Il Dipartimento politiche sociali ha chiesto somme retroattivamente, relative al 2015. Per il 2016 inoltre ha raddoppiato la cifra richiesta, passando dai 154 euro mensili ai 338 euro.... Molti anziani hanno quindi rinunciato al servizio, impossibilitati a versare quanto richiesto
In una città sempre più povera la vicenda relativa alla richiesta, da parte del Comune, di una quota di compartecipazione ai servizi d’assistenza domiciliare, fatta nei confronti di anziani e portatori di handicap, merita attenzione.
Uno dei particolari rilevanti, ad esempio, è che i provvedimenti con i quali il Dipartimento politiche sociali di Palazzo Zanca chiede la compartecipazione (e l’aumento della quota da versare) sono arrivati “in corsa”, cioè a istanze già accettate ed alcuni anziani sono stati costretti a rinunciare al servizio. La disposizione inoltre, poiché arrivata a metà 2016, dispone un aumento che ha valore “retroattivo”, il che, trattandosi di servizi sociali, non fa che peggiorare le cose.
Un primo provvedimento, relativo alla compartecipazione, era del 2015, poi congelato nel febbraio 2016 e confermato (con il raddoppio della quota) a maggio.
La segnalazione da parte di alcune famiglie che si sono viste recapitare le richieste di somme è arrivata ad Angela Rizzo, Responsabile regionale dei Servizi Sociali e coordinatore provinciale del TdM di CittadinanzAttiva.
“La richiesta agli anziani che usufruivano del servizio di assistenza domiciliare- spiegala Rizzo- è stata fatta a servizio già iniziato,invocando un decreto assessoriale revocato. Le quote di compartecipazione superavano i mille euro e più, tanto da spingere molti anziani a rinunciare al servizio perché impossibilitati economicamente a far fronte alle richieste degli uffici comunali”.
Il primo tentativo dell’amministrazione di reperire denaro dalla compartecipazione degli anziani, viene sospeso. Il 3 febbraio 2016 veniva pubblicato un avviso con il quale il Dirigente del Dipartimento Politiche Sociali Dario Zaccone comunicava la “sospensione temporanea delle richieste di pagamento per consentire un approfondimento della normativa di settore e di quella relativa al nuovo calcolo dell'ISE. Nel contempo si dispone il congelamento degli effetti prodotti dalle pratiche già avviate o concluse. Per quanto riguarda le somme già versate sarà cura del Dipartimento dare notizia delle determinazioni assunte in merito”.
La fretta con la quale l’amministrazione aveva richiesto le somme ha comportato due conseguenze: la rinuncia al servizio da parte di quegli anziani che non potevano usufruirne per ragioni economiche e il timore che in futuro la richiesta potesse ripetersi, spingendoli quindi a non presentare più istanza.
Ma appena due mesi dopo, a maggio 2016 il dirigente Zaccone firma un nuovo provvedimento, con il quale vengono richieste somme di compartecipazione sia per l’anno precedente (il 2015, quindi retroattivamente) che dall’1 gennaio in poi. Non solo, la quota richiesta viene raddoppiata, passando dai 154,95 euro al mese ai 338 euro mensili.
Il provvedimento fa riferimento al SADH, ovvero il servizio di assistenza domiciliare per portatori di handicap e anziani ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica è stata accertata dall’Asp. L’assistenza è gratuita per i soggetti la cui situazione economico patrimoniale attestata dall’ISE è di 10 mila 329 euro l’anno.
“In caso di redditi superiori la compartecipazione è fissata nella misura del 20% quando il reddito complessivo sia inferiore ad una volta e mezza il limite di reddito per la gratuità e del 50% in presenza di reddito eccedente il predetto limite”.
Premesso che 10 mila euro in un anno rappresentano già una situazione drammatica, la compartecipazione del 20% richiesta a chi, per esempio, ne percepisce 11 mila l’anno, (per non parlare del 50%) fa riflettere sul ruolo che invece dovrebbe assumere il servizio sociale in una città come Messina.
“Si comunica che- prosegue la nota di maggio-la compartecipazione per il 2015 a carico della SS è di 154,94 euro per un ammontare complessivo di 1.859,28 euro. Dall’1 gennaio 2016 la quota mensile è di 338 euro”. Ne consegue che la quota annuale sfiora i 4 mila euro l’anno. La disposizione poi indica i riferimenti IBAN o il conto corrente al quale versare le somme.
“L’importo richiesto per il 2015 è retroattivo- prosegue Angela Rizzo- E per il 2016 la quota viene raddoppiata. Viene citato il D.A. il n. 867/03 che e’ stato sospeso con Decreto del 9 settembre 2003. Lo stesso assessorato regionale inoltre ha chiesto un parere in merito ed è stato chiarito che non si deve fare cumulo con il reddito della famiglia ma il reddito esclusivo del beneficiario. C’è inoltre una sentenza del Tar di Catania, la n. 42 del 2007 dalla quale si evince che il fine del legislatore è quello di favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza e di evidenziare la situazione economica del solo assistito, anche in relazione alle modalità di contribuzione al costo della prestazione. Non conta quindi la situazione reddituale del nucleo familiare dell’utente”.
Il Comune di Palermo, interpellato da CittadinanzAttiva non chiede compartecipazione al costo dei servizi. L’amministrazione palermitana ha inoltre chiarito che “qualora si dovesse richiedere la compartecipazione per i servizi della 328, deve essere stabilito da Delibera del Comitato dei Sindaci del Distretto di appartenenza. La questione della compartecipazione così com’è orchestrata a Messina e’ NULLA. Mi auguro che questi presunti introiti non siano stati conteggiati nel bilancio comunale come entrate. Invito l’assessore alle politiche sociali e il dirigente a riflettere su come stiano facendo vivere in un perenne stato di ansia gli anziani, compromettendo l’equilibrio psico-fisico e dei portatori di handicap e dei loro familiari, ed assumano le ovvie misure conseguenti”.
Rosaria Brancato