Ha giocato a calcio e praticato Thai Boxe, poi è diventato un campione italiano in salto in alto e triplo: "Ci vuole tanto lavoro, ma non esistono limiti"
MESSINA – Lo sport e la disabilità sono due mondi tutt’altro che lontani. Lo dimostrano i vari campionati paralimpici, internazionali e nazionali, e un movimento che a partire dalle Paralimpiadi è sempre pi seguito e attivo a livello globale. E Messina non è da meno, anche se forse se ne parla troppo poco. C’è, ad esempio, la Polisportiva Fc Contesse, che si è classifica seconda al Gran Prix regionale e quinta al campionato italiano. E ci sono diversi atleti, come il campione italiano di salto triplo e salto in alto Umberto Marin, che vanta vittorie e record, un passato da calciatore e diversi sport praticati. Altri atleti messinesi e compagni di Marin sono Simone Caldarera, Mario Ratti, Piero Ciceco e Andrea Augimeri.
Marin, due campionati italiani vinti e tre record
Il racconto di Umberto Marin parte dalla scoperta dell’atletica: “Ho scoperto il mondo dell’atletica grazie ad Andrea Argento, che conoscendo la mia passione per il calcio mi ha dato l’opportunità di far parte della Nazionale italiana paralimpica di calcio a 7 e per me è stato un onore indossare la maglia dell’Italia. Ogni ragazzo che gioca a calcio vuole indossare quella maglia, era un sogno nel cassetto. Ma per via di un cambio regolamento relativo alle disabilità ho dovuto chiudere la mia attività nel calcio. Così con i coach Andrea Argento e Giuseppe Locandro e con il presidente della polisportiva Contesse Domenico Restuccia siamo arrivati all’atletica. Ho iniziato con diverse discipline, per vedere quale fosse quella adatta per me in base a potenzialità e disabilità. Siamo arrivati a capire che erano il lancio del peso, il salto in alto e il salto triplo. In questi ultimi due ho conquistato i titoli italiani e tre volte i record italiani”.
Marin: “Serve costanza e tanto lavoro”
“Per ottenere risultati veri ci vuole duro lavoro e costanza – ha proseguito Marin, parlando del lungo percorso per arrivare a competere nei campionati nazionali -, ma anche una società alle spalle e fortunatamente io e i miei compagni ce l’abbiamo. Ci hanno aiutato con grandi sacrifici e disponibilità, dandoci la possibilità di allenarci e superare i nostri limiti. Ho fatto tanti sport nella mia vita: calcio, thai boxe, pallavolo, nuoto. Fortunatamente ho sempre incontrato persone che davanti a loro non guardavano con pregiudizio ma vedevano la persona. Anche quando non è successo ho continuato a lavorare per raggiungere i miei obiettivi. Non è semplice per chi ha disabilità superare un ostacolo, perché alle volte i limiti sono soprattutto mentali e se non si ha la giusta forza di volontà e anche il supporto di chi hai intorno ci si demoralizza”.
Il messaggio: “Non esistono limiti”
Poi ha lanciato un messaggio: “Questo è il messaggio che vorrei lanciare a chi ha disabilità: non bisogna mai abbattersi davanti a un muro creato da qualcuno o dalla società. Per questo dico sempre di fare sport, perché possiamo riuscire a far capire a tutti gli altri che questi limiti non esistono. Tutti possiamo fare tutto, soprattutto nello sport”.
Il futuro e l’inclusività di Messina
E infine uno sguardo al futuro e alla città: “Il mio sogno come atleta e sportivo è di entrare a far parte della Nazionale di atletica paralimpica. Messina è inclusiva? Sì, almeno dal mio punto di vista. Ma sottolineo che dal punto di vista dello sport il mondo paralimpico non è seguito quasi per nulla. Parlarne, dare maggiori informazioni, può servire a creare un passaparola che a mio avviso potrebbe avvicinare molti più giovani con disabilità che vogliono praticare sport ma non essendo al corrente della presenza di una società paralimpica nel contesto messinese non si avvicinano. Spesso nemmeno i risultati degli sportivi messinesi vengono riconosciuti dalle istituzioni. Non ne faccio una questione personale, ma di esempio verso tanti ragazzi con disabilità che sono convinti di non poter fare sport”.