Una serata di sensibilizzazione dedicata al tema dello straniero, del diverso e dell’escluso, per promuovere l'accoglienza e l'impegno in prima persona di fronte alla criticità della situazione.
Si conclude la breve pausa natalizia, riprendono le attività dell’associazione culturale ARB Service con una serata dedicata alla solidarietà. Insieme con il recupero della tradizione e la promozione dei talenti locali, l’impegno per il sociale è un ulteriore importante tassello nel variegato mosaico di obiettivi della neonata realtà. Le attività di ARB, lo sottolinea il fondatore Davide Liotta, si propongono di mettere al centro l’individuo, di rispondere ai bisogni reali sui quali si fonda la natura dell’essere umano, come la bellezza e la profondità spirituale, rispetto alle false necessità che l’attuale società deviata ci induce a sentire, proponendoci messaggi fuorvianti dettati da mere esigenze di mercato. Ci si interroga, insomma, su ciò che è veramente utile e importante, all’interno della realtà storica nella quale ci troviamo a vivere.
E’ così che emerge un’esigenza improrogabile, dettata dall’urgenza di una situazione di fronte alla quale non è più possibile restare indifferenti. Le morti in mare sono la tragedia dei nostri tempi, una realtà talmente attuale da essere ormai rumore di fondo delle nostre giornate, cui, sembra retorico a dirsi ma purtroppo non lo è, si rischia quasi di fare l’abitudine; fin quando non accade qualcosa che ci costringe ad aprire gli occhi e le orecchie. Un frammento di realtà si staglia davanti ai nostri occhi, e come una lama squarcia la cappa di obnubilamento in cui (vogliamo dire per difesa?), ci eravamo barricati.
Nessuno dimenticherà quel bimbo a faccia in giù sulla battigia. Nessuno che lo ricordi potrà più fare come se niente fosse.
Serve una presa unanime di responsabilità, e per fortuna c’è si batte in prima persona per questo scopo. Lo vediamo nella forte commozione che accompagna l’apertura dell’evento, il cui intento primario è quello di promuovere la raccolta fondi per Ai. Bi. Amici dei Bambini (la ONG impegnata da trent’anni nella lotta all’abbandono minorile attraverso l’adozione internazionale, l’affido, il sostegno a distanza) e per la campagna Bambini in Alto Mare, lanciata in seguito al naufragio di Lampedusa del 3 Ottobre 2013. Noi siamo gli stranieri, i clandestini ha voluto però essere, altresì, una serata di sensibilizzazione, dedicata al tema dello straniero, del diverso e dell’escluso, per comprendere la vastità nascosta dietro questi concetti astratti, che tanto facilmente rimbalzano sulle nostre bocche; un momento di condivisione e riflessione, per interrogarsi su chi sia a fare realmente le spese del nostro peccato di superficialità, ma soprattutto per scoprire che in fondo ciascuno di noi ha l’inaspettato potere di agire nel nome del bene. Grazie alla testimonianza di Dinah Caminiti (referente regionale di Ai. Bi), all’ospitalità sempre sensibile di Davide Liotta ed al contributo artistico di Mamy Costa (pittoscultrice messinese che ha fatto dono di una propria opera ispirata al tema), Ahmed Abdellah Ismail, Esousa Igebour Pa Keita e Paola Fazio, un messaggio lanciato con linguaggi diversi, con la preghiera, col canto, coi versi o con le immagini, è arrivato forte e chiaro al cuore dei presenti: siamo individualità distinte, ma possiano metterci in gioco per uno scopo comune. Non serve che semplicità ed autenticità.
“Dov’è l’uomo”… se non in questo?
Laura Giacobbe
DITELO AI CLANDESTINI CHE VIVONO IN UN CASTELLO DEL 1500 E GLI ITALIANI VIVONO IN AUTO. FATE I SERI SIATE ITALIANI.
DITELO AI CLANDESTINI CHE VIVONO IN UN CASTELLO DEL 1500 E GLI ITALIANI VIVONO IN AUTO. FATE I SERI SIATE ITALIANI.