"Ognuno di noi ha tanto da dire e da dare". Storie di anoressia in era covid, un fenomeno in aumento in tutta Italia. Ecco la storia di M.
“A tutte le ragazze ed i ragazzi come me dico: non fatevi mai influenzare dal giudizio degli altri. Ognuno di noi ha tantissimo da dare e tantissimo da dire ed è perfetto così com’è”. Lei è bellissima. Ha 16 anni e due occhi dolci incastonati in uno sguardo dolce ed un grande sorriso.
Da 52 Kg a 39 in pochi mesi
La luce in quegli occhi ha iniziato a spegnersi nella seconda ondata di covid, dopo una video chiamata, poche parole diventate una scure “il lockdown ti ha fatto venire la fame, hai mangiato, ti sei fatta cicciottella”. E’ stato un click e da quel momento, a fine estate 2020 M. ha deciso che da quel giorno sarebbe diventata magra. Sempre più magra. Sempre più magra. Si è creata una dieta fai da te ed in poco tempo è passata dai 52 kg ai 39 kg. Ma più dimagriva meno si piaceva e più voleva dimagrire.
Il tunnel dell’anoressia
Le parliamo in video chiamata, dal reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico di Messina, grazie alla dottoressa Gabriella Di Rosa ed al direttore del Dai. Ma soprattutto grazie a lei, che vuol raccontarci di quel “click” che ha trasformato la sua vita normale da 16enne in un tunnel, quello dell’anoressia.
L’arresto cardio circolatorio
“A Natale sono arrivata a pesare 39 kg, poi con il passare delle settimane sono scesa a 38. E’ a questo punto che ho avuto un arresto cardiocircolatorio. Non ricordo nulla di quei momenti. I miei genitori mi hanno portato al Pronto soccorso e la situazione è diventata gravissima. E’ stato deciso il ricovero. Quando per nutrirti finisci con le flebo e i sondini è terribile”.
Una sedicenne come tutte
Eppure il 2020 non era iniziato così per lei. Era felice, studiava, usciva con gli amici, aveva una vita normale, le piaceva mangiare, non aveva mai avuto alcun problema. Sognava, e sogna ancora, di fare la neuropsichiatra. Comunque immaginava, e immagina ancora, un futuro professionale che le consenta di aiutare gli altri. Il 2020 quindi è iniziato normalmente per lei. Il primo lockdown l’ha trascorso tra Dad e video chiamate con le amiche.
Mangiare è diventato obbligo
“Ho studiato tantissimo, mi sono impegnata su quello. Mi mancava molto la scuola ed uscire con gli amici”. E’ arrivata l’estate e si è divertita in compagnia. Tutto come sempre, come una ragazza di 16 anni. Poi, a fine estate, quella video chiamata. E quelle parole come una frusta, pronunciate sul suo corpo, con il quale aveva avuto fino a quel momento un rapporto normale. “Da quel momento per me mangiare è diventato un obbligo, non mi sono più accettata. Mi sono inventata una dieta e non mi sono più fermata”.
Odiavo il mondo
Dopo l’arresto cardio circolatorio, nei mesi scorsi è stato deciso il ricovero in neuropsichiatria infantile al Policlinico, dove M. ha trovato quella che oggi definisce “la mia seconda famiglia. Tutti, dagli infermieri ai dottori….magari non tutti i dottori…..(ndr. sorride), ho conosciuto miei coetanei e sono nati bei legami. I primi giorni non sono stati così. Quando mi hanno ricoverata odiavo tutto, odiavo il mondo, ce l’avevo con tutti, cacciavo via mia madre dalla stanza. Non volevo mi costringessero a mangiare. Sono stata con le flebo, ho avuto una serie di complicanze legate al fatto che ero stata male. Non è stato facile l’inizio, soprattutto perché non volevo guarire. Poi invece ho imparato a conoscerli tutti. Anzi, qui mi sento come in famiglia. Oggi sì, voglio guarire”.
La famiglia del Policlinico
Tra non molto andrà per un periodo in una struttura specializzata in un’altra Regione, dove dovrà fare un percorso che la porterà a non cadere più nel buio dell’anoressia. E’ una struttura piena di giovani e meno giovani come lei. Un po’ è spaventata, perché dovrà recidere quel nuovo cordone ombelicale che si è creato con l’equipe messinese, che continueranno a seguirla da lontano e che per lei sono diventati una famiglia.
