Il Vascelluzzo: l'antica tradizione popolare che racconta assedi e carestie

Il Vascelluzzo: l’antica tradizione popolare che racconta assedi e carestie

Il Vascelluzzo: l’antica tradizione popolare che racconta assedi e carestie

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domenica 18 Giugno 2017 - 06:00

Nel giorno del Corpus Domini, la città porta in processione il tradizionale Vascelluzzo. Ecco la sua storia, le radici lontane e profonde, la fede che porta con se.

Nel giorno del Corpus Domini la città di Messina rivivrà la processione del Vascelluzzo. Una tradizione popolare antica e ancora molto sentita dai messinesi che ogni anno si uniscono per accompagnare il Vascelluzzo in preghiera.

La storia del Vascelluzzo ha radici antiche e lontane. Si tratta di un vascello a tre alberi lungo circa un metro con l'anima in legno rivestito da lamine d'argento che riproduce in maniera molto fedele un galeone. Il tutto è finemente lavorato a cesello. Sull'intera struttura compaiono varie date a partire dal 1644 (le date sulla base, 1767 e 1792, fanno pensare che questa sia successiva al vascello), ma documenti della fine del XVI secolo fanno accenni alla realizzazione dell'opera che la confraternita dei marinai aveva il privilegio di portare in processione.

Su due dei tre alberi viene fissato un reliquario che contiene i capelli con cui, secondo la tradizione, la Madonna legò la lettera inviata ai messinesi; sopra, due argentei puttini alati reggono una corona. Dalle fiancate sporgono otto cannoni per parte; altri sono presenti sulla poppa che mostra anche quattro cariatidi dorate. Sempre sulla poppa è presente l'immagine della Madonna sullo sfondo di Messina: è visibile la Palazzata di Simone Gullì cominciata nel 1622.

Il vascello poggia su una base incisa col motivo ad onde marine ornata con foglie e fiori; sulle facce vi sono raffigurati i volti che secondo la tradizione sarebbero i marinai fondatori della confraternita di S. Maria di Portosalvo.

Vi sono inoltre quattro medaglioni con le effigi della Madonna della Lettera, di S. Alberto con la Bibbia e un giglio, S. Placido insieme ai fratelli (secondo la tradizione martirizzati e sepolti a Messina) e la Madonna di Portosalvo con la veduta di Messina.

A questo prezioso simulacro sono legati alcuni avvenimenti storici. Il più antico si rifà all'assedio di Messina da parte del duca Roberto di Calabria nel 1302. La città stava capitolando per fame quando, grazie alle suppliche alla Madonna formulate da Alberto, monaco del convento di Pozzoleone, giunsero in porto delle navi cariche di grano e viveri che salvarono i Messinesi. Ancora oggi il Vascelluzzo viene ricoperto di spighe di grano.

L'episodio collegato più spesso al Vascelluzzo risale al 1603, quando una terribile carestia colpì la città. Il fatto era risaputo e le imbarcazioni straniere cercavano di evitare il passaggio nello stretto per non incorrere nelle azioni di pirateria degli affamati messinesi. Mentre una grossa nave proveniente dalla Grecia, carica di grano, transitava nello Stretto, una miracolosa tempesta provocata dalla Madonna costrinse l'imbarcazione ad approdare nel porto falcato, salvando la città. Ancora oggi il Vascelluzzo, adorno di spighe di grano, dopo la funzione del Corpus Domini, viene condotto a spalla dalla chiesa di S. Maria dei Marinai al Duomo dove gli viene aggiunta la reliquia con i capelli della Madonna. Nel pomeriggio, dopo un giro attraverso la città, viene riportato alla chiesa dei Marinai dove viene spogliato delle spighe che vengono distribuite ai fedeli insieme a piccoli pani di grano.

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