La società che gestisce la discarica di Mazzarrà ha deciso di mandare a casa 17 lavoratori su 30. Alla base del licenziamento ci sarebbero motivi di difficoltà economica della società, ma la Fp Cgil ha scritto a Prefetto e Ministero per segnalare una serie di anomalie che renderebbero i provvedimenti illegittimi.
Il primo licenziamento è scattato a giugno ed era toccato alla responsabilie alla comunicazione e marketing della società. Adesso altri16 lavoratori sono stati messi alla porta, praticamente in tronco e senza alcun preavviso. Riflettori di nuovo puntati su Tirrenoambiente la società che gestisce la discarica di Mazzarrà S. Andrea. Travolta da una bufera giudiziaria che nello scorso settembre ha portato in carcere tutti i vertici della società e il sindaco di Mazzarrà, nell’ambito dell’operazione Riciclo, adesso la società torna alla ribalta per questi licenziamenti di massa che hanno provocato 17 disoccupati. Un’ipotesi che era stata paventata già un anno fa e scongiurata poi dall’avvio delle operazioni di mobilità del personale previste dalla legge per società pubbliche di questo tipo. A sorpresa però Tirrenoambiente nello scorso mese di ottobre ha ritirato questa procedura in modo unilaterale e così lo scorso 22 gennaio ha fatto recapitare a 16 dipendenti, su 30 totali, le lettere di licenziamento. In campo è immediatamente scesa la Fp Cgil che ha subito contestato il metodo adottato da Tirrenoambiente, rilevando una serie di gravi violazioni.
Innanzitutto nella nota di apertura della procedura di mobilità inviata dalla società alle organizzazioni sindacali e all'Ufficio Provinciale del Lavoro di Messina sono stati omessi i profili e le mansioni specifiche dei dipendenti che invece sarebbe obbligatorio e vincolante per lo svolgimento dell'esame congiunto previsto dalla normative. La Fp Cgil spiega poi che la società, nonostante le richieste dei sindacati sistematicamente depositate agli atti, nel corso degli incontri convocati dal Dirigente dell'Ufficio Provinciale del Lavoro, non ha mai presentato un piano industriale a sostegno della giustificazione degli esuberi individuati e della permanenza dei salvaguardati. Tirrenoambiente non avrebbe neanche attivato la procedura obbligatoria prevista dalla Legge 190/2014 nei casi di eccedenza di personale nelle societò a partecipazione pubblica maggioritaria.
Perplessità anche sulla scelta dei lavoratori da licenziare. A quanto pare infatti sarebbero state confenzionate delle graduatorie anomale che hanno favorite alcuni a danno di altri. La Fp Cgil scrive infatti che Tirrenoambiente ha proceduto ai licenziamenti sulla base di una graduatoria elaborata con l'applicazione di una griglia di punteggi unilateralmente determinate, nonostante l'obbligo di concertare con le organizzazioni sindacali le modalità di attribuzione dei punteggi, violando con ciò le disposizioni normative della legge. Un dettaglio di non poco conto e che renderebbe i licenziamenti illegittimi. «La società ha aggravato il proprio operato utilizzando i due criteri residui per alterare la graduatoria attribuendo al carico familiare un punteggio sproporzionato rispetto all'anzianità».
«Le sistematiche violazioni di legge, in ultimo confermate dall'invio ad altra Federazione sindacale e non alla Fp Cgil della comunicazione dei licenziamenti e delle cause che li hanno determinati entro il termine di sette giorni dall’invio delle lettere hanno viziato di nullità l'intero procedimento, hanno determinato la lesione di diritti di dipendenti superati nella graduatoria da altri dipendenti ai quali è stato attribuito un punteggio doppio per carico familiare ed hanno prodotto adempimenti e decisioni penalmente rilevanti per amministratori di società pubbliche».
Per tutti questi motivi la Fp Cgil ha scritto all’intero Cda di Tirrenoambiente chiedendo di revocare in autotutela i recessi per “manifesta violazione di legge” e di riaprire la procedura di mobilità nel rispetto dei passaggi normativi e procedurali essenziali. Il sindacato si è rivolto però anche al Prefetto, al commissario del Comune di Mazzarrà, socio di maggioranza di parte pubblica, a tutti i Comuni soci per chiedere in ogni caso di attivare i poteri sostitutivi in caso di inadempienza degli organi societari.
Francesca Stornante