La circolare ministeriale inviata a Prefetture e Questure dopo l'introduzione del nuovo reato chiarisce che si applica anche ai responsabili della sicurezza, quindi anche ai responsabili degli enti locali e ai dirigenti del Consorzio, nel caso delle autostrade messinesi.
Come prima rischiavano l’incriminazione per omicidio colposo, oggi i responsabili della sicurezza e della manutenzione delle strade rischiano l’incriminazione per il nuovo reato di omicidio stradale. Quindi condanne più dure e, nei casi di responsabilità conclamata, anche il carcere.
E’ quanto emerge dalla circolare esplicativa inviata dal ministero dell'Interno a Prefetture, Questure, Carabinieri, Polizia e Finanza in questi giorni. La circolare approfondisce l’applicazione della nuova normativa che introduce il reato di omicidio stradale, “coordinandolo” agli articoli del codice della Strada e alle altre leggi già in vigore, e chiarisce che il reato ricorre ricorre anche se il responsabile non è un conducente di veicolo" ma chi avrebbe dovuto garantire la "tutela della sicurezza": dai proprietari e gestori delle strade ai produttori di auto. Cioè gli enti locali, comuni e regioni e, nei casi dell’autostrada e delle tangenziali, il Consorzio autostrade e l’Anas.
Il riferimento della circolare ministeriale è all’articolo 14 del Codice della strada, quello che individua “poteri e compiti degli enti proprietari delle strade”. Articolo che dice: “Gli enti proprietari, allo scopo di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione, provvedono: a) alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi b) al controllo tecnico della efficienza delle strade e relative pertinenze c) alla apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta”.
I morti sulle autostrade siciliane non si contano più. Troppo spesso gli automobilisti hanno perso la vita alla guida e le inchieste hanno stabilito che, nel caso in cui quei tratti di strada fossero stati adeguatamente protetti, loro probabilmente sarebbero ancora vivi.
Sulla A20 e sulla A18 in particolare ci sono interi tratti ormai noti come “strada della morte” per la frequenza con la quale si verificano sinistri tragici. Come la tangenziale, dove a parte la scarsa manutenzione dell’asfalto, soltanto recentemente i viadotti sono stati dotati di new jersey in sostituzione dei vecchi e mal sicuri guard rail.
Alessandra Serio