Stay Hungry – La fame del vero senso dell’esistenza per scardinare le voragini della contemporaneità

Stay Hungry – La fame del vero senso dell’esistenza per scardinare le voragini della contemporaneità

Tosi Siragusa

Stay Hungry – La fame del vero senso dell’esistenza per scardinare le voragini della contemporaneità

mercoledì 18 Dicembre 2019 - 08:40

Quarto appuntamento della rassegna “Riflessioni” di questa poliedrica quarta stagione teatrale del messinese “Clan Off”. E le positive sorprese non sono certo mancate pur se le aspettative erano alte, al cospetto di un’opera a tutto tondo incentrata sulle sfaccettate abilità di un artista, quale Angelo Campolo, che può ben annoverarsi fra il gotha dell’universo teatrale, assommando generosamente in sé talenti di autore, interprete e regista, volta per volta magnificamente espressi.

Il mio personale plauso è indirizzato intanto alle qualità innovative dello script della performance, che ha acceso i riflettori sulle sommerse realtà sottese all’universo burocratico formale e assai standardizzato dell’integrazione degli immigrati in generale. Il progetto è stato meritoriamente vincitore del bando SIAE Illumina – Nuove opere, e il performer ha inoltre condotto e il sapiente monologo con innata maestria, rendendo vivi e parte attiva in scena i migranti protagonisti della propria missione sociale,formativa e performativa ,altri colleghi artisti di teatro e gli organizzatori.

La regia stessa non ha mostrato alcuna sbavatura. L’intitolazione è rievocativa delle parole di richiamo del compianto Steve Jobs , che così tuonava: “Stay hungry, stay foolish”,anche in quel caso con riferimento all’invito a essere e restare affamati di vita e di follia. E allora questa ricerca intorno agli affamati secondo le varie accezioni è sì esperienza autobiografica di un’esistenza artistica, ma lascia anche – e non in trasparenza – trapelare storie di vita estreme. Restare affamati significa non smarrire il desiderio di imparare, non dismettere la curiosità, e tale invocazione fa il paio con il restare ribelli, non convenzionali e pronti a mettersi in gioco …un monito a perseguire l’ambizione di contribuire ai cambiamenti su larga scala mettendo, nel proprio piccolo, un pizzico di sana pazzia.

L’ideazione scenica minimalista di Giulia Drago, le videoproiezioni di Giorgio Rodilosso hanno ulteriormente impreziosito la mise en scene che è una produzione DAF, compagnia della quale Campolo è altresì direttore artistico. La rappresentazione si è snodata con intelligente ironia intorno alle tipologie di “fame” nel mondo, partendo dal pretesto della compilazione dell’ennesimo bando di integrazione sociale da parte dello stesso Angelo, impegnato tra il 2015 e il 2018 in un percorso di ricerca teatrale e formazione in centri di accoglienza in riva allo stretto e riecheggiando svariati retroscena di quel percorso, divenuto oltremodo difficoltoso poichè incentrato sull’individuo nella sua unicità e non quale mera rappresentazione di una categoria.

Chiara è risuonata la critica ad un teatro solo moralizzatore,che non persegue alcuna finalità di denuncia sociale e particolare interesse ha rivestito il concreto rapporto laboriatoriale maestro/allievi, attivato prima nel grande teatro cittadino e poi per il tramite della Caritas. La feroce satira è rivolta verso chi ,da ignavo/ipocrita, non si ritiene complice di chi lucra sugli esseri umani anche per mezzo del sistema dei bandi fittiziamente ammantati di solidarietà…Un piccolo gioiello per tentare di smascherare un universo di vuota retorica.

Fame di conoscenza e di vita,dunque, in questa drammaturgia contemporanea su un paese, il nostro, che nell’aprire (con troppo improvvisato entusiasmo forse) e poi richiudere(con altrettanta cruda improvvisazione) le porte dell’integrazione, ha lasciato per strada inevitabilmente anche sogni e progetti dei soggetti a vario titolo coinvolti. Teatranti e migranti sono accomunati allora nella ricerca da parte del grande A.Campolo del senso e della fame di un’esistenza divenuta poco significante.

Un commento

  1. Concordo! Ottimo spettacolo, ti resta dentro.

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