Per il rappresentante sindacale Giuseppe Famiano non è più tollerabile assistere al teatrino delle responsabilità
L’unica strada che rimane da percorrere è quella che conduce al palazzo della Prefettura. E’ questa la conclusione a cui giunge la Filca Cisl di fronta all’incompletezza della SS117 Centrale Sicula che dovrebbe collegare S. Stefano di Camastra a Gela. I lavori di ammodernamento e sistemazione dell’arteria, sono infatti fermi al palo ormai da tempo immemore.
“L’Ati composta dalla Saicam spa, da Fondazioni speciali spa e da Costruzioni Bruno Teodoro – spiega Giuseppe Famiano, segretario provinciale Filca Cisl – ha eseguito solo il 10% dei lavori e dopo le note vicende della Saicam spa, attualmente in amministrazione straordinaria, si è registrato il blocco dei lavori a parte una ‘falsa ripresa’ da novembre 2011 con la presenza di 15 lavoratori che percepiscono lo stipendio senza lavorare. Da un anno a questa parte assistiamo a un teatrino perché sembra che i lavori stiano per ripartire ma poi tutto rimane al punto di partenza”. Per il sindacalista “e’ intollerabile che quest’opera rimanga bloccata per la superficialità dell’Anas e della classe politica regionale che, con il loro agire poco serio e responsabile, continuano a mortificare lo sviluppo economico del territorio e, in particolare, le aspettative dei lavoratori che si vedono sfuggire sotto gli occhi un’occasione di lavoro”.
“In un momento di crisi che ha visto pochissimi lavori edili appaltati negli ultimi tre anni – aggiunge il segretario regionale della Filca Cisl, Santino Barbera – non si può lasciare un appalto in corso di esecuzione in questa situazione comatosa. L’Anas deve decidere immediatamente cosa fare, perché ogni giorno senza produzione che passa aggrava il peso l’appalto sulla collettività. E – continua Barbera – non può essere una giustificazione quella che negli altri lotti non si è ancora iniziata la produzione perché è impensabile a due anni dall’assegnazione sia stato eseguito solo il 10% dei lavori. L’Anas deve decidere immediatamente altrimenti il rischio è di dover bandire nuovamente una gara con aggravi di costi per le casse pubbliche e per la collettività”.