Sacco di Fiumedinisi, procura chiede condanna a 5 anni per Cateno De Luca

Sacco di Fiumedinisi, procura chiede condanna a 5 anni per Cateno De Luca

Alessandra Serio

Sacco di Fiumedinisi, procura chiede condanna a 5 anni per Cateno De Luca

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venerdì 21 Ottobre 2016 - 13:31

Altre 10 condanne e 8 prescrizioni alla fine del processo sul programma di riqualificazione urbana del centro jonico, che secondo l'accusa sarebbe stato approvato dagli organi comunali per favorire le aziende private della famiglia dell'ex deputato regionale, oggi sindaco di Santa Teresa di Riva.

E' agli scoccioli il processo noto come Sacco di Fiumedinisi, ossia sui lavori realizzati nel centro jonico nele decennio scorso, attraverso il Cotratto di Quartiere, secondo la Procura di Messina "stravolto" per favorire le imprese private della famiglia De Luca.

Il sostituto procuratore Liliana Todaro oggi ha tirato le fila ed alla fine della sua requisitoria ha solleciato la condanna per 11 imputati, una sola assoluzione, infine la prescrizione per gli altri imputati.

Nello specifico la Procura ha chiesto la condanna a 5 anni per Cateno De Luca, 4 anni per il fratello Tindaro, 2 anni di per il funzionario comunale Pietro D'Anna, l’assoluzione del presidente della Commissione edilizia Benedetto Parisi; un anno e 7 mesi per Gregorio Natale Coppolino, 1 anno e 4 mesi per il vice sindaco Grazia Rasconà, 1 anno e 2 mesi per l'assessore Giuseppe Bertino e i colleghi Paolo Crocé, Carmelo Crocetta, Giuseppe Giardina, Antonino Cascio e Salvatore Piccolo.

Sollecitate le prescrizioni per i componenti della commissione edilizia comunale Renzo Briguglio, Angelo Caminiti, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Francesco Carmelo Oliva e il sindaco di Alì Carmelo Satta, coinvolto quale presidente del Cda della Fenapi.

L'inchiesta, relativa al periodo 2004-2010, venne aperta dopo un esposto sul programma di riqualificazione urbanistica attraverso cui furono avviati la costruzione di un albergo con annesso centro benessere della società "Dioniso srl", di 16 villette da parte della coop "Mabel", la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi.

La scorsa udienza, nel corso dell'estate, De Luca ha parlato a lungo, rendendo spontanee dichiarazioni, difendendo il proprio operato, come già aveva fatto nel corso dell'udienza preliminare.

Oggi il PM Todaro, ripercorrendo l'inchiesta, ha ricordato come le previsioni regionali e locali, compreso il Prg, miravano a "evitare consumi territoriali non rispondenti alle reali esigenze edilizie", mentre "l'intera procedura" e in particolare il contratto di quartiere, venne stravolto e "strumentalizzato" per favorire specifici progetti edilizi, che erano poi quelli delle imprese della famiglia. Non ci sono soltanto le carte del procedimento amministrativo, il carteggio tra il comune di Fiumedinisi e la Regione nonché gli atti di commissione e di giunta a indicarlo, secondo la Procura, ma anche le conversazioni intercettate durante le indagini, che avrebbero svelato quali erano i progetti che avevano gli imputati, e qual era la loro volontà di ferro di realizzarli.

Nel giugno 2011, dopo i primi risultati dell'inchiesta, De Luca andò ai domiciliari per abuso d'ufficio e concussione.

Si torna in aula il prossimo 7 dicembre per dare la parola agli altri avvocati difensori, una parte dei quali ha discusso già stamane. Poi la Corte (presidente Samperi) dovrà emettere il verdetto.

Alessandra Serio

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