Vinicio Capossela, cantautore, polistrumentista e scrittore italiano, in occasione del suo spettacolo di quest'oggi, alle ore 17,00 presso la sala "Sinopoli" del teatro "Vittorio Emanuele", ha incontrato abbonati, studenti universitari e del conservatorio per parlare del suo percorso artistico le cui radici sono profondissime.
Vinicio Capossela approda in città. L'artista nato in Germania, da genitori di origine irpina e che prende il nome dal celebre fisarmonicista Vinicio, autore di molti dischi per la Durium negli anni sessanta, di cui il padre è fan, in occasione dello spettacolo di questo pomeriggio, alle ore 17,00, presso il teatro "Vitrio Emanuele", ha incontrato alla sala "Sinopoli" abbonati, studenti universitari e del conservatorio.
L'artista, dopo i saluti del direttore del teatro, Luciano Fiorino e del direttore della sezione musica dell'ente Teatro, Matteo Pappalardo, si è presentato alla platea spiegando che "l'arte non necessariamente deve renderci artisti, ma deve nutrirci". Capossella nel coso della presentazione, è stato definito dalla professoressa Katia Trifirò, docente a contratto di Teoria e Tecnica dell'attore presso l'Ateneo, un artista eclettico dall'opera aperta, non è slo cantautore ma anche performer oltre che scrittre.
Un uomo di spettacolo che ha avuto il merito di inseguire e insegue tutt'ora suoni, storie, culture e personaggi di ogni epoca, riuscendo sempre a fagocitarne l'essenza, l'odore, il fascino, attraverso una sorta di bizzarra sospensione del tempo e dell'incredulità. In parecchise sue canzonio infatti è riconoscibile una geografia reale e una geografia fantastica.
"La mia Itaca, spiega Capossela ai presenti, è ciò che il viaggio regala, è il limite che a su volta serve per deformarci, senza perdere la nosta identità e la musica popolare, spesso, ha come scopo quello di far uscire dall rigidità della società i soggetti che ne fanno parte".
La narrazione infatti, è parte de suo immginario e tutte le arti sono espressioni ch l'uomo usa per conservare le propie origini. Il suo ultimo lavoro infatti, dal titolo "polvere e ombra", che questo pomeriggio sarà rivisitato con lo spettacolo "ombre nell'inverno", ha portato Capossella a esplorare quel territorio giacimento di culture, racconti e canti che hanno ispirato anche il suo ultimo romanzo dal titolo " Il Paese dei Coppoloni”, pubblicato nel 2015 per Feltrinelli e canditato al Premio Strega, oltre che vincitore del Premio Carlo Levi che racconta di luoghi e personaggi che suonano con i loro “stortinomi”, immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l’ignoto.
E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere “sponzati come baccalà”, la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti. Lo spettacolo di quest'oggi quindi, sarà un viaggio in una zona che riconosciamo nel nostro inconscio collettivo che è il patrimonio folclorico perché lì dentro ci sono i mostri che la cultura popolare, prima della psicanalisi, aveva elaborato: il licantropo, la dianara, tutte queste creature della Cupa e anche le nostre clandestinità interiori”.
L'incontro presso la sala "Sinopoli" del teatro Vittorio Emanuele, si è concluso con l'artista che ha risposto alle domande poste dagli studenti e abbonati presenti.