Il presidente Fiorino: "Non esiste futuro per il Teatro Vittorio Emanuele"

Il presidente Fiorino: “Non esiste futuro per il Teatro Vittorio Emanuele”

Francesca Stornante

Il presidente Fiorino: “Non esiste futuro per il Teatro Vittorio Emanuele”

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giovedì 30 Novembre 2017 - 13:40

La situazione è drammatica, con i fondi a disposizione l'ente è a un passo dalla fine. Da maggio sarà il vuoto, nessuna possibilità di programmare la prossima stagione. In commissione cultura il dibattito.

La situazione è drammatica. Inutile fare giri di parole e nascondere l'amara realtà dei fatti dietro un dito. Il Teatro Vittorio Emanuele è ormai a un passo dalla sua fine. Lo dice con amara lucidità il presidente Luciano Fiorino ad una commissione consiliare che oggi è tornata a chiedere chiarezza sulla condizione economica dell'ente di via Garibaldi: "Il quadro è sempre lo stesso. I fondi su cui il teatro può contare sono il contributo regionale di 3,8 milioni che ci consentono di pagare appena gli stipendi e le utenze, 40 mila euro del Ministero dei Beni culturali e del Turismo e poi il famoso fondo Furs che praticamente ci è stato cancellato. Non ci è ancora stato comunicato ufficialmente che non avremo diritto ai 500 mila euro del Furs, ma sembra che la relazione degli ispettori che dovevano verificare i requisiti per poter ottenere il fondo sia negativa, sia per l'anno in corso che per il 2016. Quindi mancherà 1 milione di euro. A queste condizioni un ente non può programmare cultura".

Il presidente Fiorino non usa mezzi termini e disegna un quadro davvero preoccupante per il Teatro Vittorio Emanuele. Con un debito di 1,2 milioni, una credibilità persa in questi ultimi anni e senza soldi il destino sembra praticamente ormai scritto. Ma nessuno a quanto pare vuole assumersi la responsabilità di chiudere questo teatro. Così si naviga a vista, in un limbo che non fa bene a nessuno.

"Riusciamo a chiudere la stagione è a rispettare gli impegni presi, ma da maggio ci sarà il vuoto. Non esiste futuro per il teatro. Il futuro passa dalla possibilità di fare investimenti e noi non ce l'abbiamo. Entro gennaio 2018 dovremmo consegnare la programmazione triennale, in questo momento i direttori artistici avrebbero dovuto già avere gli ingaggi dei vari spettacoli, ma ad oggi non hanno potuto fare neanche una telefonata. E non potranno farla neanche domani. Non c'è un budget". Fiorino ammette con sincerità che la situazione è drammatica e chiede ad alta voce che chi ha un ruolo in questa vicenda si assuma le proprie responsabilità.

"Quando mi dicono che qualcuno vuole chiudere il teatro io rispondo che invece fa comodo lasciarlo aperto e in questo stato. Tenere in agonia 60 lavoratori, maestranze di grandissima professionalità, gente che non lavora da tempo, è il classico meccanismo che alimenta la politica. Nessuno vuole uccidere il teatro perché nessuno vuole questa responsabilità". Il presidente del Teatro adesso chiederà ai dieci neodeputati messinesi di prendere una posizione chiara. "Qualcuno deve dirci cosa dobbiamo fare di questo teatro perché da qui a breve sarà un ente che non non esiste più. Non c'è un momento da perdere". Un quadro a tinte fosche che stride con il gran successo che sta avendo la campagna abbonamenti che viaggia verso i 500 mila euro di incassi, segno che la gente vuole bene al suo teatro nonostante da anni se ne parli malissimo e non solo a Messina.

"Le compagnie neanche ci rispondono, abbiamo una quantità di decreti micidiale" racconta amareggiato Fiorino. Accanto a lui l'assessore Federico Alagna che vede nel rapporto con la regione il vero nodo politico da sciogliere. "Il Comune dovrebbe battere i pugni a Palermo, diteci cosa dobbiamo fare con il teatro. Continuiamo a prenderci in giro ed è inaccettabile". Anche l'amministrazione Accorinti però non è esente da colpe vista la gestione di questi ultimi anni. Adesso però piangersi addosso non gioverà a nessuno. Servirà sicuramente individuare i responsabili e soprattutto capire cosa si può a fare adesso. Il Teatro ha il tempo contato.

Francesca Stornante

Un commento

  1. Non vorrei che si desse tanta pena come fece Romano , seppellendo la ex Provincia prima che morisse!

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