Il racconto di una lite per via di alcuni cani ha spinto i carabinieri a perquisire il vicinato di Genovese, dove è stato sequestrato un fucile, ora all'esame del Ris. E' quello che ha sparato?
La mafia non c’entra con i colpi di fucile che hanno messo a rischio la vita di Alessandro Genovese, il quarantaseienne di Barcellona noto col soprannome di “dentino” e con una condanna alle spalle per spaccio di droga.
E ci sarebbe già un sospettato, a casa del quale ieri gli investigatori hanno sequestrato l’arma, adesso consegnata agli esami della Scientifica per capire se è la stessa da cui ieri sera intorno alle 19 sono stati esplosi i colpi a pallettoni che hanno raggiunto alla schiena e al petto Genovese, nei pressi di casa, nel quartiere di Fondaco Nuovo.
Proprio il tipo di arma ha fatto escludere da subito che si trattava di un fatto legato all’attività “da casellario giudiziario” del quarantaseienne, malgrado il suo calibro ed il sospetto degli investigatori che Dentino sia sempre più ben inserito nel mondo della droga e sempre più vicino agli alti ranghi del clan del Longano.
Già tra ieri sera e stamane i carabinieri della Compagnia di Barcellona, ai comandi del Capitano Carosone, hanno raccolto le prime testimonianze, che hanno raccontato un episodio preciso, avvenuto prima della sparatoria. Ovvero la furibonda lite tra Genovese e un vicino di casa, al quale “Dentino” ha chiesto di liberarsi dei cani, che non gradiva. L’uomo, però, non aveva alcuna intenzione di separarsi dagli animali, e ha anche redarguito Genovese perché smettesse di atteggiarsi da capo, pretendendo che i cani venissero allontanati. Poco dopo gli spari, forse esplosi dall’alto.
Dopo una lunga riunione in procura, oggi pomeriggio, il procuratore capo di Barcellona Emanuele Crescenti, messe insieme le prime tessere del puzzle raccolte dagli investigatori, ha indicato loro i prossimi passi delle indagini, e in serata sono arrivati i controlli e le perquisizioni nei dintorni dell’abitazione di Genovese, dove è stato sequestrato il fucile appunto.
Tutte le ipotesi però restano sotto la lente e le verifiche della Scientifica saranno fondamentali per capire se la pista imboccata oggi è quella giusta, se la lite è direttamente collegata agli spari o se c’è altro e le dinamiche sullo sfondo della sparatoria di mercoledì sono altre.
Intanto le condizioni di Genovese migliorano, è fuori pericolo di vita anche se è ancora sotto l’osservazione dei medici dell’ospedale Cutroni Zodda. Ha rischiato grosso: uno dei colpi è passato vicinissimo ad un organo vitale, senza però sfiorarlo.
“Dentino” è stato arrestato nel 2009 nel blitz antidroga SAnt’Andrea, battezzata così perché nell’omonimo quartiere c’era la base dei due gruppi di spacciatori scoperti, che trafficavano soprattutto hashish ma non disdegnavano sostanze più pesanti. Successivamente un pentito, confermando il suo nome come tra i più importanti tra i referenti dello spaccio a Fondaco Nuovo, lo ha dato come sempre più legato ai nomi di peso del clan storici del Longano.