Dai manager venuti dal nord Italia per risollevare le sorti di rifiuti e trasporti, alle polemiche su costi e consulenze. Piataforma di Pace, discarica, differenziata, bus usati, riorganizzazione del personale, sono state parole chiave in questo 2014. Bilancio negativo per i servizi sociali dove non è cambiato niente. Sullo sfondo la mobilità tra partecipate e la stabilizzazione dei precari comunali.
Messinambiente, Atm, servizi sociali, precari comunali, vecchie partecipate del passato tornate alla luce, operazioni che hanno acceso speranze in decine di lavoratori ma anche tante polemiche. Quello che si chiude è stato un anno intenso per i servizi essenziali di Palazzo Zanca, un anno di cambiamenti, rivoluzioni annunciate, avviate, mancate, cambi ai vertici, progetti e obiettivi ambiziosi, critiche. Quel che è certo è che l’amministrazione Accorinti in questi settori ha indiscutibilmente impresso la sua impronta, solo il tempo dirà se le scelte compiute in questo 2014 sono state vincenti o se nel nuovo anno si dovrà rifare tutto da capo. Il mondo delle partecipate di Palazzo Zanca è ancora un cantiere aperto, protagoniste indiscusse di questo anno che salutiamo sono state senza dubbio Messinambiente e Atm, le due sorelle di sventura che gestiscono due dei servizi più importanti per Messina. Rifiuti e trasporti, settori chiave per la vivibilità di una città che negli ultimi anni ha sofferto una crisi senza via d’uscita, un’eredità pesante per gli amministratori di Palazzo Zanca che hanno preso le redini di due società massacrate da anni di malagestione politica, ridotte all’osso economicamente e strutturalmente, una partecipata in liquidazione e un’azienda speciale che insieme contano circa mille lavoratori che fino a un anno fa ogni mese si barricavano al Comune per ottenere quel misero stipendio che ritardava per mesi. Un anno dopo le cose sono molto cambiate e moltissimo ancora c’è da fare, i primi timidi segnali di un percorso nuovo e diverso però hanno scandito questo 2014.
Ad accomunare Messinambiente e Atm c’è stata la strada intrapresa dall’amministrazione che ha deciso di mettere da parte il vecchio per far entrare aria nuova in via Dogali e via La Farina. Così sono arrivati gli uomini venuti dal nord Italia a salvare le sorti di due aziende al collasso, a portare modelli nuovi di gestione, esperienze e competenze diverse, a destare anche tante critiche in chi si è giustamente chiesto se tutto questo fosse necessario perché magari ance alle nostre latitudini si sarebbe potuto trovare qualcuno bravo, onesto, competente e con la stessa voglia di sposare quella che è di certo una sfida.
Il 2014 di Messinambiente. Lo scorso anno, proprio tra Natale e capodanno la città festeggiava in mezzo a montagne di immondizia. In tanti forse ricordano ancora l’appello dell’assessore Daniele Ialacqua che chiese ai messinesi di tenere i rifiuti in casa per non appesantire una situazione che era ai limiti dell’emergenza igienico sanitaria, scatenando ire e polemiche in migliaia di cittadini che proprio in quei giorni stavano pagando una tassa sui rifiuti pesantissima e che si sono sentiti chiedere di tenere la spazzatura sotto l’albero di natale. Il 2014 iniziò così, con una situazione rifiuti esplosiva, con l’ex commissario Armando Di Maria che continuava a batter cassa esattamente com’era costretto a fare in passato per garantire servizi e stipendi, nel malcontento generale di una città che proprio da un’amministrazione ambientalista pretendeva molto di più. I riflettori si accesero prepotentemente sulla gestione della società di via Dogali, numeri, cifre, spese, costi, bilanci, finirono sotto la lente d’ingradimento del consigliere comunale del Pd Daniele Zuccarello che avviò un’attività ispettiva durissima su Messinambiente, a ruota anche l’amministrazione comunale decise di scoperchiare un pentolone in ebollizione ormai da troppo tempo. “Porteremo tutte le carte in Procura” disse Accorinti nel febbraio scorso insieme agli assessori Ialacqua e Signorino che dopo settimane di lavoro sulle carte giunsero ad affermare che vi erano “numerosi elementi di criticità che coinvolgono la gestione complessiva di Messinambiente”. Fu quello lo spartiacque che appena un mese dopo portò una nuova guida alla società dei rifiuti. Era il 20 marzo quando Sindaco e giunta presentarono alla città l’uomo scelto per prendere il posto di Armando Di Maria che nel frattempo aveva deciso di dimettersi, decisione in realtà più che altro indotta proprio dall’amministrazione che voleva a tutti i costi cambiare il volto della partecipata. “Nessuna intenzione