Ad eccezione di qualche risicata votazione su due atti di materia urbanistica e uno sul servizio di tesoreria, in aula tengono banco polemiche bipartisan sull’assenteismo dei soliti ignoti
Quando in scena va il nulla, c’è poco da dire o commentare. Se però a rilevare l’assoluta inconsistenza dei fatti sono proprio coloro che dei fatti dovrebbero essere gli attori e i registi, la questione assume un sapore diverso. E non poco. Il palco, ancora una volta, è quello dei banchi del consiglio comunale, dove ieri sera è andato in scena il siparietto della sessione pomeridiana, fissata alle 18.30 (ma iniziata alle 19.15), in prosecuzione alla seduta di mercoledì. Per un soffio si riesce a raggiungere il numero legale (18 presenti) utile all’apertura dei lavori, che sin da subito, però, si trascinano stancamente. Lo dimostra la votazione di qualche delibera (materia urbanistica e servizi di tesoreria) di importanza decisamente secondaria rispetto ad altre in coda ormai da mesi. Atti che necessiterebbero di priorità ma, evidentemente, anche di maggiore impegno, interesse e soprattutto di presenze di aula, dove su entrambe le sponde si continua invece a registrare l’assenza dei soliti ignoti.
Ed è proprio questa la parte più “succulenta” (discussa in pregiudiziale) di una seduta altrimenti poco fruttuosa in termini di lavori. Il primo intervento, nel deserto delle argomentazioni, è stato quello del capogruppo del Pd Felice Calabrò: quest’ultimo, pur consapevole di poter “porgere il fianco” alla maggioranza, date le orami note e imbarazzanti assenze anche tra le file dell’opposizione, ha onestamente riconosciuto, senza distinzioni, le carenze di un civico consesso in cui, ha affermato «i consiglieri considerano evidentemente secondario il ruolo che ricoprono, mancando però di rispetto non nei confronti del loro leader di partito, bensì della cittadinanza, che invece merita rispetto». Riflessione che ha dato il “là” ad oltre 40 minuti di dibattito su una seduta durata complessivamente circa un’ora e mezza. Non se ne abbia a male chi, come spesso accade, dirà: “si parla solo degli assenti e mai dei presenti”, perché ciò che dovrebbe essere la presenza, quasi costante, di tutti, non può certo diventare l’eccezione che fa notizia.
L’intervento, politicamente comprensibile, pur se come detto facilmente “attaccabile” di Calabrò, non è rimasto solitario, ma ha anzi trovato la “solidarietà” del collega “opposto”, il capogruppo del Pdl Pippo Capurro, costretto a constatare la non meno imbarazzante indolenza dei “suoi”: «I banchi vuoti di quest’aula sono una scena veramente desolante. Speriamo per i mesi di legislatura o se preferite di consiliatura che rimangono, che questo consiglio abbia uno scatto d’orgoglio e possa lavorare come si deve». Dello stesso tenore, le considerazioni del capogruppo dell’Udc, Bruno Cilento che volgendo il pensiero già alla prossime elezioni domanda retoricamente: «Se questa è la situazione che abbiamo di fronte oggi, cosa avverrà da qui a qualche mese quando gli interessi elettorali prenderanno il sopravvento sul resto?» Già, cosa succederà? Niente di meno di quanto non sia successo ieri: ovvero nulla. (ELENA DE PASQUALE)
Mi sembra ridicolo passare 40 minuti(cioè quasi metà della seduta) a parlare male degli assenti,che,come è noto,hanno sempre torto ma neppure possono difendersi.Anche essere compensati per utilizzare così il tempo di ua seduta consiliare è un’offesa alla cittadinanza