Ieri in commissione Bilancio alla Camera l'ingegnere Ercole Incalza ha focalizzato l'attenzione sul sud Italia e sui mancati investimenti su opere considerate fondamentali come il Ponte
“Questa mattina, nell’ambito delle audizioni parlamentari relative al Recovery Plan, la Commissione Bilancio della Camera ha avuto il piacere di ascoltare l’ingegner Ercole Incalza, uno dei maggiori esperti nazionari di infrastrutture e comparto trasporti. Il quadro emerso dall’incontro, purtroppo, conferma ciò che Forza Italia aveva denunciato nelle scorse settimane. I progetti per accedere alle risorse europee, così come costruiti dall’ex maggioranza, penalizzano fortemente il Sud e non gettano le basi per una ripartenza delle regioni meridionali”.
A dirlo è la deputata messinese di Forza Italia Matilde Siracusano che cerca di tenere così i riflettori accesi sui fondi previsti nel Recovery Plan per il sud Italia. Inevitabile l’attenzione sul Ponte sullo Stretto. «Pochissime le infrastrutture da avviare, Alta velocità ferroviaria di fatto abbandonata, Ponte sullo Stretto di Messina – che Incalza ha confermato essere ‘immediatamente cantierabile’ – inspiegabilmente escluso dalle grandi opere previste dal piano. Il niet al collegamento veloce tra Sicilia e Calabria, in particolare, è stato giudicato ‘assurdo e scandaloso’.
Tutte queste enormi criticità, a nostro avviso, andranno assolutamente sanate e il Recovery Plan andrà completamente riscritto dal governo Draghi, seguendo proprio le indicazioni dell’Unione europea, cioè investendo maggiormente in quella parte di territorio nazionale – nel nostro caso il Sud – che ha un non più rinviabile bisogno di opportunità, lavoro, occupazione e sviluppo.Forza Italia lavorerà in Parlamento e nell’esecutivo per raggiungere questi obiettivi».
La Siracusano fa finta di non capire e trae in inganno anche il pubblico: queste opere elefantiache non possono essere finanziate dal Recovery Plan, in quanto i lavori e le spese si protrarranno ben oltre il periodo limitato previsto dalla UE per l’utilizzo del Recovery stesso. Quindi la Siracusano dovrebbe dirci con quali soldi pensa di finanziare l’opera. Altrimenti è facilissimo parlare
Il suo commento, a mio avviso, è corretto solo al 50%.
Vero è le regole del Recovery Fund impongono che le opere devono essere concluse entro un arco di tempo prestabilito e limitato (mi pare tre anni) e mi pare evidente che il ponte non rientra tra questi.
Chiamare però queste opere “elefantiache” a mio avviso è scorretto. Corretto è invece l’appunto che questo genere di opere vanno finanziate, così come è stato per quelle costruite al Nord (anche sottraendo risorse spettanti al Sud), con la fiscalità generale e non con il recovery Fund.
Inoltre bisogna sottolineare – e che tutti ne prendano buona nota – che le risorse del Recovery Fund sono aggiuntive e non sostitutive di quelle statali.
Il governo Conte voleva fare il furbo, allocando risorse per il Sud attingendole invece dal Recovery Fund, facendo poi “sparire” quelle statali che comunque devono essere assegnate in aggiunta.
Spero sia chiaro.
Ho sempre sognato il ponteL uomo che sfida la natura.Scilla e Cariddi ormai solo mostriciattoli domati dal potere dell’ uomo.Dall alto del ponte potrei ammirare tutte le baraccopoli nei minimi dettaglio.Vicevers a,loro i baraccati ,potranno vedere dalle loro case ,tanto per dire uno spettacolo unico al mondo..
Forse lei è rimasto un po’ indietro in quanto a nozioni ingegneristiche. Il ponte sullo Stretto di Messina non sarebbe né il più lungo, né quello costruito in zona “a rischio”.
In Giappone (notoriamente molto più sismico della zona dove sarebbe costruito il Ponte sullo Stretto di Messina) hanno costruito Ponte dello stretto di Akashi, che unisce la città di Kōbe sull’isola di Honshū all’isola Awaji, passando al di sopra dello stretto di Akashi, ed è lungo il doppio del costruendo ponte sullo Stretto di ME.