La mia migliore amica
Nel periodo del ricovero al Policlinico riceveva le chiamate dei compagni di scuola: “Mi dicevano: facciamo il tifo per te, ma io a un certo punto sentivo come un peso le loro parole. Mi davano fastidio, mi facevano sentire diversa. Lo so che lo dicevano per affetto e volevano aiutarmi, ma mi pesava. Invece mi sono sempre sentita con la mia migliore amica, questo sì. Questo mi fa sentire bene”.
L’amicizia in reparto
Non è una chiacchierona M. ma i suoi occhi parlano molto più della voce. Ha mani molto belle, curate, bellissimi capelli, si vede che sta iniziando a riassaporare la bellezza di sé stessa. Ci racconta dell’amicizia speciale nata con una coetanea, anche lei ricoverata in Neuropsichiatria per anoressia.
Siamo entrate in sintonia
“Siamo entrate in sintonia subito. Quando l’ho vista mi sono accorta che mangiava molto meno di me. Non voleva bere. Io sono stata col sondino e so quanto è brutto. Così l’ho aiutata a mangiare, le ho fatto evitare una sofferenza. L’ho aiutata come hanno aiutato me, sapevo cosa stava provando”.
Fenomeni in aumento
Non sappiamo cosa si sono dette due sedicenni ricoverate in una stanza d’ospedale in pandemia, con il mondo fuori che le ha costrette a chiudersi in casa, dietro uno schermo, ha vietato loro baci, abbracci, socialità, relazioni umane. Ha vietato loro la giovinezza. Sappiamo che si sono parlate, si sono scoperte uguali nell’anima, si sono fatte forza l’un l’altra si sono dette quelle parole che noi adulti non siamo stati in grado di pronunciare.
“Anime legate”
Da quel legame, tra due sedicenni di meno di 40 chili per le quali il cibo è tortura, è dolore, è nemico, da quel legame, è nata la canzone “Anime legate” che Tempostretto ha pubblicato nei giorni scorsi. Una canzone che la ragazza che non voleva bere né mangiare a dedicato a M. che l’ha presa per mano per attraversare lo stesso tratto di strada che lei aveva fatto. Il testo è molto più di un brano musicale, è un atto d’amore per la vita e per la bellezza dei rapporti tra le persone. “tu fidati di me e io di te. Un’amicizia così bella fatta in ospedale che non potevo immaginare….Non posso dirti cosa sei, né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei, ed essere tua amica. Credo in te, ti sei fatta una corazza che è più forte di te. Anime legate dalla stessa cosa…..tu sei la più forte che c’è, ti voglio bene e non solo per quello. Perché tu fai la differenza, tra tutte queste cose io scelgo ancora te…” E’ una denuncia nei confronti di una società che ci vuole tutti uguali e secondo canoni imposti dall’industria della moda.
“Una pizza con la mia famiglia”
“Voglio fare la neuropsichiatra, voglio tornare a scuola, uscire con gli amici. Poi voglio iscrivermi all’Università. Voglio fare cose semplici. Il mio sogno adesso è andare a mangiare una pizza con la mia famiglia. Pizza con la mozzarella e il prosciutto crudo, è la mia preferita”.
Le persone che tengono a me
Oggi il suo corpo non può accettare di mangiare una pizza. Ogni giorno torna in quel reparto che le ha restituito la voglia di guarire e la gioia di vivere e fa un “pasto assistito”. Ogni giorno è un passo in più. “Questa esperienza terribile è stata importante perché mi ha fatto capire chi voglio davvero avere vicino, chi sono le persone che davvero tengono a me. Le persone per le quali sono importante”.
La strada è ancora lunga perché ancora oggi per M. c’è il rifiuto del cibo, ma ha capito che lei è importante per sé stessa. E non perché è magra, ma perché è meravigliosa così com’è. Il 2020 per M. è iniziato come una qualsiasi sedicenne ed è finito nel buco nero dell’anoressia, con un occhio alla bilancia e un altro al piatto.
I danni del Covid
In un’era covid che ci ha costretto ad essere “virtuali” quindi ad essere ciò che “appariamo” il danno peggiore lo abbiamo fatto ai nostri giovani, ai minori lasciati soli davanti ad uno schermo. Soli in una stanza mentre il mondo di fuori li prendeva a graffi. L’allarme dei Garanti per l’adolescenza in Italia ha raggiunto il governo Draghi, i reparti di neuropsichiatria, i Pronto soccorso sono pieni di adolescenti che si tagliano, hanno tentato il suicidio, si vogliono spegnere con l’anoressia, sono nel gorgo della depressione, delle nevrosi. Sono aggressivi col mondo e con sé stessi.
