Storie di detenuti a Gazzi. "Tra le sbarre, nessun Natale: il 25 dicembre non esiste"

Storie di detenuti a Gazzi. “Tra le sbarre, nessun Natale: il 25 dicembre non esiste”

Veronica Crocitti

Storie di detenuti a Gazzi. “Tra le sbarre, nessun Natale: il 25 dicembre non esiste”

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martedì 24 Dicembre 2013 - 15:02

La testimonianza di chi a Gazzi c'è stato e può raccontare cosa voglia dire maledire ogni singolo istante del 25 dicembre. Normale apertura del cortiletto, normali colloqui giornalieri, normale mensa. "Semplicemente dietro le sbarre, il Natale non esiste. Esisterà un mercoledì 25 dicembre, uno dei tanti mercoledì dell'anno, forse solo un po' più triste".

Il Natale? Forse avete sbagliato posto per raccontare il Natale. Mi ascolti bene: all’interno di queste quattro mura, il 25 dicembre non esiste. Domani sarà semplicemente mercoledì, un banalissimo mercoledì dell’anno. L’ennesimo giorno in cui quei 270 detenuti si alzeranno e tutto ciò che vedranno saranno le sbarre delle celle.

Poco importa che siano stati allestiti degli alberelli, con addobbi e tutto, nei vari reparti. Qui il Natale non esiste, e non saranno due palle o due luci a far dimenticare che sono rinchiusi, senza libertà. Io lo so bene quel che vuol dire essere rinchiuso, senza aria, senza vita. Perché la prima cosa che tolgono, quando si mette piede in una Casa Circondariale, è proprio la libertà. Lo tenga bene a mente, lo scriva pure se vuole. Certo, si può studiare, si può lavorare e partecipare a progetti socialmente utili, si può anche laurearsi. Una volta un ragazzo che stava qui è riuscito a darsi tutte le materie, era così soddisfatto. Come dicevo, si possono fare tante cose, ma ciò non vuol dire essere liberi. Qui ci sono carcerati, detenuti, non si faccia illusioni. Qualcuno di loro avrà ricevuto un permesso per uscire domani. Io non ho mai avuto questa fortuna. Quando tutta la città festeggiava, brindava, rideva con amici e parenti, io stavo qui, a maledire ogni singolo istante del 25 dicembre.

C’era la messa alle 9.30 e poi l’apertura del cortiletto per tutta la mattinata, forse qualche momento in più per socializzare con gli altri detenuti. Che vuole che facciano domani? Prenderanno un po’ d’aria, per modo di dire, e poi pranzeranno a mensa, come ogni sacrosanto giorno. Alcuni cucinano, ma figuriamoci, non ci sarà nessun menù particolare, non c’è mai stato. Sono sicuro che moltissimi andranno a messa. Padre Salvatore Alessandrà è una guida importante per tutti, un trascinatore, riesce a starti vicino in momenti difficili, anche solo con un gesto. Avranno fatto anche venire i parroci per le confessioni, lo fanno ogni anno. Non si stupisca, qui ci si confessa tutti, anche solo per togliersi qualche peso dalla coscienza. So che c’è stata anche la visita dell’arcivescovo monsignor La Piana e che la prossima settimana verrà anche il Sindaco Accorinti. Fa ridere pensare che molti si ricordano di Gazzi sempre in questi periodi dell’anno. Vogliono sempre portare qualche musicista, qualche concerto. Come se bastasse questo per fare Natale, come se bastasse questo a dimenticare quelle dannate sbarre.

Ma lei la vuole sapere la verità? A nessuno di noi è mai importato nulla del 25 dicembre. A noi bastava avere i colloqui giornalieri con mogli e figli. Solitamente erano la mattina ma, da poco, so che ai ragazzi è permesso venir qui il lunedì pomeriggio, così non perdono la scuola. Oggi ho parlato con la moglie di un ragazzo che domani passerà il Natale qui. Mi ha detto che stamattina sono andati a trovarlo, lei e i suoi due figli. Il più piccolo piangeva e diceva: “Papà, papà, quando torni a casa?”. Signorina, ma mi guardi bene negli occhi: lei davvero vuol parlare ancora di Natale in carcere?

Veronica Crocitti

9 commenti

  1. Poveri ragazzi!
    Cmq anche se un mercoledì come tanti altri,Buon Natale a TUTTI VOI

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  2. Angelo Silipigni 24 Dicembre 2013 18:16

    Purtroppo, troppo spesso, in carcere ci va il povero disgraziato. Ma chi se lo è meritato perchè ha fatto soffrire altre persone con le sue malefatte non merita di passare un buon Natale. L’espiazione passa anche da questo. Forse il prossimo natale, se sarà fuori, comprendendo il male fatto, meriterà la serenità di un santo Natale. Non è cinismo, ma pietà e compassione sono solo per gli sfortunati.

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  3. No comment, siamo veramente alla frutta!

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  4. Siamo davvero alla frutta certo ke se sono detenuti un motico ce non ek eli hanno carcerati x sport hanno fatto qualkosa qundi ke nn silamentino e restimo li dentro ke poteva andare anke peggio KI SBAGLIA PAGA buon natale a tutti

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  5. siete persone senza cuore………….

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  6. giusto! ma altre persone non la pensano così,si vede che non hanno cuore……

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  7. CastorinaCarmelo 26 Dicembre 2013 11:25

    Uno stato moderno “Europeo” ed efficiente dovrebbe guardare bene le “criticità” che affliggono se stesso.La condizione carceraria è uno dei tanti banchi di prova.La pena otre che detentiva deve essere riabilitativa non si può lasciare questi fratelli meno fortunati a scontare oltre il dovuto anche un supplemento di angosce e malversazioni.La società civile aspetta il loro reinserimento con l’aspettativa di ritrovare cittadini consapevoli e motivati a svolgere un ruolo attivo.Ma bisogna creare le premesse per che ciò avvenga altrimenti sarà un danno per tutti.
    Auguro a tutti i detenuti un Buon Natale se vi è possibile…

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  8. Peccato non vi abbiano fatto il cenone…… Ci pensassero prima di entrare a casa della gente a rubare oppure prima di spacciare lo stupefacente… ma mi faccia il piacere…. De Curtis docet

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  9. il Natale è nei cuori e dispiace sinceramente che persone debbano separarsi dalla famiglia..appunto la famiglia , quel bambino che chiedeva papà quando torni CHISSA’ se bastera’ a convincere che meglio dignitosamente poveri, che poveri ma in galera e senza famiglia !
    Certo occorre dare modo di redimersi e condizioni civili ma la malinconia del Natale è a posteriori meglio convertire il cuore per non trovarsi più senza Natale.

    n.b.
    per i casi peggiori ricorderei pure chi non è in galera ma passa un brutto Natale perchè non può piu’ rivedere un figlio , un padre ,per qualcuno che ha deciso di toglierlo con violenza alla sua famiglia.

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