Bucalo era armato per fare una strage, ma dopo i primi due colpi ha diretto la pistola verso di sé, suicidandosi.
Passa agli investigatori della Squadra Mobile il compito di chiarire i contorni della tragedia avvenuta ieri mattina nella tabaccheria di Provinciale a Messina, dove un uomo di 78 anni ha sparato ferendo una donna, poi si è suicidato.
Un episodio che avrebbe potuto sfociare in un dramma ancora più tragico visto che nella tasca di Giuseppe Bucalo gli investigatori hanno trovato altri sei proiettili, dello stesso calibro del revolver usato per aprire il fuoco e poi spararsi, e la stessa arma era ancora carica.
A lavoro ci sono gli agenti guidati dal dirigente Marco Alletto e dal capo Antonio Sfameni, coordinati dal sostituto procuratore di turno, Alessandro Liprino, che ieri mattina ha preso parte ai rilievi all’interno dell’esercizio commerciale teatro del dramma.
Gli investigatori ieri hanno sentito i primi testimoni, a cominciare dalla titolare, figlia della donna ferita, e da un altro commesso presente all’interno. Sono stati loro a raccontare dell’agitazione di Giuseppe Bucolo, che conoscevano di vista perché abitava nella stessa zona, a ridosso di Palazzo Palano.
L’uomo sarebbe entrato a più riprese nella rivendita, aveva chiesto di poter giocare ma è stato rimandato indietro. Nulla faceva presagire, malgrado lo stato confusionale evidente, che sarebbe tornato armato di un revolver calibro 38.
Erano da poco passate le 10.30 quando è avvenuto il peggio: Bucalo ha alzato il braccio, sparato diversi colpi senza una direzione precisa, poi si è puntato la pistola alla tempie, sparandosi l’ultimo colpo.
Un proiettile ha raggiunto la madre della titolare al torace. Nel pomeriggio di ieri è stata operata al Policlinico e l’intervento sembra riuscito perfettamente. Le condizioni della settantottenne sono giudicate buone dai medici, che si sono riservati la prognosi ma non temono per la sua vita. I colpi non hanno sfiorato organi vitali, anche se uno ha sfiorato il polmone.
Al Policlinico c’è anche la moglie di Bucalo, ferita gravemente dal marito, che prima di uscire l’ha aggredita e colpita ripetutamente, forse con una spranga rinvenuta dai Vigili del Fuoco e dai poliziotti delle Volanti, guidati dal dirigente Giovanni Puglionisi, nell’abitazione della coppia.
Un dramma nel dramma, due episodi che dal punto di vista strettamente giudiziario non sembrano avere collegamenti. L’esplosione di follìa di un uomo già molto provato dalla vita, una vita che non sembra aver avuto ombre e una fine tragica sulla cui determinazione autonoma sembrano esserci pochi dubbi.
Capire cosa ha scatenato la rabbia contro la moglie, i vicini li avrebbero sentiti litigare, potrà forse offrire indizi solo sulle pulsioni private che hanno accesso la reazione di pazzìa di Bucalo, poi sfogatasi mortalmente nella tabaccheria vicino casa.
I primi passi dell’indagine hanno fatto pensare a una lite per gelosia, ma. Si vaglia anche l’ipotesi che la donna abbia provato a dissuaderlo dall’uscire di casa per provare a giocare al lotto, malgrado i divieti.
Stamane investigatori e magistrati titolare del caso valuteranno i prossimi passi da compiere, alla luce dei risultati di ieri. Quando starà meglio sarà sentita anche la donna ferita, così come la moglie di Bucalo, che aveva un regolare porto d’armi.
L’esame medico legale eseguito sul corpo di Bucalo ieri mattina lascia pochi dubbi, quindi è improbabile che verrà disposta l’autopsia, poco utile ad aggiungere particolari necessari a ricostruire l’accaduto.
Saranno invece esaminate le immagini delle telecamere della zona, per ricostruire i movimenti di Bucalo prima dell’entrata in tabaccheria, che era dotato di un autonomo impianto di video sorveglianza.