Il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva dell’ordinanza di sgombero, il Comune deve indicare una soluzione. L’avv. Cordaro (Arci): «Surreale che l’amministrazione non riconosca come prescrittiva la Carta europea dei diritti sociali»
«Il Comune avvii il tavolo tecnico più volte promesso e riveda il censimento effettuato con un blitz alle 4 del mattino con modalità tipiche della schedatura della Polizia». Sono queste le richieste che arrivano dalle associazioni ritrovatesi fianco a fianco nel lottare per i diritti dei rom del Villaggio Fatima di San Raineri, raggiunti nei mesi scorsi da un’ordinanza di sgombero. Ordinanza ritenuta legittima dal Tar di Catania, che ha rigettato la richiesta di sospensiva avanzata dall’avv. Carmen Cordaro dell’Arci Messina e da sette famiglie del campo rom. Ma il Tar è andato oltre, riconoscendo come controparte non solo l’Autorità portuale ma anche il Comune, intimando alle due amministrazioni di procedere gradualmente nel rispetto dei diritti umani e dando priorità alle famiglie che anno minori.
Stamani, alla provincia, hanno detto la loro rappresentanti di tutte le associazioni promotrici: Associazione Rom Baktallo Drom, A.R.C.I. Comitato Territoriale Messina, Arcigay Makwan Comitato Provinciale Messina, Caritas Diocesana, Casamatta della Sinistra, CE.S.V. Centro Servizi per il Volontariato, Chiesa Evangelica Valdese, Circolo Arci Thomas Sankara, Comunità di Sant’Egidio, Ufficio diocesano Migrantes, Associazione Santa Maria della Strada, Partito della Rifondazione Comunista Messina, Sinistra, Ecologia e Libertà. Presenti anche esponenti delle famiglie rom, che stando ai numeri dati da Ferizei Isuf sono 13 per 72 persone, metà delle quali bambini. Abusivi? Guai a dirlo. «Nel 2000 l’Autorità portuale ha dato la concessione dell’area demaniale al Comune mai rinnovata. Ma fino al 2009 il Comune ha continuato a parlare i canoni. Se non ci fosse un interesse preminentemente pubblico si tratterebbe di un danno erariale. E’ surreale poi – continua la Cordaro – che il Comune ritenga solo programmatica e non una legge prescrittiva la Carta europea dei diritti sociali».
Le associazioni lamentano una distanza eccessiva del Comune, presente solo nelle dichiarazioni sulla stampa: «Avevamo invitato l’assessore Caroniti ma ha ritenuto di non venire. Rappresentiamo una fetta importante della società civile, ma solo in due occasioni il Comune ci ha voluto incontrare e a tutt’oggi non sappiamo quali soluzioni alternative ci sono in attesa dell’autocostruzione, che abbiamo proposto noi». «Non abbiamo certezze – lamenta Ferizei – è una vergogna, i nostri figli sono nati in questa città, non siamo clandestini. Che male abbiamo fatto in 20 anni?». Messo sotto accusa anche il censimento, che secondo le associazioni «va rivisto», ma il principio fondamentale è uno: «Non accetteremo soluzioni provvisorie senza garanzie sulla soluzione definitive».