di punire Di Maria che anzi ha sempre mostrato grande spirito di collaborazione” dissero a più riprese gli amministratori, anche se quanto accadde poi nei mesi immediatamente successivi ha mostrato tutto il contrario. Ma andiamo con ordine. Il 20 marzo arrivò in città Alessio Ciacci, trentaquattrenne, ex assessore di Capannori in provincia di Lucca, primo comune in Italia ad aver aderito alla strategia internazionale “Rifiuti Zero”. Personaggio Ambiente Italiano del 2013. Nelle sue mani, e in quelle del team di esperti che Ciacci ha portato al suo seguito, in testa Raphael Rossi, si sono concentrate responsabilità e speranze di un settore allo sfascio. I progetti di Ciacci hanno dovuto presto fare i conti con una realtà non facile da gestire, con le reticenze di un’azienda che all’inizio ha guardato con sospetto ai modelli gestionali del nuovo liquidatore che ha fin dall’inizio dichiarato guerra ai costi e agli sprechi. Tagli sugli straordinari e sui festivi, riorganizzazione del personale, strategie per implementare la differenziata sono stati fin dall’inizio i cavalli di battaglia di Ciacci. In questi mesi però sono state tante le emergenze rifiuti che anche il nuovo liquidatore ha dovuto affrontare, con cadenza quasi ciclica la città si è riempita di immondizia. Il parco mezzi ridotto all’osso, la schiavitù dalle discariche, le falle nell’organizzazione dei servizi, hanno creato difficoltà fino all’estate inoltrata. L’amministrazione però non ha mai smesso di credere nelle potenzialità dell’ex assessore di Capannori che nell’attesa di progetti più in linea con la sua visione della gestione rifiuti, come la raccolta porta a porta, ha acquistato cassonetti e mezzi usati in giro per l’Italia, ha avviato collaborazioni con impianti specializzati in riciclo degli scarti delle potature, ha portato in città un esperto in rifiuti elettrici ed elettronici, ha promosso iniziative rivolte ai cittadini per una migliore educazione ambientale, ha potenziato il riciclo della carta. I risultati ancora sono pochi, in un anno la differenziata è passata dal 5% al 10%, ma soprattutto grazie agli sconti sulla tassa rifiuti di cui usufruisce chi usa le isole ecologiche, non sono ancora partite quelle strategie che effettivamente avranno un peso considerevole sul settore rifiuti, come il porta a porta e Messina paga ancora un prezzo troppo alto per portare i suoi rifiuti in discarica. La chiusura per sequestro di Mazzarrà S. Andrea a settembre ha costretto la città a tornare a scaricare a Motta S. Anastasia, i costi sono raddoppiati e la situazione è senza via d’uscita, almeno fino a quando non ci saranno impianti che ci renderanno autonomi. Questa è stata un’altra pagina importante che ha caratterizzato questo anno, sollevando un polverone di polemiche contro l’assessore Ialacqua che si è trovato sotto il fuoco incrociato dei suoi vecchi compagni di mille battaglie ambientaliste, in testa Anna Giordano del WWF e Raffaella Spadaro dei Verdi. Casus belli la realizzazione dell’impianto di biostabilizzazione a Pace e la decisione di regolamentare l’utilizzo della piattaforma di Pace in sito di stoccaggio temporaneo dei rifiuti. In pratica un progetto di discarica e una piattaforma che in questi mesi è stata usata come mini discarica per fronteggiare emergenze e difficoltà, decisioni che nessuno si sarebbe aspettato da un’amministrazione che si è sempre dichiarata ambientalista ma che l’assessore Ialacqua ha sempre difeso spiegando la bontà di progetti che non devasteranno il territorio, almeno secondo lui, e che ci salverà da una situazione rifiuti drammatica come quella in cui è precipitata l’intera Sicilia. Anche in questo campo sarà solo il tempo a dire chi aveva ragione. Sperando che nel frattempo non si consumino danni di cui saranno i messinesi a pagare le conseguenze. Tornando a Messinambiente in questo anno non si sono registrati grossi stravolgimenti sotto il profilo societario. Resta una partecipata in liquidazione ma che continua a svolgere regolarmente servizi e attività, a Palazzo Zanca si discute l’ipotesi di trasferire tutta la parte sana sulla Somer, società di Messinambiente al momento inattiva, e ricominciare tutto da capo con la gestione in house. Sullo sfondo resta il progetto di una Multiservizi in cui far confluire tutti i servizi comunali, ma vedremo se il 2015 porterà novità. Un triste evento ha segnato l’anno di Messinambiente: il 3 luglio Antonino Tomasello perse la vita volando con la sua spazzatrice dal torrente Pace mentre stava svolgendo il suo lavoro. A lui va il pensiero che chiude il 2104 di Messinambiente.
