Per il presidente del consiglio comunale la situazione rimane sotto controllo. Di diverso avviso i colleghi, lo conferma il documento proposto da Melazzo e Tamà, ma letteralmente finito “in pezzi”, in cui si ufficializzava la richiesta di un consiglio comunale straordinario
Il timore di presentarsi “impreparati” di fronte la Corte dei Conti, sembrava potesse mettere d’accordo le varie anime politiche che siedono in consiglio comunale. E la sensazione è stata sul punto di diventare certezza proprio questa mattina, di fronte ad un documento, preparato da Melazzo (Udc) e Tamà (Mpa), e correlato da una griglia riportante i nomi di tutti i consiglieri che apponendo la propria firma avrebbero espresso adesione, in cui si chiedeva la convocazione di un consiglio straordinario ed urgente. L’invito era esteso al ragioniere generale, al collegio dei revisori e anche al sindaco Buzzanca, al quale, per evitate sovrapposizioni di impegni, venivano fornite eventuali opzioni di date: 17,18, 20 o 21 febbraio.
Non è un caso se parliamo al passato, perché quel foglio è ormai carta straccia. A ridurlo letteralmente in pezzi, proprio uno dei due consiglieri proponenti, Sebastiano Tamà, che di fronte al “no” del Pd, ed in particolare del capogruppo del Partito democratico, Felice Calabrò, nell’individuare un percorso comune per tutto il consiglio che andasse oltre le singole posizioni politiche, ha preferito scegliere la strada della “strappo”. Episodio quest’ultimo, consumatosi durante la seduta di commissione bilancio, durante la quale, tra l’altro, si è discusso proprio di misure correttive. Alla base del rifiuto, come spiegato da Calabrò, il fatto di essere sul punto di presentare, come partito, un documento dello stesso tenore. Un’informazione che però sembra non essere ben circolata all’interno dello stesso Pd, data la firma di più di qualche consigliere del Partito democratico sul documento proposto da Melazzo e Tamà. Documento che era riuscito a riscuotere anche le “simpatie” del Pdl. L’opposizione degli oppositori del Pd, pienamente comprensibile dal punto di vista strettamente politico, potrebbe però essere discussa sotto l’aspetto dell’ “opportunità” considerando le scadenze ormai prossime e la complessiva situazione economica-finanziaria del Comune.
Scadenze di cui, come detto, si è parlato anche in commissione bilancio, ma rispetto alle quali non sembra essere assolutamente preoccupato il presidente del consiglio, Pippo Previti, cha al termine della seduta ha annunciato sicuro: «Non c’è nulla da preoccuparsi perché entro il 28 il consiglio produrrà l’atto d’indirizzo richiesto dalla Corte». Di diverso avviso i colleghi, molti dei quali addebitano proprio alla Presidenza i ritardi finora accumulati nell’adozione dei provvedimenti necessari. Chiara in tal senso la posizione di Melazzo, che in qualità di presidente della Commissione bilancio, ha stigmatizzato il mancato invio, da parte dell’ufficio di presidenza, del documento siglato dal ragioniere generale Coglitore, e dal ragioniere generale, Alligo, riguardo le relazioni fornite dai dirigenti dei vari dipartimenti in merito alle “azioni positive” da adottare per contenere la spesa e recuperare risorse.
Ma le “grane” per amministrazione e consiglio comunale, non finiscono qui: nei prossimi giorni, infatti, il Collegio dei Revisori presenterà richiesta ufficiale di chiarimenti rispetto ad un altro documento inoltrato dalla sezione di controllo della Corte dei Conti, riguardo alcune voci poco chiare dal consuntivo 2010, con in testa partecipate e debiti fuori bilancio. (ELENA DE PASQUALE)
1-URGE RICALCOLARE I RESIDUI ATTIVI….MOLTI DEI QUALI POTREBBERO NON ESSERE VERITIERI
2-I “RESPONSABILI” DEL COMUNE HANNO SEGNALATO ALLA CORTE DEI CONTI I NOMINATIVI DEGLI AMMINISTRATORI (POLITICI E DIRIGENTI) CHE CON IL LORO PROCEDERE HANNO CAUSATO INGENTI DANNI ALLO STESSO COMUNE cfr.- DEBITI FUORI BILANCIO?
E’ necessario redigere un conto consuntivo completo, veritiero ed esaustivo! La corte dei Conti ha chiaramente evidenziato lacune nel conto del bilancio del 2010 che non possono sanarsi nel 2013… dare ulteriori risposte evasive obbligherà la Corte dei Conti a commissariare l’Ente!
Non rsta che redigere, con urgenza, il consuntivo 2011 inserendo tutto ciò che mancava in quello 2010! Ma non credo che si farà, anzi penso che non si vedrà molto presto il conto consuntivo del 2011. Si tenterà di guadagnare ancora tempo con la speranza che tutto vada “in sonno”.
Penso però che sia necessario affrontare il reale livello di deficit strutturale dell’Ente e quindi l’entità dei debiti accumulati. In ogni caso si avvicina l’ora della verità e si vedrà quale politica potrà e saprà emergere dal disastro che si profila!
Luigi Beninati
DEBITI FUORI BILANCIO:ossia il fenomeno delle cosiddette “ Spese Occulte” di cui si viene a conoscenza a “sentenza” e di cui non si tiene conto e non si rileva,a chiusura esercizio, in sede di formulazione del consuntivo.
Ignari CONSIGLIERI,per dare più veridicità al conto consuntivo occorrerebbe avviare un’indagine conoscitiva,tesa a rilevare la percentuale di soccombenza e condanna ed anche la percentuale di sentenze emesse in ragione del Comune.
Quasi sempre questa indagine evidenzia,che il risultato d’amministrazione non è veritiero perché,appunto,non tiene conto del CONTENZIOSO in corso.Il fenomeno è esploso negli ultimi decenni e i Comuni hanno dovuto far fronte al pagamento di debiti impiegando:Avanzi di Amministrazione,Risorse proprie,Ricorso ad indebitamento.
La resposanbilità dei DIRIGENTI nasce da un ragionamento logico,se definiamo “Debito fuori Bilancio” ciò che scaturisce da un procedimento di spesa che,anziché concretizzarsi attraverso la normale gestione di
Bilancio,cioè le procedure dell’art.191 del Testo Unico,essa avviene al di fuori dei procedimenti fissati dal dettato del predetto articolo.
Poi si sono inventati le “spese anomale” e si sono ritrovati a dover definire le cosiddette “passività pregresse”,istituto non contemplato nel vigente ordinamento,intendendo come tale una spesa maggiore rispetto ad un impegno già assunto,e la più ricorrente pare essere quella relativa a parcelle di AVVOCATI.
Altra forma di definizione di una prestazione passiva avviene mediante il ricorso alla “transazione”,istituto anche questo che,seppur non previsto dall’ordinamento,è previsto dal Codice Civile,che definisce la transazione,il contratto con cui le parti,facendosi reciproche concessioni,pongono fine ad una lite già incominciata o prevengono una lite che può sorgere tra loro.Ma il TESTO UNICO non autorizza il
ricorso a detto istituto da parte dei Comuni.Come al solito interviene qualcuno per salvare questi amministratori da strapazzo,ed è la Corte dei Conti,con il riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da decreti ingiuntivi,transazioni,da maggiori somme dovute rispetto all’originario impegno di spesa assunto per prestazioni professionali.Ne discende che l’Amministrazione deve,DICO DEVE,attivare le normali procedure contabili di spesa (stanziamento, impegno,liquidazione e pagamento).E’ STATO FATTO?