L'Arcivescovo è andato a incontrare i 41 ex operai direttamente sotto il gazebo in via Bonino diventato il simbolo di un presidio che continuerà a oltranza nonostante la vertenza sia finita. La Piana chiederà un incontro a Crocetta per sostenere le ragioni dei lavoratori.
Il loro presidio continua. Nonostante un licenziamento ormai effettivo e al momento pochissime certezze sul futuro sono ancora lì, in via Bonino, sotto il gazebo che è praticamente diventato una seconda casa. I 41 ex lavoratori Triscele non vanno via perché credono ancora nella possibilità di ricominciare e oggi pomeriggio hanno ricevuto una visita che rappresenta un altro piccolo stimolo ad andare avanti. E’ andato a portare la sua solidarietà l’Arcivescovo Mons. Calogero La Piana che ha voluto incontrare gli operai che per una vita hanno fatto un pezzo di storia di Messina direttamente davanti a quello stabilimento che molto presto lascerà spazio ad un complesso edilizio. E’ rimasto con loro per circa un’ora, li ha ascoltati, ha raccolto le loro preoccupazioni. I lavoratori hanno raccontato gli ultimi anni di quello che poi è stato il percorso verso la fine, hanno parlato dei sacrifici fatti per portare avanti un marchio e una realtà in cui hanno sempre creduto, del difficile momento che sancì il passaggio della produzione dal gruppo Heineken alla famiglia Faranda, delle promesse non mantenute, della delocalizzazione mai arrivata, del cambio di destinazione d’uso dell’area da cui iniziò tutto, degli ultimi mesi trascorsi a sperare per poi ritrovarsi un giorno con le lettere di licenziamento e disoccupati. L’arcivescovo non è rimasto insensibile alla richiesta di aiuto degli ex dipendenti Triscele e ha garantito il suo impegno in prima linea affinché questi lavoratori possano tornare davvero a fare ciò che sanno fare: produrre birra. La Piana ha assicurato che subito, già stasera stesso, si metterà in contatto con il Presidente della Regione Crocetta e con l’assessore alle Attività Produttive Linda Vancheri che stanno seguendo molto da vicino la vicenda. Chiederà al Governatore un incontro per sostenere le ragioni dei 41 lavoratori che non vogliono rimanere con ammortizzatori sociali che li fanno sentire solo un peso per la società. Cercherà di dare un ulteriore input per fare andare avanti il progetto che la Regione sta studiando per riportare i marchi storici in Sicilia, progetto che inevitabilmente farebbe tornare la Birra Messina ridando futuro agli operai che l’hanno prodotta per anni. E mons. La Piana, come fece già un anno fa con i dipendenti Servirail, sarà in prima linea per non lasciare da soli questi lavoratori.
Intanto l’assessore Vancheri continua a lavorare sulle varie ipotesi che potrebbero rendere attrattiva la Sicilia per nuovi imprenditori che vogliono investire in quelli che sono stati il simbolo di una regione che negli anni ha perso tanti pezzi. La Birra Messina è uno di questi. Già dalla prossima settimana un piano definitivo potrebbe già approdare in giunta regionale. (Francesca Stornante)
RETTIFICA AL DECRETO 2 settembre 2002 di approvazione del PRG.- MUTAMENTO DESTINAZIONE D’USO.-
In questa problematica della TRISCELE, nessuno degli Organi che, oggi, “piangono” sulla sorte di 41 concittadini lavoratori, ed attendono un miracolo da Crocetta è esente da colpe. Vi è la sentenza del T.A.R.S. sezione staccata di Catania n. 971/2009, depositata in segreteria il 26 maggio 2009, la quale poteva benissimo essere impugnata al C.G.A. (non so se sia stata impugnata, né la Stampa, né il Decreto 18 dicembre 2012 ne fanno cenno), quindi divenuta esecutiva. Conseguentemente il Consiglio comunale, con delibera n. 80/C del 16 novembre 2011 avente ad oggetto: “Variante parziale per la modifica del piano regolatore generale a seguito di sentenza passata in giudicato. Ditta Triscele s.r.l. (subentrata alla Heineken Italia S.p.A.)” approvava la variante al PRG, cioè il mutamento di destinazione d’uso dell’immobile. Non sono state presentate né osservazioni, nè opposizioni alcuna a detta delibera, pubblicata, ai sensi dell’art. 3, della legge regionale n. 71/78. Ed ecco l’emissione del decreto regionale di approvazione della variante. A mio parere, non è esatto affermare che “il Consiglio comunale ha dovuto approvare la delibera, perché una presa d’atto della sentenza del Tar.” Intanto si poteva impugnare la sentenza del TAR davanti al C.G.A.. Poi, il Consiglio comunale poteva decidere e deliberare, indipendentemente dalla sentenza del TAR., in quanto “ Le scelte effettuate dall’Amministrazione in materia di PRG costituiscono apprezzamento di merito sottratto al sindacato di legittimità, salvo che non siano inficiate da errori di fatto o da abnormi illogicità “(Cons. St. Sez. IV 6 maggio 2003 n. 2386) “Il Comune resta libero di imprimere alle varie parti del territorio la destinazione d’uso preferita, rispetto ai bisogni collettivi” (Cons. Stato, IV, 15.4.86, 268). Non bastava deliberare secondo la sentenza del TAR, ma occorreva, da parte del Consiglio comunale, “una motivazione puntuale nell’ipotesi in cui la variante sia limitata ad un terreno determinato ovvero incida su aspettative assistite da particolare tutela o da speciale affidamento”(Cons. St., sez. V, 23 maggio 2000, n.2982). Qual è il rimedio adesso?. ..A mio parere, impugnare il decreto di approvazione della variante. Se risponde a vero ed è formalizzato agli atti, che il Consiglio comunale aveva adottato quella delibera di mutamento destinazione d’uso, Condizionando il provvedimento alla delocalizzazione dell’Azienda; poiché la condizione (delocalizzazione) non si è avverata, la delibera n. 80/C del 16 novembre 2011 è illegittima, “ Il venir meno dell’elemento accessorio (condizione) rende invalido il provvedimento, solo allorché risulti che la P.A. non lo avrebbe emanato senza di esso (vitiatur et vitiat) (Cass. Civ. 9 maggio 1981, n. 3052)