Mancano posti letto e medici
E’ il loro modo di parlarci ma noi non li ascoltiamo, presi come siamo dai nostri smartphone e smart working. Ci siamo talmente immersi nelle regole delle mascherine che non guardiamo più i loro sorrisi spenti. Nel reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico mancano i posti letto per far fronte a questa emergenza e gli psichiatri. Mancano i collegamenti con il territorio per non limitarsi ai soli interventi in ospedale.In sostanza è un’arma spuntata.
Le storie
Ma le storie di questo reparto, che Tempostretto ha deciso di raccontare sono storie di vita e di speranza. M. ha trovato una rete intorno a lei, ha trovato “anime legate”, una famiglia che la sta portando a farcela da sola per uscire dal male che si è inflitta da sola. E’ abbastanza forte per andare in una struttura lontano e continuare a sognare il suo futuro luminoso. Lo studio, gli amici, la migliore amica, la mamma, il lavoro da neuropsichiatra o in un asilo. Per lei la pizza con mozzarella e prosciutto crudo è un traguardo. I primi mesi del 2021 per lei sono stati un sondino, una flebo, il buio dell’arresto cardio circolatorio, un ricovero. Ma il 2021 finirà diversamente. M. ha riscritto un finale diverso della sua storia.
Le storie che mi rendono felice. Dovremmo confrontare le foto delle classi degli anni ’70 a quelle di ora.Eravamo tutti magri ,ma in buona salute.L’obesità non è mai stata nel nostro patrimonio genetico invece in pochi anni le strade ne sono piene.I bambini non SANNO CORRRERE.Assisto anche al paradosso di madri palestrate e figlie sovrappeso. Nessuno impedisce ad una donna che ha superato gli anta di essere in forma.Date però attenzione ai figli che si ingozzano come maialini.
È una storia di grande forza e solidarietà.Il fatto che sia stata condivisa rende questa ragazza davvero speciale. Le auguro di raggiungere i suoi obiettivi con grandi risultati.
Vorrei per prima cosa dire ai giovani e ai meno giovani di non” colpire “mai nessuno sull’ aspetto fisico…..non si dice MAI e dico MAI a nessuno che vediamo e conosciamo, ma ti sei” ingrassata” ?perché c è sempre un motivo dietro quei chili in più ,che comunque ognuno di noi vede ,perché iniziano i vestiti a starci stretti ,ma presi dalla routine della vita non ci si sofferma più di tanto ,fino a quando ,come è accaduto a questa ragazzina normalissima, vengono fatti notare quei chili in più ,magari in modo cattivo , dispregiativo ,ed ecco che scatta quel “click “di cui parla giustamente questa giovane, che ti porta a voler ” modificare” il tuo fisico ,colpevole ,di quel “giudizio” negativo che ti fa sentire diversa, sbagliata, brutta….. perché se ti fanno un” appunto’ c è qualcosa in te che non va, ed ecco che scatta “l’annientamento” di se stessi…..e così arriva l’anoressia,un” male oscuro” che imprigiona la mente ,il fisico e persino il tuo cuore ….. l’ insoddisfazione,il non accettarsi, rende “egoisti “il nostro io ,punendo in primis noi stessi e chi ci vuole aiutare perché diventano “colpevoli”di rovinare i nostri “piani” che sono già loro la nostra rovina …. l’autodistruzione fa perdere la lucidità per uscirsene fuori e toglie anche la lucidità nel non capire che serve aiuto …. Ragazze per esperienza personale vi dico di non ‘bruciare “la vostra gioventù con i vostri tormenti perché in ognuno di voi c è la bellezza che vi rende uniche ….basta saperla vedere , cogliere……Ciò che si perde non torna più indietro ….. perché perdere i migliori anni ? Anche se per adesso è un brutto momento bisogna credere che tutto ritornerà come prima ….ci dovete credere perché non è giusto passare la vita nella” morsa” dell’ anoressia che vi porta lentamente a”vivere per morire ” mentre invece dovete VIVERE per VIVERE….. ci sono ancora in serbo tante cose belle per voi ….FORZA RAGAZZE ,fate vincere la VITA perché si nasce sempre dall’ AMORE per essa …..🤞😘