Le origini del nome della via ci ricordano il ruolo strategico e determinante che ebbe Messina in passato
Qualcuno si è mai chiesto come mai la nostra Via Consolare Pompea abbia un nome così romaneggiante? Pochi forse immaginano che questa strada possa essere stata costruita dal Console Gneo Pompeo in persona, una prova dell’antichità di Messina e della sua importanza nell’epoca delle guerre civili romane che avrebbero forgiato l’Impero. Al tempo della lotta fra i Popolari di Gaio Mario e gli Ottimati di Silla la Sicilia finì nelle mani dei mariani, che negarono l’afflusso di frumento all’Italia controllata da Silla, il quale inviò Pompeo a recuperare l’isola; egli sbarcò a Messina, da dove si mosse per occupare tutta la Sicilia. La città in quel tempo era dominata dai Mamertini, discendenti dei mercenari italiani devoti a Marte che due secoli prima avevano preso la città e vi avevano spadroneggiato sino ad allora con l’assenso di Roma; quando gli si opposero Pompeo li affrontò, cancellando il loro potere. Il Generale fu molto gentile con il popolo siciliano e proprio a quel periodo deve risalire il rifacimento del tracciato tra Messina e Siracusa, la strada che ancora oggi in una porzione ne porta il nome. Vinta la guerra da Silla, la Sicilia fu governata da Verre che la depredò vergognosamente, ma Roma lo condannò grazie alle infuocate orazioni di un nostro speciale estimatore: Cicerone, che rappresentò l’accusa nel processo per conto dei Siciliani. Pompeo morì nella guerra contro Giulio Cesare e il vile assassinio di questi sprofondò la Repubblica in una nuova anarchia politica. Proprio allora Sesto Pompeo, figlio di Gneo, occupò Sicilia, Sardegna e Corsica con la complicità delle marinerie siciliane, minacciando di nuovo la sospensione dei rifornimenti. In una scena dell’Antony and Cleopatra, Shakespeare (siciliano?) ce lo rappresenta proprio nella sua casa a Messina, intento a discutere la situazione politica con i suoi luogotenenti. Ottaviano, erede di Cesare, per riguadagnare la Sicilia creò una nuova legione: la Fretensis, il cui nome si riferisce al Fretum Siculum (lo Stretto di Messina); gli arruolamenti avvennero certamente nell’area e possono provarlo gli emblemi legionari, il verro e il toro, entrambi simboli di Venere che in Sicilia era veneratissima. Grazie alla legione Ottaviano cacciò Pompeo e rafforzò la sua posizione nel prosieguo della guerra civile; a guerra finita la Fretensis sarà stanziata in Cananea, dove combatterà con superbo valore nelle guerre giudaiche e sarà partecipe della cattura di Gesù Nazareno. La fase siciliana del conflitto fu davvero una guerra civile per noi, poiché ci divise fra Pompeo e Ottaviano, causò un gran numero di morti e distrusse molte proprietà, ma la Sicilia non fu più coinvolta in guerre per secoli. Ottaviano, divenuto Augusto Imperatore, conferì la cittadinanza imperiale ai provinciali siciliani (come già parzialmente fatto da Cesare), riparando ad anni di rovine; non c’è segno più bello per comprendere quanto contassimo nell’Impero la cui essenza ancora oggi vibra nei cuori di tutti coloro i cui antenati lo formarono.
Daniele Ferrara
BEI TEMPI CHE FURONO
Ed oggi senza citare gli avvenimenti polici: “Terra di Buddaci……..e Buddaceddi…
Salve, sono Frisone Pasquale autore del libro: Vita di Gneo Pompeo Magno, vincitore del concorso letterario Autori Italiani anno 2019, settore saggistica inedita, bandito dalla casa Editrice CSA. Da quanto mi risulta dagli studi condotti per la stesura del testo, Pompeo venne a in Sicilia, su designazione di Silla, per combattere la fazione mariana. Vedasi in merito Vita di Pompeo (autore Plutarco)
Ciò avvenne dopo la battaglia di Porta Collina, nei pressi di Roma, che si svolse nel novembre dell’82 a. C. Quindi sicuramente Pompeo sostò a Messina nell’anno successivo. Allora, anche se egli era a capo dell’esercito per investitura, non ricopriva la carica di console, ma apparteneva alla classe degli equites (cavalieri). Divenne console successivamente, nel 75 e nel 55, entrambe le volte con Licinio Crasso e nel 52 con il suocero Metello Scipione. A mio avviso quindi la via in argomento potrebbe essere stata costruita da Pompeo quando non era ancora console e abbia preso la denominazione di “consolare” successivamente. A suffragio del mio ragionamento cito Cicerone. Il famoso oratore in “Verrem” cita Messana, come città nobile et locupletissima (ricchissima) e dice che ai bordi della via Pompea ( e non consolare Pompea) fu crocifisso un cittadino romano di nome Gavio. C’è da dire che anche il padre di Pompeo Magno, Pompeo Strabone, venne in Sicilia, però con il semplice grado di questore, un incarico che non gli dava l’autorità di essere il costruttore di una via e di intitolarla al proprio nome. Saluti