La storia racconta che nel 33 d.C. i legionari della Decima dello Stretto erano di stanza da Ponzio Pilato....
Alla morte di Cesare, le province romane furono spartite fra gli alti militari della tramontante Repubblica. Ottaviano, nipote di Cesare, ottenne la Libia Occidentale, la Tunisia, la Sardegna e la Corsica; ma Sesto Pompeo, figlio di Gneo Pompeo, prese il controllo della Sicilia e occupò le due isole del rivale con l’appoggio della flotta provinciale siciliana. Ottaviano inizialmente riconobbe a Pompeo il possesso delle isole per potersi dedicare a distruggere gli uccisori di Cesare, soltanto dopo si volse alla Sicilia, deciso a riprenderne il controllo.
Giunto nello Stretto, Ottaviano creò una nuova legione: la chiamò Legio X Fretensis, cioè “Legione Decima dello Stretto”, un numero ripreso dalla grande Legio X Equestris di Cesare. Soltanto i cittadini romani potevano arruolarsi (di norma) nelle legioni, e i Reggini e i Messinesi lo erano, i primi in quanto italiani e i secondi in virtù dei privilegi ottenuti nelle Guerre Puniche.
La Fretensis era all’inizio una fanteria di marina e rivestì un ruolo importante nel 36 a.C. negli scontri al largo di Nauloco (Venetico) e Milazzo, coi quali Pompeo fu cacciato dall’isola. Se le prime reclute erano maggiormente calabresi, durante lo stanziamento in Sicilia molti nativi dovettero arruolarsi, da Messina soprattutto; la Decima combatté ancora in mare ad Azio in Grecia, contro la flotta egiziana di Cleopatra VII e Marco Antonio, sancendo il trionfo di Ottaviano Augusto.
Interessanti sono i simboli della Legio X Fretensis: il cinghiale, il toro (animali di Venere, molto venerata in Sicilia), la trireme (per le battaglie navali vinte), il dio Nettuno (patrono dello Stretto) e il delfino (antichissimo emblema di Messina); si commentano da sé.
La Legione dello Stretto fu spostata più volte. Dopo avere respinto i Sarmati in Macedonia ad alcuni decenni fondazione, fu spostata in Giudea, a Gerusalemme. È agli aridi paesaggi cananei che sono legati i suoi maggiori successi, che la videro trasformata in vera e propria unità speciale dell’armata imperiale, in una delle sue maggiori sfide: le Guerre Giudaiche. Fu proprio la Fretensis nel 73 d.C. a sconfiggere i ribelli Zeloti nell’assedio all’imprendibile Masada.
Una domanda è doverosa: sono sempre stati siciliani i legionari della Fretensis? Se si considera che i figli tendevano a servire nella stessa legione dei padri e ch’era più facile tenere assieme soldati che parlavano la stessa lingua, è probabile che il legame sia rimasto per diverse generazioni.
Non una vittoria militare, ma un atto tragico, fornisce un ulteriore collegamento. Nel 33 d.C. i legionari di stanza a Gerusalemme erano agli ordini di Ponzio Pilato, Prefetto della Giudea: furono loro a eseguire la crocifissione di Gesù Cristo, odiato dagli Ebrei per i suoi insegnamenti e accusato d’essersi proclamato Re, ma amico di Roma. Il centurione Longino, che trafisse il costato di Gesù e ne riconobbe per primo l’investitura divina, e Stefanone, che gli diede da bere l’aceto sulla croce, erano messinesi, siciliani? Forse sì.
Anni dopo a Messina sorse una comunità cristiana, e la tradizione narra che avesse ottenuto una lettera dalla riverita matriarca della Chiesa nascente; è un caso che nella delegazione messinese che andò a incontrare la Vergine Maria ci fosse un centurione chiamato Mulè (Mulē)?
Daniele Ferrara, con la preziosa collaborazione del professor Franz Riccobono