La presidente della casa La Glicine di Messina, Maria Celeste Celi, scende in campo per la battaglia del centro di Viareggio che assiste donne in difficoltà e come quello messinese è stato messo in vendita
La casa delle donne di Viareggio a rischio come quella del Cirs di Messina. La Casa della cittadina toscana è ufficialmente in vendita nonostante la consegna di 10mila firme su change.org, le varie proteste, manifestazioni e appelli da parte di cantanti famose come Fiorella Mannoia e Loredana Bertè.
Si tratta, come per la Casa Famiglia “La Glicine” di Messina, di punti di riferimento per quelle centinaia di donne che ogni anno bussano alla porta del Centro per avere un sostegno gratuito e costante, un luogo protetto in cui iniziare un lavoro su loro stesse o sfuggire alle violenze.
L'Ipab proprietaria dell'immobile di Messina ha deciso di mettere in vendita e il Cirs ha lanciato una campagna di sensibilizzazione chiedendo aiuto finalizzato all'acquisto della struttura attiva ormai da trent'anni.
In una lettera la solidarietà della presidente dell'associazione messinese, Maria Celeste Celi, ad Ersilia Raffaelli, che gestisce il centro, l'unico della Versilia.
«La notizia mi tocca profondamente perché come presidente del Cirs, Comitato italiano di reinserimento sociale, sezione di Messina, tocco con mano tutti i giorni la difficoltà di stare al fianco delle donne che hanno difficoltà, che sono vittime di violenza. Tutti i giorni assistiamo alle passerelle di chi si indigna quando accadono le tragedie, quando le donne vengono massacrate – spesso insieme ai loro figli – nonostante le denunce e i segnali di pericolo imminenti. Ma pochi si assumono davvero la responsabilità della loro tutela.
Come Cirs di Messina stiamo affrontando un momento davvero delicato. Dopo trent’anni di gestione della casa famiglia “La Glicine”, l’Ipab proprietaria della struttura ha messo in vendita. Il Cirs vorrebbe acquistarla per evitare una speculazione edilizia a scapito di chi in via monsignor Francesco Bruno ha trovato una casa e una speranza.
Io credo che la casa famiglia in cui operiamo da decenni dovrebbe essere messa a nostra disposizione in modo gratuito perché sopperiamo tutti i giorni alle carenze del “Pubblico”.
Nonostante questo siamo disposti comunque a fare sacrifici economici e comprare l’immobile. Ma per riuscirsi abbiamo bisogno dell’aiuto e della solidarietà di tutti. Anche in termini economici.
Per questo abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione. La città sta in parte rispondendo ma proprio chi potrebbe essere più sensibile, chi ha maggiore possibilità – anche come impresa – e potrebbe dare una mano in più, rimane indifferente.
Spero che a Viareggio così come a Messina, la casa delle donne possa resistere all’ipocrisia di chi si indigna ma non aiuta.
Noi saremo al vostro fianco».