Lo studio nazionale su neutralità climatica e misure per migliorare la qualità della vita
“La sfida per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si gioca e si vince nelle città: le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani possono essere più che dimezzate”. Uno studio lo conferma e Messina e Cosenza sono tra le sette città italiane analizzate e considerate all’avanguardia. All’avanguardia o in miglioramento per elettrificazione del trasporto pubblico, fortovoltaico, verde e “smart city”.
Ma per invertire la rotta serve un pacchetto d’investimenti da 270 miliardi di euro per rendere possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane entro il 2050, attivando una serie di leve tecnologiche e di servizio già oggi disponibili e riducendo le emissioni delle città di oltre il 50%. È quello che emerge dal Position Paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit”, realizzato da Teha Group in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS. E presentato nell’ambito della 50° edizione del Forum di Cernobbio.
Nelllo studio, sono stati approfonditi i casi di 7 città italiane “in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori: Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza”, si legge nel comunicato stampa.
Proprio lo scorso giugno abbiamo approfondito i temi degli impianti fotovoltaici e delle comunità energetiche a Messina, riguardo ai risultati raggiunti e i progetti in corso, con l’assessore Francesco Caminiti (nella foto l’impianto fotovoltaico a Palazzo Zanca).
L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050
- Si legge nello studio: “La sfida per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si gioca e si vince nelle città. Grazie alla loro densità e alla loro efficienza intrinseca, nei centri urbani si generano infatti economie di scala che li rendono ecosistemi ottimali alla lotta contro il cambiamento climatico: qui avviene il maggior consumo di energia e risorse, ma qui si concentra maggiormente anche l’opportunità di intervenire in modo efficace.
- Le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani possono essere più che dimezzate attivando su vasta scala alcune leve già disponibili, come la mobilità elettrica, le pompe di calore, il fotovoltaico su tetto, il teleriscaldamento, il relamping, l’uso circolare dei rifiuti e il verde urbano. Un pacchetto di investimenti da 10 miliardi l’anno (270 miliardi al 2050) per ridurre l’uso di combustibili fossili”.
“I dati mostrano che:
- Nel 2007, per la prima volta, la popolazione mondiale che vive in aree urbane ha superato quella che vive in aree rurali. Dal 1950 ad oggi, la quota di popolazione urbana è raddoppiata passando da 29,6% a 58,3% del totale con previsione di arrivare fino al 70% al 2050. In Italia i residenti nelle aree urbane sono già oggi il 72,6% e si stima che questa percentuale possa salire fino all’81,1% nel 2050, con un conseguente aumento delle emissioni specifiche di CO2 del 18%.
- I trend di urbanizzazione si legano al ruolo di “catalizzatore” economico e sociale delle città. In Italia, nei soli 112 comuni capoluogo oggetto di analisi dello Studio – che coprono il 7% della superficie nazionale e rappresentano il 29% dei consumi energetici italiani – si concentra il 60% del PIL generato nel Paese.
- Le città si caratterizzano per un’efficienza intrinseca; richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle del resto del Paese) e favoriscono un minor ricorso ai mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di TPL e di modalità sostenibili in città vs. resto d’Italia).
- La sfida epocale della decarbonizzazione può essere vinta solo con l’impegno congiunto di enti pubblici, operatori privati e cittadini, per vivere in città sempre più sostenibili”.
Em ancora: “I 112 Comuni capoluogo oggetto dell’analisi consumano il 29% del totale energetico nazionale, a fronte di circa il 60% del Pil generato. Il Rapporto ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini”.
“I progetti per migliorare la qualità della vita”
Si legge nel documento: “Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale residente nelle aree urbane ha superato quella nelle aree rurali (50,1% contro 49,9%). Dal 2007 al 2024, i residenti in aree urbane sono saliti ulteriormente raggiungendo il 58,3% e la previsione è che tale quota possa arrivare a circa il 70% entro il 2050. Da questi dati risulta evidente che il futuro della popolazione mondiale sia “urbano”, e dunque il panorama globale sarà caratterizzato da una trasformazione sostanziale non solo della distribuzione spaziale, ma anche della struttura demografica e occupazionale delle persone”.
L’Italia, ad oggi, presenta la minore percentuale di residenti nelle aree urbane tra i Big-5 Paesi europei (oltre a Italia, si considerano UK, Francia, Spagna e Germania), pari al 72,6%, contro il 78,0% della Germania, l’82,1% della Spagna, l’82,3% della Francia e l’85,1% del Regno Unito.
Nello studio sono stati identificati alcuni capoluoghi in cui si stanno portando avanti progettualità dirette a coniugare e accrescere qualità della vita e sostenibilità nei propri territori.
Nel dettaglio, Teha ne ha individuati 7 esemplificativi in tal senso (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza), trasversali rispetto all’area geografica di appartenenza e alla classe dimensionale.
Ciascuna delle città identificate riporta un diverso ricorso e mix di leve sul proprio territorio:
- l’installazione di impianti fotovoltaici (di grande taglia come nel caso di quelli installati sui tetti di Rho Fiera a Milano o piccola taglia come nel caso di Varese);
- il ricorso al teleriscaldamento sia per ridurre il conferimento in discarica sia per ridurre il ricorso ai combustibili fossili nella generazione di energia;
- l’adozione di modelli virtuosi di waste management, che possono anche riguardare l’elettrificazione del parco automezzi per la raccolta di rifiuti e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui cestoni;
- l’elettrificazione della flotta TPL e l’adozione di modelli sostenibili per incentivare il ricorso al trasporto pubblico;
- l’abilitazione di un’illuminazione pubblica più sostenibile grazie alla tecnologia LED con conseguenti minori consumi e maggiore sicurezza nelle strade;
- la creazione di isole di verde urbano e la piantumazione di alberi.
Le leve tecnologiche e di servizio individuate per accrescere l’efficienza delle città
Ad oggi sono disponibili una serie di leve tecnologiche e di servizio, all’interno del paradigma della Smart City, che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita.
Per stimare la diffusione delle leve tecnologiche e di servizio individuate è stato preso in considerazione come orizzonte temporale il 2050 o, dove possibile, è stato ipotizzato un pieno dispiegamento del relativo potenziale sulla base della tecnologia attuale.
Nel dettaglio, quelle identificate nello Studio riguardano l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di water e waste management, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a LED (relamping) e lo sviluppo di verde urbano.
Per ciascuna di tali leve è stata individuata una specifica metodologia per stimarne la potenziale adozione e diffusione nelle città italiane e i relativi benefici in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di shift dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale) verso vettori e fonti energetiche come l’elettricità, le rinnovabili e il calore derivato.
In sintesi, secondo le stime di TEHA, le leve individuate potrebbero ridurre le emissioni nelle città di oltre il 50% (32 milioni di tonnellate di CO2), incrementando l’elettrificazione, le FER e il calore derivato nel mix di consumo delle aree urbane di circa 20 punti percentuali.
L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede un investimento complessivo di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici.
bugie grosse bugie siamo in una terra dove ancora dopo centinaia di anni prima si fanno le case e poi ma poi ma molto poi le strade la luce l’acqua etc…….
Non si era capito che Messina grazie a Basile e Mondello é la cavia da laboratorio d’Europa.
Coi lavori del ponte basteranno le emissioni di CO2 dei mezzi di servizio per perdere tutto quanto guadagnato