Il 2014 di Atm. Per l’azienda di via La Farina i cambiamenti erano iniziati già all’indomani dell’arrivo a Palazzo Zanca dell’amministrazione Accorinti che mise subito alla porta l’ex Direttore Claudio Conte consegnando l’azienda nelle mani del commissario Domenico Manna. I primi mesi del 2014 non sono stati semplici per la nuova governance Atm, tanti gli sforzi per aumentare il numero di mezzi in strada con le esigue risorse disponibili, diverse le azioni per dare nuove regole all’interno di un’azienda in cui tanti ostacoli sono stati posti da chi ha provato a osteggiare il cambiamento. La vita dell’Atm però è cambiata quando ad aprile l’amministrazione ha deciso di stoppare il concorso che il commissario Manna aveva bandito per reclutare il nuovo direttore generale. Anche per l’Atm l’esecutivo di Palazzo Zanca ha deciso di scegliere in autonomia. Una visita in città dell’ex Ministro Profumo, i colloqui con l’assessore Gaetano Cacciola, il confronto su progetti di mobilità nuovi per Messina, portarono ad individuare in un torinese di origini milazzesi la persona giusta per trainare il nuovo corso dell’Atm. Il 21 maggio l’amministrazione presentò Giovanni Foti, arrivato a Messina dalla GTT, l’azienda trasporti di Torino, dove ricopriva il ruolo di Direttore Sviluppo Tecnologie. Un arrivo che sancì un rapporto di collaborazione tra le amministrazioni comunali di Messina e Torino, oltre che tra le due aziende. Da qui è iniziata la nuova strada dell’Atm, con 800 mila euro messi sul piatto per beneficiare di competenze, consulenze, acquisti a prezzi agevolati di GTT e un costante dialogo tra Sicilia e Piemonte. In tanti hanno guardato con sospetto a questa operazione che in prima battuta ha fruttato alla città 15 bus acquistati al prezzo simbolico di 1 euro che a Torino non erano più in circolazione perché ormai troppo vecchi. Altri 9 mezzi sono stati acquistati a Milano, l’Atm di Foti ha ridisegnato le linee, ha rimesso in servizio gli scuolabus, ha portato a circa 40 i bus che ogni giorno circolano in città. Numeri ancora bassi, che purtroppo in questi ultimi giorni dell’anno sono calati a causa dei guasti, ma piccoli segnali di cambiamento che i messinesi hanno toccato con mano, come l’esperimento dei bus notturni estivi che poi sono stati confermati anche successivamente. Nei progetti di Foti c’è un sistema integrato di parcheggi, bus, tram che possa portare a un nuovo modello di mobilità cittadina, in cantiere ci sono investimenti per dare nuova linfa al parco mezzi, ma l’azione del direttore si è concentrata anche all’interno. Riorganizzazione del personale, pianta organica che mancava da anni, piano industriale dei prossimi tre anni che definisce progetti, costi e obiettivi, ritrovato rapporto con la Regione che da tempo aveva chiuso i finanziamenti per il chilometraggio, nuova attenzione sul settore marketing, cambi ai vertici tra pensionamenti, un nuovo direttore del tram in arrivo, un bando recentemente pubblicato per il nuovo direttore amministrativo e rimodulazione degli incarichi dirigenziali. Foti è a metà del suo percorso e dunque dovremo attendere il 2015 per vedere risultati ancor più concreti. Di certo non mancano ancora oggi le segnalazioni dai villaggi dove i servizi sono ancora carenti, non mancano le difficoltà considerata la vetustà del parco mezzi, ma qualcosa si è mosso. A gettare nuove ombre sull’azienda in questo anno l’operazione che ha portato alla luce un nuovo caso di furto di carburante da parte di due dipendenti dell’Atm, ma questo non ha scoraggiato l’attività di Foti, né di quella parte sana dell’azienda che crede davvero in questo percorso di cambiamento.
