, nel bene e nel male, la storia del lavoro di cura verso le categorie più fragili senza mai venir meno alle nostre responsabilità ,lavorando con la medesima intensità sia in tempi in cui lo stipendio veniva corrisposto mensilmente che in altri in cui arrivava ogni nove mesi. Siamo rimasti fedeli al nostro mandato professionale anche quando, con il Commissario Croce, ci fu imposta la chiusura . Noi eravamo là. Dov’erano i dotti, i luminari, gli esperti in quei momenti ? Non ricordiamo di averne mai incrociato uno eccetto nel periodo elettorale in cui il nostro bisogno diveniva strumento di affermazione politica e personale .

Ci colpisce e non poco, sentir parlare di noi anche da chi, anni fa, ha ricoperto ruolo istituzionale in seno alla Città e sa benissimo quale sia l’humus del settore cooperativistico. Servizi affidati a caporali di giornata scelti giammai per competenze ma per meriti medievali meritati con precisi atti di giuramento e devozione al padrone. Abbiamo assistito in questi anni e con l’assoluta complicità di tutti, politica e organizzazioni sindacali, a varie cerimonie di investiture con leziosi cavalier serventi , e se qualcuno osava contrastare, veniva tacciato di infedeltà e sottoposto al processo da parte di fatiscenti consigli di amministrazione.

Ne elenchiamo soltanto alcuni : scatti di anzianità non riconosciuti, malattia non pagata, busta paga firmata con un importo e corresponsione di altro importo durante la malattia, tablet con inserimento del geolocalizzatore da consegnare al lavoratore che doveva portare con sé come fosse un braccialetto elettronico per sottoposti a misura di custodia cautelare alternativa alla detenzione. Tutte cose che noi, come Sindacato ISA abbiamo denunciato e per i quali abbiamo ottenuto anche intervento da parte dell’Ispettorato del Lavoro.

Pensate, davvero, che ancora noi dovremmo volere il sistema cooperativistico ? Disquisite sulla 328. Bene. Siete a conoscenza che l’ultima tranche di lavoro finanziato a valere su fondi 328 è terminata il 31 gennaio 2018 ed altra a Marzo 2018 e non si ravvede ombra di altra pianificazione? Abbiamo lavoratori che, dal prossimo mese, non percepiranno più indennità di disoccupazione. Pensate davvero che costoro non sono già utenza ?

Un po’ di rispetto, signori, per il nostro aver firmato e festeggiato la nascita dell’Agenzia Messina Social City. Noi non abbiamo fatto atto di giuramento verso il Sindaco De Luca perché ci ha promesso un futuro roseo. Siamo rimasti al tavolo, abbiamo firmato senza mai abbassare al guardia su quelli che sono i diritti inalienabili di ciascun lavoratore. Lo abbiamo fatto perché abbiamo scelto la speranza.

Siamo consapevoli che l’Agenzia non è uno strumento perfetto ma perfettibile ma siamo anche consapevoli che il Sindaco non ci avrebbe condotto in una valle oscura senza aver accertato la strada da intraprendere. Ha dato forza e forma alla nostra speranza coinvolgendo , sua sponte, anche noi sindacalisti di base alla costruzione di ciò che, vi piaccia o no, costituisce la nuova era del Servizio Sociale. Il cambiamento è nei fatti e non nelle parole.

Noi non possiamo che prendere le dovute distanze da chi, adesso, si erge a paladino nostro e dell’utenza che noi rappresentiamo e di cui siamo gelosi perché non consentiamo che si parli di essi dietro una tastiera, non consentiamo che si parli di utenza senza comprendere cosa significhi seguire il processo di aiuto e di cura di una persona anziana, disabile, minore , rifugiato, clochard che ci viene affidato. Quotidianamente, con quelle persone, ci siamo noi. Così come noi, non osiamo salire in cattedra desideriamo che medesimo rispetto sia riservato a noi lavoratori e alla nostra professionalità. Aver acceso i riflettori sul settore cooperativistico ha messo in luce che noi non siamo figli di un Dio minore né accattoni sociali. Tra noi ci sono precise competenze frutto di studi, sacrifici, impegni e lavoro.

Ci auguriamo che la nascitura mappatura territoriale venga espletata tenendo in debito conto due dimensioni : il target group dei fruitori dei servizi ma anche quello dei lavoratori che, mai come adesso, si sente partecipe di un cambiamento. Parlare di noi come risorse e non come zavorre, ci restituisce dignità.

Caterina De Maria, Giovanni Andronaco (segr.porv. ISA)

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