Ciclismo, passione e sudore: la storia del giovane Antonino Lollo

Ciclismo, passione e sudore: la storia del giovane Antonino Lollo

Ciclismo, passione e sudore: la storia del giovane Antonino Lollo

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giovedì 03 Novembre 2011 - 17:30

La “lepre dei Nebrodi” ha lasciato San Salvatore di Fitalia a 17 anni per dedicarsi al suo sogno: correre sulla bici. Dal Veneto alla Toscana, al cuore del Valdarno. Lotta per la squadra, vive da sportivo. Nel 2012 sarà la sua quarta stagione tra gli under 23

Messina ci ha regalato un grande talento del ciclismo mondiale, quel Vincenzo Nibali che ha vinto la Vuelta e che all’ultimo Lombardia ci ha fatto sognare sfiorando l’impresa epica. Ma la città dello Stretto e la sua grande provincia ci raccontano tante altre storie su due ruote. Storie note come quella di Salvatore Mancuso, che dopo un anno nel limbo torna a pedalare alla corte di Savio. Altre meno note ma altrettanto intense, storie di ragazzi che con impegno e passione inseguono un grande sogno, quello di diventare professionisti.

È il caso di Antonino Lollo, 21 anni da poco compiuti, di cui la maggior parte trascorsi a pedalare. Antonino nasce a San Salvatore di Fitalia, paesino nel cuore dei Nebrodi, e come tanti altri ragazzi siciliani, a 17 anni, lascia la sua terra e da suoi cari per provare a inseguire il suo sogno. Prima in Veneto, con la Caneva tra gli Juniores e il primo anno di Under 23, poi in Toscana con la Sestese e adesso con il Team Brogio di Castelfranco di Sopra, rinomata società con sede nel cuore del Valdarno. La storia ciclistica di Antonino non è costellata di successi ma di tanti sacrifici e piccole-grandi soddisfazioni, come quella di contribuire ai successi dei suoi compagni di squadra e di guadagnarsi la stima e la fiducia del suo presidente Loriano Brogi.

«Quest’anno sono riuscito a fare diversi piazzamenti nei 20 – commenta il corridore messinese – ma purtroppo miè mancato quel qualcosa in più per poter ottenere risultati migliori. In compenso sono stato molto utile alla squadra, affiliata quest’anno al Team professionistico della BMC, che ha raccolto delle vittorie con Fruzzetti e Bucci. È dura emergere nel ciclismo di oggi e io tra alti e bassi ci sto provando. Devo solo esaminare meglio la mia stagione, capire gli errori e lavorare con impegno e serietà in vista del 2012, quando affronterò il quarto anno tra gli U23».

Antonino è già concentrato sulla nuova stagione e si allena per le strade dei Nebrodi (il suo soprannome è “La lepre dei Nebrodi”) dove riesce a trovare la giusta concentrazione e tranquillità. «Fare la vita da corridore è una cosa molto dura – continua il 21enne –, ma mi sacrifico con piacere. Questa la mia giornata tipo: colazione alle 8, bici alle 9, poi pranzo alle 14, riposo e massaggi. Il relax pomeridiano tra lo studio, la lettura o la visione di qualche film. Tutto qua. E dopo la cena a letto. Sono convinto che solo facendo sacrifici arrivano i risultati e io già ho fatto tanta strada perchè sono arrivato a un livello che non tutti i miei compaesani riescono a raggiungere. Mi spiace dirlo, ma la nostra regione deve svegliarsi. Il 2012 sarà un’anno decisivo per diventare professionista. Devo quindi farmi trovare pronto fin dalle prime gare. Per fortuna ho avuto attorno a me persone che mi hanno dato fiducia, come i miei familiari e il mio compagno di squadra Adriano Brogi, e adesso è arrivato il momento di ripagare questa fiducia con i fatti».

In attesa di riabbracciare squadra e compagni nel ritiro invernale, Antonino quindi ricarica le pile e, riannodando i ricordi del 2011, dalle belle prestazioni ottenute nelle 5 tappe del prestigioso Giro delle Valli Cuneesi con il 30° posto finale all’amarezza di non aver disputato il Giro d’Italia Baby per soli 3 punti, si dice pronto per la nuova sfida che lo attende: «Ho raccolto meno di quanto meritavo quest’anno, ma ciò mi da ancora più grinta per affrontare la prossima stagione e non deludere la società che mi ha riconfermato». In effetti quest’anno poche sono state le incursioni di Antonino tra i Top 20 delle corse da lui disputate, ma un buon corridore non si vede soltanto dai piazzamenti o dalle vittorie ma anche dall’importanza del lavoro oscuro che compie di gara in gara. Adesso però, si punta a qualche zampata.

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