Strade simili per Atm e Messinambiente che in questo anno sono riuscite anche a garantire stipendi puntuali e regolari come non avveniva ormai da chissà quanto tempo. Manager nuovi accomunati anche dalle polemiche sui compensi che l’amministrazione ha deciso di riconoscere per il lavoro che stanno svolgendo a Messina, anche se le cifre non si discostano molto da quelle che incassavano i loro predecessori. Percorsi pieni di ostacoli ma intensi che ci auguriamo possano portare risultati per la città nell’anno che verrà.
Il 2014 dei servizi sociali. Se c’è un settore in cui invece la rivoluzione è stata solo annunciata e non si è mai concretizzata è stato quello dei servizi sociali. Altro ambito caldissimo e nevralgico, grande delusione in chi sperava che in questo 2014 le cose potessero cambiare. E’ stato un anno molto simile a quelli precedenti, con continue proroghe dei servizi, bandi che avrebbero dovuto cambiare le sorti dei servizi sociali e che invece ad oggi non sono ancora neanche stati assegnati, rischio di interruzione dei servizi, durissime proteste dei lavoratori, pesanti scontri tra sindacati e amministrazione comunale. Il 2014 dei servizi sociali si chiude in continuità con il passato, le cooperative c’erano oggi come ieri, i problemi sono gli stessi di sempre, non è stato ancora fatto quel censimento dei servizi tanto auspicato e decantato. L’attività dell’assessore Nino Mantineo si è molto concentrata su fondi e bandi della legge 328, sulla progettazione dei fondi Pac, lasciando troppo da parte il nodo più difficile da sciogliere. Anche per Casa Serena, ormai simbolo dei servizi sociali messinesi, è stato un altro anno di passione, l’amministrazione Accoranti ad un certo punto aveva addirittura deciso di chiuderla per poi cambiare idea senza però decidere che futuro dovrà avere questa struttura in cui solo da pochi mesi sono iniziati quei famosi lavori di messa a norma che si attendevano dal 2012. Nel frattempo la fascia debole di persone a cui i servizi sociali si rivolgono continua a vivere in perenne precarietà, con servizi che spesso funzionano male e lavoratori continuamente tenuti sul filo del rasoio. Per il 2015 dovrebbero essere più risorse a disposizione dei servizi sociali. Nella speranza che possa davvero essere l’anno della svolta e di un modello nuovo e libero dalle incursioni politiche e clientelistiche che negli anni hanno dominato.
Parlando di lavoro e servizi, di partecipate e di attività dell’amministrazione non si può non citare l’operazione di mobilità tra le partecipate avviata nello scorso mese di ottobre e che proprio in questi giorni ha riportato a lavoro i 16 ex Feluca transitati in Amam e Atm, la soluzione trovata per gli ex Cea che si occupavano di manutenzione strade e da qualche mese in servizio all’Amam, il gran lavoro per centrare la stabilizzazione dei precari comunali che però il Ministero ha frenato e che nei primi giorni dell’anno nuovo gli amministratori andranno a discutere a Roma. Tanti fronti aperti, tante scelte che sono state anche aspramente contestate e che in qualche caso hanno fatto tornare alla mente quei sistemi della vecchia politica che proprio l’amministrazione ha sempre contestato. L’esecutivo di Palazzo Zanca però non si è fatto fermare e in questi settori ha tirato dritto per la sua strada.
Il 2014 è stato indiscutibilmente un anno intenso e in cui sono state gettate le fondamenta dei nuovi modelli gestionali targati Accorinti. L’anno nuovo ci dirà se saranno abbastanza solide da costruire un grattacielo o se basteranno a malapena a reggere il tetto di una baracca. Ovviamente noi puntiamo in alto e ci auguriamo il meglio.
Francesca Stornante
Grande rivoluzione all’ATM. I “nuovi” mezzi torinesi e milanesi sono in officina. Mezzi circolanti: 20 bus e 4 tram. Da intenderi che escono in tale nunero dal deposto, non che concludono il servizio.
George
Grande rivoluzione all’ATM. I “nuovi” mezzi torinesi e milanesi sono in officina. Mezzi circolanti: 20 bus e 4 tram. Da intenderi che escono in tale nunero dal deposto, non che concludono il servizio.
George