Domenica la comunità savocese e quella casalvetina hanno protestato in piazza Fossia a Savoca e hanno firmato la petizione per la riapertura della strada dove si chiedono “tempi certi e immediati per ripristinare lo stato dei luoghi e riattivare quell’attività turistica, volano del vivere di numerose aziende presenti nel territorio”
E’ passato un mese dalla chiusura della strada provinciale 19. L’arteria che da Santa Teresa porta, tra gli altri, ai centri collinari di Savoca e Casalvecchio è off limits da 30 giorni. 30 giorni che significano una valanga di cose: disagi per gli automobilisti, riflessi negativi sul turismo, commercianti impazienti. Il problema è sempre lo stesso: la precarietà della cripta di San Nicolò da cui c’è ancora il rischio che si stacchino altri massi. E’ un cane che si morde la coda. Impossibile riaprire la strada se la sicurezza non è totale. Ma cosa è stato fatto in un mese per la sicurezza? Sopralluoghi. Tra decisioni avanzate e poi ritirate, intanto ancora, in quel di Savoca, è tutto fermo. La cripta rimane pericolante, la strada rimane chiusa e di mesi chissà ancora quanti ne passeranno. Figuriamoci, sui tempi di risoluzione non erano d’accordo neanche le istituzioni al momento del sopralluogo e basta non allontanarsi troppo nel comprensorio jonico per capire che il ritorno alla normalità dopo eventi simili non arriva mai prima di un anno. Ma Savoca scalpita, come lo metti a tacere un borgo che cerca di vivere di turismo? Non lo metti a tacere. Neanche con le soluzioni-tampone che vogliono dire “avevamo deciso di abbattere la cripta perché va bene che è un pezzo di storia ma è pur sempre un pezzo di storia pericolante, ma non ce lo avete permesso quindi adesso troveremo un altro rimedio ma non sappiamo ancora bene quale”. Intanto domenica la comunità savocese e quella casalvetina hanno protestato in piazza Fossia a Savoca e hanno firmato la petizione promossa dal gruppo consiliare di minoranza “Savoca Democratica” per la riapertura della strada dove si chiedono “tempi certi e immediati per ripristinare lo stato dei luoghi e riattivare quell’attività turistica, volano del vivere di numerose aziende presenti nel territorio”. Savoca dal 2008 fa parte dei borghi più belli d’Italia per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, per l’eredità normanna, per la storia antica e quella recente. Un borgo-orgoglio, quello degli abitanti sicuro che non stanno facendo altro che chiedere quello che gli spetta. Ma chissà perché sembri tutto così complicato, trovare un rimedio che non sia la distruzione o agire in tempi brevi. Chissà perché ogni volta che un pezzo di montagna si stacca, qui, una frana si trasforma in un disastro del Vajont.
Giusy Briguglio