I vigili urbani di Brolo rispondono alle accuse sul web

I vigili urbani di Brolo rispondono alle accuse sul web

I vigili urbani di Brolo rispondono alle accuse sul web

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mercoledì 02 Dicembre 2015 - 13:26

Alle accuse mosse sui social network che il Comune di Brolo voglia "batter cassa" con l'azione dei Vigili Urbani, risponde con una nota il locale comandante Damiano Passarelli che chiarisce come certi attacchi personali non saranno tollerati.

Insolito quanto singolare il caso venutosi a verificare a Brolo dove mediante un comunicato diffuso alla stampa il comandante dei Vigili Urbani Damiano Passarelli è voluto intervenire in merito ad una polemica che dalle strade della cittadina dei Lancia si sarebbe spostata sul web nei noti social network attraverso una serie di post che recriminano sul loro agire nella settimana trascorsa.

"Il comando dei Vigili Urbani, senza polemizzare, getta acqua sul fuoco su post e discussioni di questi giorni. Il personale in servizio e l’ufficio – dice Passarelli – sono sempre disponibili a spiegare, confrontarsi, analizzare i fatti, ma non sono tollerabili alcune aggressioni verbali, diffamatorie o intimidatorie. Post scrittida persone sanzionate e multate perchè avevano infranto il codice della strada. Una puntualizzazione necessaria, senza far polemiche, tutti possiamo sbagliare. Ma l'operatore in divisa villipeso è un pubblico ufficiale, sta facendo il suo dovere, ha una sua dignità, spesso agisce in condizioni limite per assicurare la sicurezza degli altri, pregiudicando la sua, e usare certi toni è da codice penale. Non vogliamo giungere a questo, siamo in un piccolo centro e ci conosciamo tutti".

"Quindi a maggior conoscenza di chi viene multato – prosegue Passarelli – l’avvertimento tramite il trillo è una cortesia, il foglietto sul parabrezza non è un atto dovuto secondo il codice della strada la fotografia del veicolo sanzionato è a tutela dell'accertatore. Se qualcuno si sente leso in un suo diritto può tranquillamente chiedere chiarimenti in merito alla contestazione ricevuta, per questo siamo sempre disponibili, o fare ricorso nei termini di legge".
"Insultare su Facebook può costare molto caro – chiosa Passarelli – sia pure con uno sfogo pubblicato sul social network, magari lanciato in un momento di rabbia, può ritorcersi contro l'utente infuriato. Perché diffondere accuse attraverso Facebook equivale a commettere il reato di diffamazione aggravata. Delitto che prevede addirittura un anno di carcere".
"Se tramite Facebook ci si limitasse a denunciare errori e illeciti delle autorità – conclude il comandante della polizia municipale brolese Damiano Passarelli – non ci sarebbe stato assolutamente nulla da ridire, dato che il diritto di critica resta sacrosanto. In questo, come in altri casi invece, Facebook è divenuto il ritrovo online favorito dagli scontenti per sparare a zero sulla polizia municipale scaricandoci sopra una miriade di improperi, alcuni dei quali sono stati rimossi, ma troppo tardi per evitare una possibile denuncia quando è stato oltrepassato il diritto di critica".
(Giuseppe D'Amico)

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