Particolarmente critica la zona del lungomare “Ligabue” a Capo d’Orlando. Entro i limiti di legge un tratto della costa di Sant’Alessio Siculo e la spiaggia di Calderà a Barcellona. In città da tenere sotto controllo, l’area di San Saba
Spiagge bianche e mare cristallino. Un paesaggio tipicamente caraibico di cui è possibile godere anche in molti tratti delle coste siciliane. Le bellezze naturali che contraddistinguono i litorali della “Trinacria”, devono però fare i conti con l’incuria dell’uomo. Un atteggiamento ormai diffuso che rischia di determinare conseguenze irreversibili. Lo confermano ancora una volta i dati diffusi da Goletta Verde dopo le analisi effettuate nei principali tratti di mare che bagnano le coste siciliane. Dieci punti sui diciannove presi in esame risultano essere inquinati o fortemente inquinati. I parametri di Legambiente sono quelli previsti dalla normativa sulle acque di balneazione, vigente in Italia, che misurano la presenza di enterococchi intestinali nell’acqua. Ad essere contaminati non solo le parti nei dintorni delle foci ma anche alcune zone considerate riserva.
Particolarmente critica la situazione di Palermo, Trapani e Ragusa, ma non fa eccezione neanche il messinese. Delicata la condizione del celebre lungomare “Ligabue” a Capo D’Orlando, tra le zone più frequentate da turisti e villeggianti. Entro i limiti di legge, ma non per questo meno preoccupante, la spiaggia in località di Calderà a Barcellona Pozzo di Gotto e quelle di San Saba (spiaggia a destra del torrente Mella) e Sant’Alessio Siculo (spiaggia alla fine del lungomare). Nessuna bandiere nera, almeno per quest’anno alla città dello Stretto e alla sua provincia. Tre, invece, quelle assegnate da Goletta Verde alla società Caltaqua per la gestione del depuratore di Gela, alla società Isab di Priolo e alla Sai 8 per la gestione del depuratore di Siracusa. I maggiori problemi, come conferma anche l’esito del monitoraggio effettuato da Legambiente, dipende proprio dal cattivo funzionamento degli impianti di depurazione. Un ostacolo che interessa direttamente anche il territorio di Messina capoluogo. Migliorata la situazione dell’impianto di Mili, si spera che altrettanto sul versante tirrenico con il depuratore di Tono, che ho ottenuto il finanziamento necessario alla realizzazione.
Rimaniamo in tema di costa perché ai divieti di balneazione disposti per Messina e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (in vigore fino al 30 settembre), si aggiunge una nuova zona, nei pressi di Marmora. Gli altri tratti di mare e di costa permanentemente non balneabili per inquinamento sono quelli compresi in un tratto lungo 6500 metri dalla foce del torrente Larderia al Cavalcavia; i 350 metri compresi nel tratto da 50 metri dall’ex ospedale Regina Margherita a 50 metri dal torrente Annunziata. Sono infine tratti di mare e di costa non balneabili i 450 metri compresi da 100 metri a sud e 350 metri a nord del canale lago piccolo di Torre Faro, oltre agli 8 mila e trecento metri dell’area considerata portuale, da via Brasile alla fiumara Portalegni.